laRegione

Le emozioni vanno condivise

- Di Marzio Mellini

I Mondiali di sci l’hanno incoronata regina delle nevi, il mondo ne ha celebrato la grandezza, esaltandon­e a giusto titolo le incredibil­i prestazion­i. Lara Gut-Behrami, ticinese e rossocroci­ata, è l’espression­e straordina­ria dell’eccellenza di un cantone che assurge a scadenze regolari agli onori della cronaca sportiva ai massimi livelli. Forte di una tradizione di trionfi internazio­nali che la 29enne sciatrice ha saputo onorare, dall’alto di un talento cristallin­o, minato dagli infortuni, da qualche legittimo dubbio lungo un percorso a volte un po’ tortuoso, ma forgiato e poi temprato dalla scorza dura della campioness­a, dal lavoro serio, dall’applicazio­ne e dallo spirito di sacrificio. Doti non scontate, riservate a pochi privilegia­ti. Tutte qualità che sono richieste agli sportivi affinché riescano a primeggiar­e, a passare al livello superiore; da campioni a veri e propri fuoriclass­e.

Lara questo salto l’ha fatto, ma l’impression­e che ha lasciato dopo il trionfo in superG e il bronzo in discesa è stata di soddisfazi­one solo relativa, presto rientrata. Solo un’impression­e? Per forza, no? Orgoglio, soddisfazi­one, pazza gioia, non sono emozioni facili da contenere. Deve pur averle provate, Lara, è normale che sia così. In cuor suo ha sicurament­e pianto di gioia, esultato e fatto piroette sulla neve, ma è riuscita a non darlo a vedere. Zampilli di un’emotività più genuina si sono visti dopo la medaglia in gigante, quella più attesa, più anelata. Più chimera che obiettivo, non molto tempo fa. Quell’oro l’ha un po’ sbloccata. Ora, la stessa ticinese ha più volte ribadito come la sua crescita l’abbia portata a dare il giusto peso a una vittoria, di fronte alla consapevol­ezza della donna che è diventata e al significat­o di valori quali la famiglia che giustament­e antepone a una medaglia. Tuttavia, è un peccato che tale processo l’abbia portata a privare gli appassiona­ti di una gioia che invece andrebbe condivisa. Le emozioni sono l’essenza stessa dello sport, unitamente ai risultati che le scatenano. Condivider­le appieno, sfogandole anche pubblicame­nte, pur senza esagerare, è quanto di più bello ci dovrebbe essere. O no? Anche a mezzo stampa, perché no, con una diffusione più su larga scala del Lara-pensiero, con un occhio di riguardo al territorio di riferiment­o di cui si ha il privilegio di essere un’eroina, grazie allo sport. Certe emozioni non ripagano forse per tutti i sacrifici fatti, dando un senso al lavoro che si è svolto tutti i giorni, a costo anche di non pochi sacrifici? Passi per la scala dei valori che al primo posto non prevede un titolo sportivo, bensì cose meno effimere, tuttavia il campione lavora per primeggiar­e, per vincere, per superare se stesso. Sorretto, in questo sforzo, dalla passione della gente. In uno sforzo quasi condiviso che al termine, in caso di esito positivo, dovrebbe essere un privilegio celebrare tutti assieme. Uscendo, per un attimo, perché no, dal proprio schema comportame­ntale. Lasciarsi andare un po’ nulla toglie alla levatura morale. Giusto il tempo di godersi appieno la gloria per la quale si è lavorato tanto. Parliamo pur sempre di sport, di ricerca della vittoria, di carriere impostate sull’otteniment­o di risultati importanti. Sarà anche effimera, la gloria, ma merita di essere condivisa, quando arriva. Lo prevede lo sport. Il giusto, senza esasperazi­oni. Senza trattenerl­a tutta in cuor proprio.

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