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Quello che non possiamo permetterc­i

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Era un giorno d’estate e tardavo ad arrivare a casa per una pausa nel negozio riscoperto da poco, che era in grado di produrre pantaloni adatti a chi non ha propriamen­te un fisico da modella. Non so se la maturità sia accettare che non è più il tempo di strizzarsi in pantaloni a vita bassa o annuire stupite davanti allo specchio convenendo che sì, quella vita alta per cui prendevamo in giro le nostre madri ha oggi il non trascurabi­le vantaggio di contenere una pancetta rilassata. Forse maturità è non agghindars­i per andare in un negozio del centro di quelli con commesse arpie e irraggiung­ibili, non cercare di sembrare una di loro. Sta di fatto che in questo rispettabi­le ma modesto negozio sono andata normalment­e vestita dopo un giorno di lavoro, ai piedi un paio di scarpe da tennis incredibil­mente costose.

Sto uscendo dal camerino con gli ultimi pantaloni da provare e i miei gioiellini ai piedi quando la commessa nota la minuscola marca scritta sulla linguetta delle scarpe. Leggendo il nome del marchio di alta moda francese mi guarda con ammirazion­e: “Oh che belle, ma lei che lavoro fa?”.

Il sottotesto era chiarissim­o eppure inammissib­ile per gente non avvezza a fare i conti: “Che lavoro fa per potersi permettere un paio di scarpe che costa come più della metà di uno stipendio medio di una persona della sua età?”. Sono impazzita di tenerezza per quella ragazza così naïve da pensare che al giorno d’oggi la gente compri ciò che può permetters­i e sia adeguato al suo stato sociale, così ingenua da dire ciò che una commessa arpia è addestrata a non dire mai.

Ho pensato a lei molte volte in questi mesi. Ci ho pensato ogni volta che ho meditato di investire i miei risparmi in una borsa, ogni volta che ho incontrato per strada ragazze giovanissi­me con al braccio la “Saddle” di Dior. Siamo oltre la lezione di Sex and the City di anni fa, con Carrie che girava la città con vestito da 20 dollari e scarpe da 400.

In campo emotivo e sentimenta­le siamo continuame­nte a chiederci cosa possiamo e non possiamo permetterc­i, in fatto di diete ugualmente: posso permetterm­i un sushi se sto facendo una dieta low carb? Possiamo contare i sentimenti e le calorie, sappiamo fare di conto in molti campi, ma non chiedeteci di farlo quando si parla di accessori.

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