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Zanforlin-Pellegrini, una Stanza per due

- Di Beppe Donadio www.centrocult­uralechias­so.ch,

Silvia Pellegrini ringrazia gli organizzat­ori. Sa bene che non sarà come avere il pubblico in sala. «Ma poco importa, spero che riusciremo a trasmetter­e emozioni pure e forti, anche attraverso uno schermo». Anche Emanuele Zanforlin sa cos’è un pubblico in carne e ossa, ma «la sfida più grande – dice – è cercare di divertirsi lo stesso, di fare musica per il piacere di fare musica». Se qualcuno poi, dietro quello stesso schermo, potrà trarne giovamento, «saremo ancora più felici». Dvorák, Beethoven e Smetana per Silvia Pellegrini (pianoforte) ed Emanuele Zanforlin (violino), protagonis­ti questa stasera alle 20.30 della terza delle ‘Stanze dell’arte’ dedicate ai nuovi interpreti della musica e volute del Centro Culturale Chiasso, in streaming dal Cinema Teatro su con introduzio­ne a cura di Francesco Bossaglia.

Galeotto fu Vivaldi (e l’armadio)

È la Zürcher Hochschule der Kunste che lega attualment­e i due musicisti, così come la Scuola di musica del Conservato­rio della Svizzera italiana in giovane età. Folgorata in famiglia da una cassetta delle Quattro Stagioni di Vivaldi, un bel giorno la mamma porta Silvia a un saggio degli allievi della Scuola di musica del Conservato­rio a Mendrisio: «Se non sbaglio, ascoltai tutti gli strumenti tranne il pianoforte, che alla fine, e per fortuna, poi scelsi come strumento». Bachelor of Arts in Music nel giugno del 2018, Silvia Pellegrini si perfeziona alle Konzertarb­eitswochen di Goslar (Germania), per concludere il Master in Music Performanc­e nel 2020. A Zurigo, sta frequentan­do il Master in Music Pedagogy. Accanto all’attività solistica e cameristic­a, crea progetti artistici interdisci­plinari con l’obiettivo di avvicinare nuovo pubblico, specialmen­te bambini, alla musica classica.

Da poco più di due mesi alla Zürcher Hochschule der Kunste, conlcusi gli studi di Bachelor, proseguirà con un Master in Music Performanc­e, da chiudersi il prossimo giugno. Premiato in Svizzera e fuori Svizzera, Emanuele Zanforlin si è esibito al Lac, alla Tonhalle di Zurigo, al Musikverei­n di Vienna. Dal 2018 è membro del quartetto ‘Modulor’. «Come ho incontrato la musica? È sempre molto difficile per un musicista rispondere a questa domanda specialmen­te per chi, come me, non proviene da un famiglia di musicisti. Ho scoperto alcune vecchie cassette nascoste in un armadio di casa mia; da allora ho espresso il desiderio di studiare il violino o il pianoforte, ma i miei genitori, giudiziosa­mente, hanno preferito aspettare. Dopo tre anni di caparbie insistenze (trascorsi studiando il flauto dolce da autodidatt­a, l’unico strumento di cui disponevo!), hanno ceduto».

Streaming e dintorni

Lo abbiamo scritto. I due si conoscono dai tempi della Scuola di musica del Conservato­rio della Svizzera italiana, si sono ritrovati al Conservato­rio di Zurigo tre anni fa, per proseguire ancora insieme nella sede attuale. «Dopo la sorpresa iniziale di ritrovarsi casualment­e allo stesso posto – racconta Silvia – abbiamo cominciato a parlare dei nostri percorsi, dei nostri progetti e a buttarci l’idea di suonare assieme. Ci divertiamo molto e abbiamo una buona intesa. Forse perché durante le prove ci parliamo in dialetto?». Ema conferma: «Legati dalle origini e da un amore per la cultura dialettale del nostro Cantone, abbiamo recentemen­te scoperto di essere anche musicalmen­te compatibil­i: cosa si può desiderare di più?». Lo streaming, inevitabil­mente, porta all’attualità. Silvia: «La cosa che più mi manca è la sicurezza nell’incontrare amici e parenti. Non vedo l’ora del momento in cui ci si potrà abbracciar­e di nuovo senza rischio». Emanuele: «La scorsa settimana, in occasione di un piccolo concerto in una casa anziani, ho visto alcuni ospiti piangere di gioia. La nostra musica è stata per molti di loro il primo momento di libertà. Un’esperienza toccante, che ci ricorda quanto siano importanti il contatto umano e il ruolo della cultura».

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