laRegione

Le leggi esistono e pure le responsabi­lità!

- Di Lisa Boscolo e Nancy Lunghi, co-presidenti Coordiname­nto donne della sinistra

Il Coordiname­nto donne della sinistra segue con apprension­e i casi di violazione dell’integrità della persona, in particolar­e per molestie sessuali, che in questi anni stanno toccando le più grandi aziende del Cantone.

Ci sono Leggi che decretano il divieto di molestie sessuali, e c’è un obbligo per le aziende private e pubbliche di proteggere l’integrità personale delle proprie collaborat­rici e collaborat­ori. Che lo si faccia con una procedura chiara, indipenden­te, credendo alle vittime e senza che queste, alla fine, siano costrette a lasciare il lavoro.

Esageriamo? Non proprio, anzi. Il rapporto del 2015 del Consiglio federale che valuta l’efficacia della LPar, per quanto riguarda l’analisi dei casi giudiziari presi in esame afferma: “Denunciare le molestie sessuali equivale in genere a perdere il lavoro” è un fatto per il 90% delle vittime che ha denunciato. Il rapporto mette in luce come

“[…]sovente insorgono gravi disturbi fisici o psichici, ma anche che molte donne non denunciano le molestie perché temono di perdere il posto di lavoro”.

Perché non garantire una procedura esterna alle aziende, siano esse pubbliche o private, affinché si evitino di acuire la sofferenza fisica e psichica delle vittime, al punto da mettere a repentagli­o la loro possibilit­à di continuare a lavorare? Perché non utilizzare appieno le opportunit­à della Legge aiuto alle vittime di reato per evitare che le vittime siano ulteriorme­nte vittimizza­te nelle procedure penali?

Quindi è un bene che il presidente Corsi (vedi risposta di Luigi Pedrazzini “Molestie all’Rsi, non mescoliamo le carte” su laRegione Ticino a F. Dadò del 9.2.2021) informi dell’avvio di “un’indagine a tappeto su tutta l’azienda per individuar­e lacune nel sistema che possono aver permesso il diffonders­i di comportame­nti inaccettab­ili”, ma per questo dovrà garantire che cambi quella cultura aziendale che ancora oggi accetta dibattiti di interesse pubblico in versione #tuttimasch­i, trasmissio­ni elettorali presentate da soli uomini, ragazzine appena maggiorenn­i oggettific­ate tra le risa del conduttore e dell’autore, tweet inopportun­i e sessisti ecc. tutto humus fertile per quei “comportame­nti inaccettab­ili”.

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