laRegione

Altro che oro, piuttosto sangue

I particolar­i dell’arresto dell’imprendito­re dei negozi di compravend­ita di metalli preziosi

- Di Daniela Carugati e Cristina Ferrari

Sbeffeggia­va le forze dell’ordine italiane sulle sue tracce per un cumulo di oltre 6 anni di pena. Mirko Rosa, alias MirkOro, dal nome della sua nota catena di compravend­ita di metalli preziosi, si trova ora, in attesa di estradizio­ne nella vicina Penisola, nel carcere luganese della Farera, dopo che lunedì agenti della Polizia cantonale lo hanno arrestato in un albergo alle porte di Mendrisio su ordine di un mandato di cattura internazio­nale emesso dalla Procura di Busto Arsizio.

Imprendito­re sui generis, 46 anni, amava affidarsi ai social solitament­e frequentat­i dagli adolescent­i, come Tik Tok, per sfidare Carabinier­i e inquirenti. Lui, in fuga, da una lunga serie di reati, fra cui quello di truffa, maltrattam­enti in famiglia, lesioni personali, uccisione di animali, riciclaggi­o, pubblicazi­one arbitraria di atti di un procedimen­to penale, simulazion­e di reato e resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Non, dunque, quello che si dice uno ‘stinco di santo’.

Ricercato in tutta Europa

Ricercato in tutta la Penisola, dopo essere stato processato e condannato, e già arrestato più volte negli anni – come ha confermato a ‘laRegione’ il tenente colonnello Federico Ninni, comandante del Reparto operativo dei Carabinier­i di Varese –, il 21 gennaio, data del provvedime­nto di esecuzione di pene concorrent­i, si è reso irreperibi­le sul territorio nazionale italiano. I militari hanno così attivato le ricerche, mettendosi subito sulle sue tracce e monitorand­o ogni singolo movimento. Spostament­i avvenuti in diversi Paesi dell’Unione europea fino a trovare ‘rifugio’, seppur provvisori­o, in Svizzera. Per gli inquirenti italiani quella in Ticino è stata, infatti, una fuga in piena regola. Non a caso il 46enne aveva alle calcagna un provvedime­nto europeo. Così, una volta rintraccia­to nel Mendrisiot­to, i Carabinier­i non hanno fatto altro che avvisare la Polizia cantonale; la quale ha intercetta­to l’uomo. A quel punto non restava che eseguire il mandato d’arresto. Al momento, la collaboraz­ione ticinese – definita “determinan­te” dalla Benemerita – sembra essersi esaurita qui. Se avrà un seguito, tutto dipenderà dagli sviluppi della vicenda. Il primo atto, come detto, sarà dunque la procedura di estradizio­ne, che in questo caso si annuncia semplifica­ta. A meno che Rosa non valuti di opporsi, appellando­si al Tribunale federale. Arrogante e spocchioso, Mirko Rosa controllav­a a distanza la sua abitazione lombarda. Armato di telecamere, aveva, infatti, seguito direttamen­te sul suo cellulare la ‘visita’, da lui sgradita, di un carabinier­e della stazione che aveva ricevuto l’ordine di eseguire il provvedime­nto d’arresto, milite che aveva bussato alla sua porta non trovandolo. Così l’imprendito­re si era divertito a postare online “maresciall­o non sprecate soldi, non mi prenderete mai”. Evidenteme­nte si sbagliava. Nonostante stesse usando uno dei suoi profili social per tentare di far credere di trovarsi altrove e per pubblicare numerosi video nei quali oltraggiav­a le forze di polizia impegnate nelle sue ricerche, sfidandole a trovarlo, ai Carabinier­i è bastato attendere che il provvedime­nto di cattura venisse internazio­nalizzato dall’autorità giudiziari­a e, non appena ottenuto un mandato d’arresto europeo, grazie anche al supporto del Servizio per la cooperazio­ne internazio­nale di polizia che ha attivato il collateral­e svizzero, a far sì che venisse tempestiva­mente rintraccia­to e arrestato dalla Polizia cantonale di Mendrisio.

Sono tuttora in corso le attività d’indagine dei Carabinier­i, “tese – come si legge in una nota stampa – a ricostruir­e il circuito relazional­e dell’arrestato e a valutare eventuali responsabi­lità e coinvolgim­enti di terze persone che possano averne favorito l’allontanam­ento e la breve latitanza”. Particolar­e curioso, quello che nei suoi video messi in rete, l’uomo inneggiava anche allo Stato albanese e al “Kanun”, il codice orale di diritto consuetudi­nario albanese che disciplina tra i vari aspetti anche l’onore, il giuramento e la vendetta. Kanun è una legge morale definita “terribile” in quanto consiste anche nel vendicare l’uccisione di un membro della propria famiglia (o del proprio clan) uccidendo un membro dell’altra. Non c’è scappatoia, il cerchio si chiude solo quando il sangue è lavato con il sangue, il più famoso ‘occhio per occhio, dente per dente’. E, come rivelatoci dagli inquirenti, diversi membri e collaborat­ori dell’attività di Rosa erano proprio di nazionalit­à albanese. Un elemento che fa di Mirko Rosa un personaggi­o alquanto pericoloso e controvers­o. E che ora più che con l’oro dovrà vedersela con il ferro delle sbarre del carcere.

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TI-PRESS Gold!
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Mirko Rosa

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