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Lalia, Città al di sopra della legge

Come per la tassa sul sacco, regole di traverso ma si potrà sempre contestare la decisione

- Di Alfonso Reggiani

Qualsiasi cittadino potrà fare ricorso ogni momento, anche fra dieci anni, contro la decisione presa dal Consiglio comunale di Lugano lunedì sera. Questa è una certezza che emerge alla luce di una decisione che non rispetta la Lalia (Legge di applicazio­ne della Legge federale contro l’inquinamen­to delle acque) perché non prevede il prelievo di ben 117 milioni di franchi dai proprietar­i di immobili per i lavori di canalizzaz­ione realizzati e pagati. L’obbligo di legge non può non essere ossequiato, osserva il Capo della Sezione enti locali Marzio Della Santa: «È certo che non c’è alcun termine di scadenza. Qualora il legislativ­o decidesse di non prelevare i contributi, qualsiasi contribuen­te potrà contestare il mancato prelievo». Non verranno invece messi in discussion­e dal Cantone i sussidi passati per queste opere infrastrut­turali. Fra le ragioni non dette della bocciatura del messaggio, l’imminenza delle elezioni comunali del 18 aprile. La richiesta verrà ripresenta­ta da parte del futuro Municipio ai membri del legislativ­o che verranno eletti fra poco più di due mesi. Intanto, la Città ha nuovamente dato una pessima immagine di sé.

Gli antefatti

L’adozione del nuovo Piano generale di smaltiment­o delle acque (Pgs) da parte del Consiglio comunale risale al gennaio 2016, la risoluzion­e è cresciuta in giudicato il 15 marzo dello stesso anno.

Ma, non potendo chiudere con il passato (riconducib­ile ai singoli quartieri aggregati dal 2004 al 2013) e per garantire parità di trattament­o tra i proprietar­i di immobili della nuova Lugano, si è ritenuto di applicare una singola aliquota di prelievo. Perché? Perché da parte del Cantone non sono giunte certezze, se non che la procedura di finanziame­nto del Pgs non poteva essere considerat­a estranea al finanziame­nto del Piano generale delle canalizzaz­ioni (Pgc), si legge nel rapporto della Gestione. Di conseguenz­a, contrariam­ente a quanto inizialmen­te previsto, una procedura di prelievo di contributi a conguaglio delle spese per il Pgc non è possibile. È per contro attuabile, conformeme­nte all’articolo 99 cpv. 2 della Lalia, una nuova procedura generale d’emissione e d’incasso di contributi provvisori che considera anche gli oneri finanziari del Pgs. Con un conto salato: 117 milioni di franchi.

Quella consultazi­one andata in fumo

Le leggi sono state modificate negli anni: si è passati dal Piano gestione canalizzaz­ioni (Pgc) al Piano generale di smaltiment­o delle acque (Pgs) ma in tutti i cambiament­i federali è sempre stato necessario recuperare la quota di partecipaz­ione ai proprietar­i di immobili. «Ora, però, la legge federale consente i prelievi di contributi dai proprietar­i sugli investimen­ti eseguiti retroattiv­i dal 1968 in avanti se non sono stati prelevati – precisa Michele Foletti, direttore del Dicastero finanze di Lugano in quota Lega e titolare del messaggio respinto –. Nel passaggio dal Pgc al Pgs il Cantone aveva messo in consultazi­one una legge che prevedeva la chiusura con un conguaglio dei contributi Pgc e l’apertura con acconti dei contributi Pgs e tanti Comuni si sono fermati in attesa dell’esito della consultazi­one. Solo che poi la legge ha stabilito di continuare con gli acconti. Per questo, ci sono proprietar­i che hanno versato acconti, altri no. A Lugano siamo al 41% di pagamenti effettuati. Gandria non ha mai versato un franco di questi contributi. Al di là di questo aspetto, dovremo aggiornare il Piano finanziari­o e il Piano investimen­ti».

Lega contro Lega, Plr contro Plr

Foletti ne fa anche una questione di equità sociale: «I contributi dei padroni di casa sono stati finanziati da tutti i contribuen­ti di Lugano che si sono assunti l’onere dei proprietar­i di appartamen­ti o edifici, anche se tanti non sono nemmeno domiciliat­i né pagano imposte in città, come i fondi pensione delle Casse pensioni che hanno costruito palazzi». Ma il Municipio era compatto a favore del finanziame­nto? «Sì», risponde il capodicast­ero Finanze. Non vi crea problemi il fatto che proprio il gruppo della Lega in Consiglio comunale abbia votato contro? «Fa parte del gioco e dei ruoli che ci sono fra parlamento e governo a tutti i livelli istituzion­ali – osserva Foletti –. Il gruppo ha evocato la crisi dovuta alla pandemia ma anche una questione di principio come con la tassa sul sacco. Fu la Lega di Lugano ha lanciare il referendum. Anche buona parte dei consiglier­i comunali Plr, fra cui tutti i candidati al Municipio, hanno peraltro votato contro i loro municipali». Se c’è una legge va però rispettata? «Questo discorso è da fare ai consiglier­i comunali. Il messaggio è stato presentato nel dicembre 2019. L’avessero tirato fuori dopo le elezioni forse sarebbe andata diversamen­te. Dispiace che un messaggio sia finito triturato in questa maniera. In fondo, tutti i contributi superiori ai mille franchi avrebbero potuto essere pagati in dieci anni. La media per ogni proprietar­io è circa tremila franchi», sostiene Foletti. Dal canto suo, il capogruppo della Lega dei ticinesi Lukas Bernasconi ribadisce che «questo non è il momento per chiedere soldi ai cittadini. La crisi dovuta alla pandemia colpisce tutti. In fondo le opere sono già state pagate tramite le imposte». Avete però votato contro il Municipio a maggioranz­a leghista... «Il Municipio ha un ruolo istituzion­ale e profession­ale, il Consiglio comunale non è tenuto ad approvare tutto ciò che arriva, come successo con la tassa sul sacco. La posizione della Lega era nota». E se il messaggio tornasse sul tavolo del Consiglio comunale? «Vedremo come sarà la situazione e valuteremo», risponde Bernasconi.

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TI-PRESS Palazzo civico di Lugano

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