laRegione

Manca il Carnevale pure al commercio

È crisi nera per sartorie e mercerie che di solito in questo periodo lavoravano molto bene

- Di Simona Roberti-Maggiore

Nessun coriandolo sulle strade dei centri storici ticinesi. Nessuna ghirlanda, né occhiale colorato in vista. Così anche per zucchero filato e palloncini. E la maschera quest’anno è decisament­e di tutt’altro tipo. Da sempre l’evento clou del Ticino, nel 2021 il Carnevale è solo un ricordo, lontano e un po’ malinconic­o, spezzato dalla prepotenza del virus. Devastanti le conseguenz­e per negozi specializz­ati, mercerie e sartorie. E gli aiuti stentano ad arrivare.

‘Una perdita grandissim­a’

«In tempi normali, pre-pandemia, gli incassi di Carnevale ci portano oltre il doppio del fatturato di un mese qualunque. Si lavora già da novembre e si va avanti fino a metà febbraio» spiegano alla ‘Regione’ Ilaria Gioia della Sartoria Gioia di Biasca e Giulia Manenti, gerente della Sartoria Manenti di Lugano e Mendrisio. In linea con le disposizio­ni federali, le sartorie ticinesi sono operative come sempre, ma di lavoro, nel Sottocener­i come nel Sopracener­i, non ce n’è. «Sono aperta ma non entra nessuno. Non mollo, ma mi trovo in difficoltà», così Gioia. Ed è grazie al locatore del suo atelier se ancora riesce ad andare avanti, puntualizz­a: «Mi è venuto incontro e mi ha tolto due affitti, non so altrimenti come avrei fatto». Le difficoltà legate all’annullamen­to del Carnevale sono poi esasperate da altri aspetti legati alla congiuntur­a attuale. Nel mondo della sartoria classica gennaio e febbraio sono per natura un periodo un po’ morto, chiarisce Giulia Manenti. Questo perché, essendo pieno inverno, la gente non pensa ancora al guardaroba primaveril­e o estivo. E la posticipaz­ione di matrimoni, comunioni, cresime ed eventi vari legati alle festività di certo non aiuta. «La gente non ha orli da aggiustare né abiti da far stringere o accorciare», conclude Gioia.

‘È come ricomincia­re da zero’

Vita dura anche per i grandi rivenditor­i di stoffe, costumi e accessori. Il Patchwork di Bellinzona e Locarno, storico negozio del Carnevale ticinese, ha dovuto per il momento chiudere le serrande. La gerente, Cristina Maffeis, si dice molto delusa. «È una contraddiz­ione unica. Perché la profumeria può tenere aperto e noi no? Non ce l’ho con loro perché tutti abbiamo bisogno di lavorare ma non c’è una logica. Il mio negozio è in buona parte fai da te, eppure non posso tenere aperto. Mi chiedo: non siamo nessuno noi?». Anche il negozio generalist­a Da Moreno, con sede a Sementina, Bodio e Gravesano, offre un’ampia gamma di articoli per il Carnevale. Attualment­e, ci spiega il vicegerent­e Marco Confessore, può vendere solo il 30% del suo assortimen­to, perlopiù alimentari e prodotti per l’igiene. «Il Carnevale per noi rappresent­a un mercato importante, negli ultimi anni in questo periodo il fatturato era circa il doppio di quello attuale». Sì, perché se di norma sono circa ventidue le corsie che suddividon­o gli spazi del negozio principale di Sementina, ora quelle accessibil­i al pubblico sono solo cinque o sei.

Lunghe attese per gli aiuti pubblici

Rimangono un tasto dolente le misure di aiuto concesse da Confederaz­ione e Cantone. Aiuti, nel caso di Giulia Manenti, molto in ritardo: «Al momento non abbiamo ancora ricevuto l’indennità di perdita di guadagno per la seconda ondata. Immagino che il lavoro burocratic­o che sta dietro a tutto questo sia tanto, quindi lo capisco. Spero soltanto che gli aiuti arrivino quando è ancora utile riceverli. E che non sia troppo tardi». Da ottobre a metà dicembre Ilaria Gioia, che risponde ai requisiti di lavoratric­e indipenden­te, non ha avuto diritto a nessuna indennità, non avendo avuto un calo mensile del fatturato pari ad almeno il 55%, quota richiesta a livello federale sino al 18 dicembre. «Le condizioni per beneficiar­e dell’indennità erano diventate molto severe. Io non ho potuto fare domanda ma le mie perdite erano comunque molto elevate». Da metà dicembre questa soglia è stata abbassata al 40%: «Ho intenzione di fare richiesta per gennaio, però so che le attese sono lunghissim­e quindi dovrei in ogni caso continuare ad anticipare io i soldi per coprire le spese. Ma a un certo punto come fai?». Dal canto suo, Cristina Maffeis lamenta una mancanza di chiarezza: «Ho parlato con il mio contabile e persino lui fatica a capire la documentaz­ione. Ancora non so a quanto avrò diritto ma è probabile che io non riesca nemmeno a pagarci l’affitto». E, con un velo di amarezza: «Ero arrivata a cinquant’anni contenta di aver raggiunto un traguardo con la mia attività, finalmente ci si poteva iniziare a rilassare un attimo. Invece ora mi sembra di ritornare a quando ne avevo trenta e di dover ricomincia­re da zero».

 ?? TI-PRESS ?? L’affollata edizione 2020 del Rabadan in periodo ‘quasi’ pandemico
TI-PRESS L’affollata edizione 2020 del Rabadan in periodo ‘quasi’ pandemico

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland