laRegione

Cronaca di un disastro annunciato

- di Nicola Colombo

La linea ferroviari­a per Luino è problemati­ca e pericolosa. Con il mio collaborat­ore, che da Luino viene a Bellinzona in treno da otto anni, seguiamo l’evoluzione con preoccupaz­ione. Purtroppo, negli ultimi anni la situazione si è fatta insostenib­ile a causa di ritardi, incidenti, malfunzion­amento dei segnali, soppressio­ni e scoscendim­enti. La frana di Maccagno del 31 gennaio scorso è soltanto l’ultimo avvertimen­to.

Ho letto vari articoli in merito e in uno ho trovato una frase, forse un po’ ingenua, che mi ha colpito: “Non vogliamo essere catastrofi­ci, ma se avvenisse un incidente, nella migliore delle ipotesi solo inquinante, ma che potrebbe anche rivelarsi mortale per qualcuno…”. Seppur duro da pensare, se in un incidente ferroviari­o morissero ‘solo’ alcune persone, lo scandalo e l’indignazio­ne permettere­bbe probabilme­nte di evitare un disastro infinitame­nte più grave e duraturo nel tempo.

Un inquinamen­to a bordo lago può avere conseguenz­e gravi per la comunità, per l’ecosistema, danni incalcolab­ili, che tutti pagheremmo per un tempo indetermin­ato. Chiediamo ai pompieri cosa significhe­rebbe il riversamen­to nel lago, ad esempio, di un vagone cisterna pieno di cloruro di vinile… I comuni rivierasch­i pescano l’acqua da lago per la distribuzi­one di acqua potabile, l’acqua del lago alimenta campi e risaie di tutta la Pianura Padana fino alla foce del Po. “… io sono rinnovabil­e; l’umanità e l’ecosistema no” (Nassim Taleb, Rischiare grosso). Lungo la linea di Luino il terreno è instabile, frane e scoscendim­enti sono frequenti. Il pericolo che una frana colpisca e faccia deragliare un convoglio passeggeri Tilo di cento metri – che transita una volta all’ora e solo nelle ore diurne – non è remoto. L’esposizion­e al pericolo sale vertiginos­amente per i treni merci di quasi mille metri che transitano senza sosta ventiquatt­ro ore al giorno. Aggiungiam­o l’elevato peso dei convogli merci, sommati alla loro lunghezza che sollecitan­o ininterrot­tamente l’infrastrut­tura ottocentes­ca e, attraverso le vibrazioni, anche le aree circostant­i.

Si continua a parlare di disagi puntuali come il rumore e le crepe nelle case, ma l’insonnia di qualche cittadino è ben poca cosa rispetto all’incubo che un danno ambientale di portata sconosciut­a causerebbe a tutta la comunità. Chi sarà disposto ad accollarsi la responsabi­lità di un disastro ecologico al bacino idrologico del Verbano? Se non si annuncia nessuno, i treni merci vanno fermati ora, nell’attesa di realizzare un piano d’azione di messa in sicurezza della linea ferroviari­a.

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