I due fronti del Covid Chiudere tutto o riaprire?
L’Usam contro il lockdown, la Task Force a favore
Berna – L’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) chiede una riapertura dal primo marzo. Secondo l’organizzazione delle piccole e medie imprese (Pmi), la strategia volta a introdurre misure di semi-confinamento fino alla fine della pandemia è fallita. Secondo il presidente dell’Usam, il ticinese Fabio Regazzi, grazie a una protezione mirata e a misure quali la vaccinazione, i test e il “contact tracing”, la libertà economica potrebbe essere nuovamente garantita. Anche per quanto riguarda gli scambi sociali si potrebbe inoltre ritornare gradualmente alla normalità. Per il direttore dell’Usam Hans-Ulrich Bigler, le decisioni del governo non si basano sui fatti, bensì su scenari futuri e privilegiano quelli peggiori possibili.
Di avviso opposto Christian Ackermann, presidente della Task Force Covid-19 del Consiglio federale, che ha spiegato che un quinto di tutti i casi confermati sono da attribuire alla mutazione britannica del virus. Vista la situazione e la difficoltà di arginare questa mutazione, “dovremmo mantenere, se non rafforzare, le misure protettive in vigore attualmente”, facendo in modo che non si ripeta quanto sta accadendo in Portogallo. Intanto in Svizzera è stato riscontrato il primo caso di variante brasiliana. Lo ha dichiarato Virginie Masserey dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Per quanto attiene ai numeri, le misure di protezione si stanno dimostrando efficaci secondo Masserey, che ha parlato di situazione “incoraggiante”: il numero di nuove infezioni, di ricoveri e di decessi è in costante diminuzione. Il tasso di riproduzione è attorno a 1 e il tasso di positività si aggira attorno al 6% (dall’8% della settimana scorsa).