Una percentuale in base ai posti a sedere
È l’auspicio di calcio e hockey per il ritorno degli spettatori a partire dal 22 marzo
Domenica 23 febbraio 2020 il San Gallo rivelazione della passata stagione si giocò le residue possibilità di soffiare il titolo di campione svizzero concedendo uno spettacolare 3-3 allo Young Boys in quella che fu l’ultima partita di campionato svizzero con pubblico (e che pubblico, ben 19’000 spettatori) prima del lockdown. Martedì 25, Losanna e Langnau in un match valido per il 46esimo turno di National League dallo scarso significato per ambo le contendenti richiamarono in pista 8’500 persone, in occasione dell’ultimo incontro di hockey su ghiaccio con il pubblico. Giovedì 27, il Basilea fece ancora in tempo a ricevere l’abbraccio dei 14’500 presenti al St. Jakob Park in festa per la qualificazione agli ottavi di finale di Europa League contro l’Apoel Nicosia. L’indomani, Ambrì-Davos fu il primo incontro di hockey su ghiaccio disputato a porte chiuse, nel deserto surreale della Valascia, in un vuoto che è poi diventato prassi, più che eccezione. Lo stesso vuoto che sabato 28 biancoblù e bianconeri “respirarono” alla Cornèr Arena in un derby senza spettatori, volenti o nolenti, passato alla storia.
Un anno fa lo sport chiudeva i battenti. Tra un mese, a dipendenza della situazione epidemiologica e dell’osservazione dei cosiddetti indicatori, potrebbe rimettersi in moto. La data indicata è quella del 22 marzo, una decina di giorni prima del paventato 1° aprile di cui si parlava ormai da qualche giorno quale crocevia tra i cancelli chiusi e una riapertura almeno parziale. Anche di stadi, piste e grandi eventi.
Apertura per gradi
A proposito di calcio professionistico, da scettico quale era fino a ieri, oggi il direttore generale dell’Fc Lugano è un po’ più ottimista. Confortato da indicazioni che lasciano presagire che il calcio possa tornare ad accogliere gli spettatori. Non un numero assoluto che vada bene per ogni grande evento, come accaduto in passato con una modalità che il dirigente proprio non gradisce, bensì con una percentuale di spettatori calcolata in base al numero di posti seduti a disposizione nell’una o nell’altra struttura. Con una proporzionalità, dunque, che tenga conto delle differenti capienze ed esigenze. «Quanto emerso dal Consiglio federale – commenta Campana – è più o meno quanto ci aspettavamo. Da un lato hanno rilanciato lo sport giovanile, e questo è un bene per i ragazzi e, in generale, per tutto il movimento. D’altro canto regna però ancora molta incertezza, segnatamente nello sport non professionistico. Penso alla situazione dell’Ac Bellinzona (Promotion League, ndr) o allo svolgimento della Coppa Svizzera nella quale sono impegnate squadre che non sono di Swiss Football League. Non c’è una prospettiva chiarissima, in ottica 22 marzo. Per quanto riguarda la riapertura agli spettatori ai grandi eventi e negli stadi, nulla di più nulla di meno di quanto ci attendevamo. La speranza è che a partire dal 22 marzo, qualora le cose vadano come tutti ci auguriamo, vi sia un’apertura che tenga conto di una percentuale dei posti a sedere a disposizione. Ragionando anche con i colleghi dell’hockey su ghiaccio nel gruppo sport della Camera di commercio, abbiamo avuto l’impressione che in Svizzera si sia ragionato a compartimenti stagni, con delle cifre assolute, per eventi, stadi e piste, buone per ogni settore. In realtà, a mio avviso si commette un grande errore, ragionando così. Meglio introdurre il concetto di percentuali di posti a sedere. Subordinate, beninteso, a concetti di protezione che oltretutto già esistono e sono stati testati, approvati e già vigenti».
Le società le hanno fatte valere, queste rivendicazioni? «Lo ha fatto la Lega, direttamente con la ministra dello sport Viola Amherd, in un incontro che ha avuto luogo martedì».
Metà aprile con più gente?
Regna un certo ottimismo, quindi. «La percentuale può anche essere bassa, un terzo o un quarto dei posti a sedere. Ciò che più conta è che si vada in questa direzione. Sperando, naturalmente, che la situazione epidemiologica lo consenta. Un certo ottimismo comincia ad affiorare. Il Consiglio federale è stato abbastanza preciso nelle indicazioni che ha fornito. Mi aspetto che se la situazione sanitaria e gli indicatori che vengono presi in considerazione lo permettono, si consideri assolutamente la possibilità di riaprire gli impianti e si autorizzino gli eventi con una percentuale di spettatori che può inizialmente variare tra il 10 e il 25 per cento, in relazione ai numeri che verranno analizzati nelle prossime settimane. Per poi magari tornare alla metà dell’affluenza entro metà aprile, o ai due terzi, la cifra per la quale ci eravamo del resto già tutti preparati. Per accogliere la quale, ricordiamolo, sono già vigenti dei protocolli approvati dalle autorità sanitarie».
Ripartire è vitale
Ripartire è vitale, per motivi di ordine psicologico. «La riapertura, seppur inizialmente prudente, è vitale, per più motivi. È brutto per chiunque giocare in uno stadio vuoto, in primis per giocatori e addetti ai lavori. L’effetto psicologico non è di poco conto. Poi c’è la disaffezione della gente, un pericolo reale che va evitato, riportandola a vivere lo stadio già prima dell’estate, stagione che prevede l’assenza di calcio per ulteriori due mesi. Riuscire a coinvolgere tifosi nelle ultime partite di un campionato che è appassionante e molto incerto permetterebbe di ristabilire il contatto attualmente mancante e di riaccendere una passione giocoforza un po’ sopita. Posso immaginare che rimettere piede in uno stadio sia anche un sollievo, un passo molto atteso da tutti gli appassionati. L’effetto che potrebbe avere sarebbe oltremodo positivo, sulla gente». Inoltre, c’è la questione economica: riaprire diventa fondamentale, in ottica prossima stagione. «Avrebbe ripercussioni determinanti sul rinnovo degli abbonamenti. D’altro canto, permetterebbe di compensare almeno in parte le perdite sui contratti di sponsorizzazione, accogliendo una parte dei sostenitori nelle partite mancanti. Sia sugli spalti sia negli spazi riservati all’ospitalità che siamo soliti dare ai nostri sostenitori, della quale non hanno più potuto godere. È un’operazione che ci sta molto a cuore e che avrà una forte incidenza anche sulla stagione a venire, sul rinnovo degli accordi commerciali presi».
In ambito amatoriale, quali prospettive? «Per le leghe non professionistiche i tempi iniziano ad allungarsi. Se tra un mese ricominciassero gli allenamenti, ecco che si potrebbe paventare la ripresa dei campionati a metà aprile, così da poter almeno portarne a compimento la metà in modo da convalidarli ai sensi delle nuove regole vigenti».