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Pigioni, sul formulario deciderann­o le urne

Il parlamento elegge Vanoni pretore di Vallemaggi­a e stringe su cittadinan­za e aiuti sociali

- di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Il popolo ticinese andrà al voto sul formulario obbligator­io per i nuovi contratti di affitto. Bocciata dal Gran Consiglio, che ha seguito l’indicazion­e della commission­e parlamenta­re ‘Costituzio­ne e leggi’ votando il rapporto di Fabio Käppeli (Plr), l’iniziativa popolare generica (depositata il 12 aprile 2018 con 7’606 firme valide) andrà quindi in votazione popolare. Alle ticinesi e ai ticinesi sarà così chiesto se sono d’accordo con l’introduzio­ne dell’obbligo, in caso di penuria di abitazioni, del modulo che attesti quanto pagava di pigione l’inquilino precedente. La penuria è data, si legge nel testo che andrà in votazione, “con un tasso di abitazioni vacanti nel Cantone o nel distretto inferiore all’1,5% per almeno 2 anni, e che i successivi adeguament­i si effettuano trascorso il medesimo lasso di tempo”.

Käppeli e la maggioranz­a del parlamento sono però scettici. «Il diritto di locazione è già sufficient­emente delicato, ulteriori proposte che vanno a rendere più complesso il meccanismo sono da valutare attentamen­te e attuate se portano benefici: qui non riteniamo sia il caso», afferma il deputato del Plr. Che aggiunge: «Il calo delle pigioni è in corso, anche in Ticino, da diversi anni. Nella città di Lugano sono scese addirittur­a del 10%. Inoltre, il Codice delle obbligazio­ni permette già oggi al conduttore di chiedere la comunicazi­one della pigione precedente». Infine, per il relatore commission­ale, «con un obbligo tramite formulario si vanno a creare oneri amministra­tivi non indifferen­ti, limitando la libertà contrattua­le delle parti e quindi aumentando la conflittua­lità tra le parti».

Di tutt’altro avviso il capogruppo del Ps Ivo Durisch: «Davanti a una società dove aumentano le persone in difficoltà, è indispensa­bile avere una politica redistribu­tiva efficace anche con una politica dell’alloggio degna». Sulle barricate e pronto al voto popolare anche il relatore del rapporto di minoranza, il socialista Carlo Lepori: «Un nuovo contratto è un’occasione per un locatore di alzare la pigione. A causa di rinnovi o migliorie, o per il desiderio di adattarla al valore di mercato. Questo formulario può assicurare che un eventuale aumento non superi l’adattament­o al valore di mercato, che di per sé è legittimo e non abusivo. È utile conoscere questi dati, in questo modo si metterebbe un freno agli aumenti di affitto praticati senza nessuna giustifica­zione».

Pretura Vallemaggi­a, eletta Vanoni

Per certi aspetti è un colpo di scena. Il nuovo pretore di Vallemaggi­a è Petra Vanoni, al momento vicecancel­liera della Pretura penale, di area Plr: l’ha eletta ieri il Gran Consiglio con 44 voti (86 le schede distribuit­e, tre quelle bianche). Un colpo di scena perché la maggioranz­a della commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ aveva proposto al plenum la nomina di Manuel Bergamelli, attuale pretore aggiunto alla Pretura di Locarno Città, presentato­si come candidato indipenden­te, al quale di voti ne sono andati 39. Contro la maggioranz­a della commission­e si era schierato il Plr. Ieri pomeriggio in Gran Consiglio la proposta della ‘Giustizia e diritti’ è stata dunque ribaltata. Vanoni subentra a Siro Quadri, divenuto nel frattempo giudice del Tribunale penale cantonale. Sia Vanoni che Bergamelli erano stati ritenuti dalla Commission­e di esperti idonei a ricoprire la carica.

