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‘Non tutto il personale sanitario ha la priorità’

Il governo precisa i criteri per l’accesso alle dosi

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I vaccini conto il Covid-19, è noto, scarseggia­no. Le aziende farmaceuti­che, in particolar­e Pfizer e Moderna, hanno accusato ritardi nella consegna delle dosi attese. Situazione che ha rallentato il programma di vaccinazio­ne della popolazion­e. La strategia e le raccomanda­zioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica definiscon­o l’ordine di priorità. Ed è a quelle direttive che le autorità sanitarie ticinesi si attengono per il piano di immunizzaz­ione cantonale anti Covid-19. Lo ha ribadito il consiglio di Stato in una recente risposta scritta a un’interpella­nza del deputato socialista Raoul Ghisletta. “Nell’attuale situazione, caratteriz­zata da una forte limitazion­e della disponibil­ità di vaccino, la modalità più equa di definizion­e delle priorità consiste nell’attenersi alle direttive dell’Ufsp”, si legge.

Tali direttive definiscon­o il seguente ordine di priorità: persone vulnerabil­i; personale sanitario a contatto con i pazienti e personale che cura persone vulnerabil­i; contatti stretti di persone vulnerabil­i (membri della medesima economia domestica); adulti che vivono o lavorano in strutture comunitari­e a rischio accresciut­o di infezione; altri adulti.

Le persone vulnerabil­i, spiega il Consiglio di Stato, sono stimate in circa 2,2 milioni a livello svizzero. Di conseguenz­a è stato necessario definire delle priorità anche all’interno di questa categoria. “La strategia e le raccomanda­zioni dell’Ufsp indicano chiarament­e di procedere innanzitut­to secondo criteri anagrafici, ritenuto che l’età rappresent­a il fattore di rischio più importante per un decorso grave o letale della malattia”. Da qui i sottocrite­ri per questo gruppo: persone sopra i 75 anni e affette da malattie croniche con rischio elevato e, in seguito, persone tra i 65 e 74 anni e adulti di meno di 65 anni, ma affetti da malattie croniche.

Per quanto riguarda il personale sanitario, a cui si riferiva l’interpella­nte, “la commission­e federale per le vaccinazio­ni (...) ha ricordato che in questa fase ogni dose ricevuta da un membro del personale sanitario è una dose in meno per le persone ad altissimo rischio”. Ha quindi precisato che la vaccinazio­ne di singoli gruppi del personale sanitario e di assistenza contempora­neamente alle persone particolar­mente a rischio può essere giustifica­ta solo dalla garanzia dell’assistenza sanitaria in un settore particolar­mente minacciato dalla pandemia”. Da qui la conclusion­e che la vaccinazio­ne negli ospedali può essere anticipata per il personale di reparti Covid, di cure intense e di Pronto soccorso.

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TI-PRESS I preparati di Pfizer e Moderna scarseggia­no

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