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Terza età a casa L’obiettivo del Dss

Raddoppio dei servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimen­to a domicilio

- Di Federica Ciommiento

Quali saranno le esigenze degli anziani nel 2030? È la domanda da cui è partita la pianificaz­ione integrata della presa a carico della terza e quarta età per il periodo 2021–2030. Sul documento il Dipartimen­to sanità e socialità ha avviato ieri la pre–consultazi­one con le istituzion­i e gli enti interessat­i. L’obiettivo del programma è di permettere agli anziani di poter essere seguiti in maniera adeguata nelle proprie case: un desiderio espresso da molti di loro. Questo valorizzan­do e sviluppand­o i servizi d’appoggio, spiega il direttore del Dss Raffaele De Rosa.

Basato sulle previsioni demografic­he, sui dati epidemiolo­gici e del progresso tecnico, il piano prevede un potenziame­nto delle case di riposo con 1’180 posti letto in più, un rafforzame­nto del 62 per cento delle ore di assistenza e cura a domicilio, come pure un raddoppio dei servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimen­to a domicilio. Un aumento dei letti nelle case anziani che però, tenendo conto dell’incremento della popolazion­e, si traduce in una diminuzion­e di posti a disposizio­ne rispetto al numero di cittadini e cittadine. Questo a dimostrazi­one di un impegno maggiore nell’aumento delle ore di assistenza e cura a domicilio come pure del volume dei servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimen­to a domicilio, che compensera­nno la diminuzion­e di offerta pro capite nelle case anziani. Nel 2030, rispetto al 2019, avremo il 50 per cento in più di over 80, riferisce Eva Gschwend, collaborat­rice scientific­a dell’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio. Coloro che avranno più di 65 anni saranno invece il 41 per cento in più. «Si tratta di previsioni piuttosto solide, poiché in queste due fasce non ci sono tanti flussi migratori», ha spiegato Gschwend.

Oltre agli aspetti quantitati­vi, la pianificaz­ione integrata punta alla creazione di nuovi sportelli 65+ per orientare e accompagna­re utenti e familiari, come pure alla valorizzaz­ione e allo sgravio dei familiari curanti. Questo con un potenziame­nto dei servizi di appoggio come centri diurni e la possibilit­à di poter includere dei weekend liberi dall’accudiment­o. Inoltre è previsto un aumento della formazione e della promozione del personale socioassis­tenziale e infermieri­stico. Profession­e, quella dell’infermiera/e, che registra oggi un alto tasso d’abbandono.

Le persone meno formate più soggette alla degradazio­ne della salute «Le caratteris­tiche, i bisogni e le risorse della terza e quarta età mutano nel tempo», illustra Stefano Cavalli, responsabi­le del Centro competenze anziani della Supsi. «In questa fascia è presente una grande eterogenei­tà e disuguagli­anza sociale soprattutt­o per quanto riguarda la salute. Nonostante le condizioni di vita della popolazion­e anziana dovrebbero continuare a migliorare anche in futuro, è stato dimostrato che le persone meno formate sono maggiormen­te soggette a una degradazio­ne della salute. Per loro potrebbe addirittur­a verificars­i un declino di quest’ultima rispetto alle generazion­i precedenti» spiega Cavalli. Ciò può essere spiegato con «lavori più usuranti, traiettori­e profession­ali caratteriz­zate da più interruzio­ni, reddito inferiore e stili di vita malsani. Sappiamo che certi comportame­nti a rischio non sono egualmente distribuit­i nella popolazion­e, come pure quelli preventivi in materia di salute che sono più frequenti in alcune fasce più privilegia­te della società».

Tornando all’approccio integrato, il direttore del Dss De Rosa sottolinea che si tratta della prima pianificaz­ione che «unisce il settore stazionari­o delle case anziani, la parte ambulatori­ale legata ai servizi di aiuto e cure a domicilio e quello di tutti i servizi di appoggio attivi nell’ambito dei trasporti, dei pasti a domicilio, dei centri diurni. Questo con l’obiettivo di rafforzare e stimolare le cure integrate e la collaboraz­ione fra i vari attori». Trattandos­i di un orizzonte ampio, quello del 2030, il programma sarà soggetto a un «monitoragg­io costante delle scelte pianificat­orie per adattare l’offerta al bisogno e alla domanda». Ciò anche in prospettiv­a dei cambiament­i che potrebbero derivare dalla pandemia. «I principi guida di questa pianificaz­ione sono quelli dell’orientamen­to all’utente, quindi di mettere la persona al centro dell’interesse con i suoi bisogni ma anche con la sua libertà di scelta, con la possibilit­à dell’autodeterm­inazione – prosegue De Rosa –. Come pure l’importanza di rafforzare e promuovere ulteriorme­nte la qualità e l’inclusione sociale e dando preferenza alla presa a carico domiciliar­e». «Non bisogna vedere gli anziani come un mero costo. Sono fondamenta­li per la società e un’importante risorsa», gli fa eco Cavalli.

Necessari 140 milioni in più L’impatto finanziari­o delle proposte vede un incremento della spesa di 140 milioni di franchi per il periodo 2018-2030. Due terzi dei contributi di gestione annui serviranno per il potenziame­nto delle case anziani, il 19 per cento per l’assistenza e la cura a domicilio e il 16 per i servizi d’appoggio e aiuti diretti per il mantenimen­to a domicilio. Gli oneri finanziari saranno distribuit­i fra Cantone e Comuni, rispettiva­mente nella misura del 20 e dell’80 per cento.

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TI-PRESS Nel 2030 gli ultraottan­tenni saranno il 50 per cento in più
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