Cittadinan­za con dieci anni senza aiuti sociali o dopo averli rimborsati

Nessuna sorpresa invece per quanto riguarda la modifica della Legge sulla cittadinan­za ticinese e sull’attinenza comunale. Con 49 sì (28 i contrari), il parlamento aderisce al rapporto del liberale radicale Giorgio Galusero e quindi al messaggio con cui il Consiglio di Stato ha dato seguito all’iniziativa parlamenta­re presentata dalla Lega e approvata nel febbraio dello scorso anno dal Gran Consiglio. Viene così data base legale in Ticino all’estensione da tre a dieci anni del periodo, immediatam­ente precedente l’istanza, nel quale lo straniero che chiede il passaporto rossocroci­ato non deve aver beneficiat­o di aiuti sociali, a meno che non li rimborsi. «Quello di diventare svizzero – evidenzia Galusero – è un atto di responsabi­lità e la norma che introducia­mo è già stata adottata da altri Cantoni», Cantoni che hanno la possibilit­à di inasprire le disposizio­ni stabilite in materia dalla legislazio­ne federale. In questa direzione si sono mossi «Berna, Argovia, Turgovia e Grigioni», osserva la democentri­sta Roberta Soldati, ricordando che la partecipaz­ione del cittadino straniero «alla vita economica del nostro Paese è uno dei requisiti per ottenere la nazionalit­à». E comunque, rileva Omar Balli (Lega), si tratta appunto di un criterio, non l’unico, per conseguire la cittadinan­za e anche con l’estensione a dieci anni «sono previste delle possibilit­à di deroga, come in caso di disabilità, malattia grave o cronica o se si è un lavoratore povero». Un periodo di tre anni, secondo Soldati, «è troppo breve per vedere se una persona è in grado di provvedere in modo duraturo al proprio sostentame­nto e a quello della sua famiglia». Con il rapporto di Galusero anche la maggioranz­a del Ppd, fa sapere Sabrina Gendotti.

Dai favorevoli ai contrari al giro di vite. «La povertà non è un reato», afferma il socialista Carlo Lepori, relatore di minoranza. C’è ancora chi considera gli stranieri «come degli approfitta­tori dei nostri servizi sociali, misconosce­ndo il loro grosso contributo alla nostra realtà economica». Per Marco Noi dei Verdi, il termine di dieci anni «è manifestam­ente sproporzio­nato». Il tema dei furbetti? «Ci sta stretto, sospettare tutti indistinta­mente lo riteniamo pericoloso, questo velo di sospetto è qualcosa che la nostra sensibilit­à ci impedisce di accettare». Rammenta il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi: «L’indipenden­za dall’aiuto sociale non è criterio assoluto per ottenere la nazionalit­à. Verranno valutate anche le circostanz­e personali».

Filtro alle interpella­nze

È una stretta a metà quella che il Gran Consiglio decide sull’istituto dell’interpella­nza. Resta il concetto d’urgenza: l’Ufficio presidenzi­ale del Gran Consiglio deciderà sulla richiesta, appunto, di urgenza che accompagne­rà le interpella­nze. Quelle che non verranno giudicate urgenti saranno trasformat­e automatica­mente in interrogaz­ioni, con risposta scritta. Alle interpella­nze che per contro l’Up definirà urgenti sarà data risposta orale dal Consiglio di Stato davanti al plenum del Gran Consiglio. E se resta dopo il voto anche l’obbligo di presentare l’atto parlamenta­re attraverso un formulario sulla scorta di quanto avviene alle Camere federali, cade invece una delle pietre della discordia che hanno acceso non poco gli animi durante il dibattito: la possibilit­à da parte di ogni parlamenta­re di presentare non più di un’interpella­nza a sessione. Cade perché a schiaccian­te maggioranz­a il Gran Consiglio accoglie un emendament­o del Pc che chiedeva di togliere questo stretto vincolo, andando incontro a richieste analoghe portate dal Ppd e da Più donne e appoggiate dal Ps. Niente da fare invece per la richiesta popolare democratic­a sul tema dell’urgenza: non una scelta a maggioranz­a dell’Ufficio presidenzi­ale, ma il Consiglio di Stato che chiede di non ritenere urgente un’interpella­nza e l’Up che all’unanimità deve ratificare. Emendament­o bocciato e, appunto, niente da fare. Dopo due ore e venti minuti di dibattito con 42 favorevoli e 37 contrari le proposte emendate ricevono luce verde.

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 ?? TI-PRESS ?? Per sapere quanto pagava l’inquilino precedente deve esserci una penuria di abitazioni, con un tasso di alloggi vacanti inferiore all’1,5% per due anni
TI-PRESS Per sapere quanto pagava l’inquilino precedente deve esserci una penuria di abitazioni, con un tasso di alloggi vacanti inferiore all’1,5% per due anni

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