laRegione

Non è fantasia

- Elio Rè, Biasca

Tampone positivo, vabbè staremo dieci giorni in casa. Peccato, si avvicina il Natale, sarà la solita esagerazio­ne. Dopo alcuni giorni la situazione peggiora, la saturazion­e è a livelli minimi, il respiro affannoso. È necessario il ricovero, la maschera di ossigeno. Una notte mi sveglio, lo stomaco bloccato dall’ansia. L’ossigeno non basta più. Chiamo, arriva l’infermiera e poco dopo alcuni medici delle cure intense. Sono le quattro del mattino, la situazione è grave, la via d’uscita, non la panacea, è una sola. Telefono a casa, un nodo sempre più forte in gola, mi mostro tranquillo ma non lo sono affatto. Riempio gli occhi di volti, macchinari e mi addormento, chissà per quanto o magari... Il calvario ora passa in mano ai familiari. Passano una ventina di giorni, apro gli occhi, tutto è confuso. Un suono, volti conosciuti: è una videochiam­ata di mia moglie e dei figli. Non ricordo però molto, solo confusione: non so dove sono e cosa faccio. Ancora alcuni giorni, sono completame­nte dipendente, ritrovo però la consapevol­ezza e la voglia di rimettermi. Il fisico mi ha aiutato, ho però perso 23 chili, ne ho ancora, mi ha aiutato anche il fattore C. Sono pronto per la riabilitaz­ione. Voglio tornare alla normalità a casa, autonomo anche se debole. La prima passeggiat­a in golena: al ritorno sembra che mi abbiano bastonato su tutto il corpo, ma domani andrà meglio. Fisicament­e sono debilitato, il recupero si annuncia lungo, diversi mesi. Tornare al lavoro: impossibil­e e non so per quanto tempo. Questa è la realtà, dura ma realtà. L’alternativ­a: coscienza, rispetto delle regole sociali e la consapevol­ezza che “Paris vaut bien une Messe”. Ma fa paura una nuova pandemia, quella del dopo Covid per tutti: bambini, economia, società. E non siamo pronti!

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland