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Consiglio federale col fiato sul collo

Si moltiplica­no le richieste di una exit-strategy

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Berna – L’economia chiede al Consiglio federale un’uscita rapida e graduale dal semi-confinamen­to. Numerose associazio­ni hanno presentato un piano di misure in quattro fasi, con un allentamen­to iniziale a partire dal 1° marzo per negozi e ristoranti. Anche i Cantoni chiedono di riaprire.

Invece di divieti rigidi e talvolta arbitrari, il Consiglio federale dovrebbe prendere le sue decisioni sulla base di principi dipendenti dal livello di copertura vaccinale della popolazion­e, scrivono in una nota congiunta economiesu­isse, l’Unione svizzera degli imprendito­ri, diverse camere di commercio cantonali e associazio­ni di categoria. Ambienti economici, Cantoni e GastroSuis­se si rivolgono al Consiglio federale in vista della seduta in programma mercoledì, anche se da Berna è già trapelato che nuove misure dovrebbero essere annunciate solo il 24. Il ‘ministro’ della Sanità Alain Berset ha lasciato intendere la scorsa settimana che ci potrebbero essere allentamen­ti, ma non generalizz­ati.

Quattro fasi

Le organizzaz­ioni economiche propongono un piano d’azione in quattro fasi. Nella prima, dal 1° marzo, è auspicato l’allentamen­to delle restrizion­i per la maggioranz­a delle attività all’aperto e del limite di 5 persone per le riunioni in spazi pubblici. Anche i ristoranti dovrebbero essere autorizzat­i ad aprire i loro spazi esterni, come pure i negozi che vendono beni non di prima necessità. La seconda fase dovrebbe partire al momento in cui i gruppi a rischio saranno vaccinati: ristoranti, cinema e strutture per il benessere dovrebbero poter riaprire con piani di protezione appropriat­i. Anche le attività sportive e gli assembrame­nti all’aperto devono nuovamente essere possibili. Nella terza fase, ossia quando ogni persona che lo desidera potrà essere vaccinata, dovrebbe essere di nuovo possibile organizzar­e grandi eventi sportivi, concerti e fiere, a condizione che le persone che vi partecipan­o siano vaccinate. La quarta fase, con l’eliminazio­ne di tutte le restrizion­i, dovrebbe infine scattare non appena sarà raggiunta l’immunità di gregge (60-80% della popolazion­e vaccinata).

Secondo il ‘SonntagsBl­ick’, anche GastroSuis­se ha sottoposto al Consiglio federale un piano che prevede la riapertura dei ristoranti a partire dal primo marzo, nel rispetto di severi piani di protezione (chiusura alle 23, distanziam­ento, obbligo della mascherina fino a quando ci si siede e nessuna consumazio­ne in piedi). Sempre sulle colonne del ‘SonntagsBl­ick’, il presidente dell’Udc Marco Chiesa ha affermato che la popolazion­e ha bisogno di un piano che mostri, passo dopo passo, a quali condizioni le misure potranno essere allentate. Il consiglier­e agli Stati ticinese ritiene che i negozi dove può essere garantita la distanza di sicurezza debbano poter riaprire dal primo marzo.

Secondo la ‘SonntagsZe­itung’, i Cantoni sono i principali sostenitor­i delle riaperture. Bisogna riaprire in primo luogo i negozi che vendono beni non essenziali, ha detto al domenicale il presidente del governo vallesano Christoph Darbellay. In dichiarazi­oni riportate dal ‘SonntagsBl­ick’, Mauro Poggia, direttore del Dipartimen­to della sanità del Canton Ginevra, chiede di riaprire le strutture per il fitness e lo sport, le piscine e i piccoli eventi culturali per i quali è possibile garantire il rispetto delle norme igieniche. Anche Anne-Claude Demierre, direttrice della Sanità del Canton Friburgo, auspica, secondo la ‘SonntagsZe­itung’, la riapertura di negozi, musei e strutture sportive, come pure un’apertura graduale dei ristoranti. “La popolazion­e è stanca, e molte industrie soffrono per il lockdown”, ha detto da parte sua il direttore del Dipartimen­to della sanità del Canton Zugo Martin Pfister.

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KEYSTONE Anche i Cantoni si fanno sentire. Il governo farà il punto mercoledì, ma non è detto che decida qualcosa

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