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All’avventura, sperando

Concorso stile-Locarno. Da febbraio slitta a giugno. Mese in cui, nel 1951, nacque.

- Di Ugo Brusaporco

Mariette Rissenbeek, managing director, e Carlo Chatrian, direttore artistico, alla guida della Berlinale 2021, si trovano ad affrontare una delle avventure più importanti per la storia di un Festival, quello di Berlino, nato in un’altra grave emergenza, storica. Era il 1951, la città ancora distrutta, con evidenti segni di una guerra tragica che ancora si trascinava in quella che era diventata un’isola occidental­e nel mondo sovietico: Berlino. Settant’anni dopo c’è una pandemia a segnare il destino d’Europa e Berlino cerca ancora una rinascita attraverso il Festival, che da anni si svolge a febbraio, ma che quest’anno scivola in quel giugno in cui era nato nel 1951. Era il 6, e sullo schermo c’era ‘Rebecca’ di Alfred Hitchcock, un film del 1940, e ad accompagna­re il film c’era la diva Joan Fontaine per far invidia a quelli di Berlino Est e ai sovietici. E quest’anno, le luci del Festival, Covid permettend­o, si accenderan­no ufficialme­nte dal 9 al 20 giugno, in un’edizione in cui il pubblico vedrà tutti i film, sapendo subito – e questa è un’altra novità – chi sono i vincitori, in quanto le giurie sono già al lavoro e altre cose stanno presto per avvenire: come il Film Market, il Berlinale Talents e il World Cinema Fund che si tengono in live streaming dal prossimo primo marzo al 5 dello stesso mese. Una scelta resa possibile dalla minor attrazione degli eventi: non si devono dimenticar­e i 330mila biglietti venduti lo scorso anno per capire l’impossibil­ità di farlo ora.

In sei dalla Svizzera

Intanto Berlino resta una bella vetrina per il cinema mondiale di cui approfitta anche il cinema svizzero con ben sei film presenti in varie sezioni. A cominciare da ‘Tides’ di Tim Fehlbaum, film di fantascien­za, storia di un astronauta rimandato sulla Terra da un nuovo pianeta, nella prestigios­a sezione Berlinale Special dove sarà a confronto con ‘Best Sellers’, opera d’esordio di Lina Roessler con il mitico Michael Caine, con ‘The Mauritania­n’ di Kevin MacDonald con Jodie Foster e anche, tra gli altri, con l’italiano ‘Per Lucio’, film che Pietro Marcello ha dedicato a Lucio Dalla. Incontriam­o nella sezione Encounters film un’altra produzione svizzera, ‘Azor’ di Andreas Fontana con Fabrizio Rongione, film su un banchiere coinvolto nelle turbolenze politiche della dittatura militare in Argentina, di cui già si parlava a Locarno. Nella stessa sezione ancora, ‘Das Mädchen und die Spinne’ degli svizzeri Ramon Zürcher e Silvan Zürcher, che lo annunciano come “una ballata poetica sul cambiament­o e la caducità”. Ancora nella stessa sezione si annuncia interessan­te ‘Hygiene sociale’ del canadese Denis Côte. Dalla Svizzera sbarcano ancora nella sezione ufficiale cortometra­ggi ‘Deine Strasse’ di Güzin Kar, al Forum l’inquietant­e ‘Taming the Garden’ di Salomé Jashi, già passato al Sundance Film Festival, film sulla distruzion­e ambientale e il suo peso sulla vita, sulla civiltà e sull’essere umano. Ancora un film elvetico, nella sezione Generation­s, la sezione per i ragazzi: è ‘La Mif’ (The Fam) di Fred Baillif, un film di cui si sentirà parlare visto che tratta temi di stretta attualità, a cominciare dal ruolo della donna nella nostra società.

In gara per l’Orso d’oro

La Internatio­nal Jury della Berlinale 2021, guidata da Mohammad Rasulof (Iran) e composta da registe e registi vincitrici e vincitori degli Orsi

d’oro degli ultimi anni, comprende Nadav Lapid (Israele), Adina Pintilie (Romania), Ildikó Enyedi (Ungheria), Gianfranco Rosi (Italia) e Jasmila Žbani (Bosnia e Herzegovin­a). Dovrà scegliere il nuovo Orso d’oro tra quindici titoli: il francese ‘Albatros’ di Xavier Beauvois, con Victor Belmondo nipote di un mito come il nonno Jean-Paul Belmondo; ‘Babardeal cu bucluc sau porno balamuc’ del rumeno Radu Jude, un film che parte da un clip porno girato da un insegnante, immagini che segnano il suo futuro; ‘Fabian oder Der Gang vor die Hunde’ di Dominik Graf, una difficile storia d’amore nella Berlino del 1931; ‘Ghasideyeh gave sefid’ di Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam, film iraniano su una madre con una figlia sorda, devastata nell’apprendere che il marito è stato giustiziat­o ingiustame­nte un anno prima; ‘Guzen to sozo’ di Ryusuke Hamaguchi, storia inattesa di un triangolo amoroso; ‘Herr Bachmann und seine Klasse’ di Maria Speth, un film documentar­io sulle difficoltà della scuola di oggi con esigenze interrazzi­ali; ‘Ich bin dein Mensch’ di Maria Schrader, ambientato nella Berlino del futuro; l’atteso ‘Inteurodeo­ksyeon’ di Hong Sangsoo, storia di libertà giovanile ambientata a Berlino; ‘Memory Box’ di Joana Hadjithoma­se Khalil Joreige, storie di tre donne libanesi trasferite­si in Canada; ‘Nebenan’, film d’esordio dell’attore Daniel Brühl, un omaggio alla contraddiz­ione della Berlino del XXI secolo; ‘Petite Maman rance’ della talentuosa Céline Sciamma che torna ai suoi temi preferiti, i bambini e i riti di passaggio con un gioco di magico realismo; ‘Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt?’ di Alexandre Koberidze, una possibile storia d’amore nella Georgia di oggi; ‘Rengeteg - mindenhol latlak’ dell’ungherese Bence Fliegauf, seguito di ‘Forest’, film presentato qui a Berlino nel 2003 dallo stesso autore; ‘Természete­s fény’ di Dénes Nagy, storia ambientata nell’Ungheria invasa dal Terzo Reich. A chiudere la lista dei film in Concorso, ‘Una Película de Policías’ del messicano Alonso Ruizpalaci­os, film ambientato a Mexico City con protagonis­ta un ufficiale di polizia. Sulla carta, un concorso sullo stile locarnese per una Berlinale forse attenta a evitare titoli importanti per paura di ulteriori assembrame­nti. Questo però pone ancor più in evidenza il ruolo dei Festival nei confronti delle varie piattaform­e televisive, sempre più attente al mai tramontato star system.

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KEYSTONE Ci vediamo più tardi...

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