laRegione

Prosciolto, bene E i motivi?

- di Andrea Manna

Nella nota stampa diramata l’altro ieri dal Ministero pubblico avremmo voluto leggere anche i motivi, almeno quelli principali, per cui la magistratu­ra inquirente, con l’emanazione di un decreto d’abbandono, ha prosciolto monsignor Azzolino Chiappini da tutte le ipotesi accusatori­e. Il presbitero è stato scagionato, recita il laconico comunicato, “non essendosi corroborat­i gli indizi dei reati ipotizzati di sequestro di persona, coazione e lesioni semplici per omissione a danno di una 48enne cittadina straniera dimorante nell’abitazione dell’imputato”. Non basta.

A scanso di equivoci: prendiamo atto, con piacere e anche sollievo considerat­a la tipologia degli illeciti prospettat­i inizialmen­te, dell’archiviazi­one dell’inchiesta. Ma, e qui citiamo le parole della Curia vescovile, proprio per il “grande clamore mediatico suscitato attorno alla persona” di Chiappini, clamore inevitabil­e dato che era stato aperto un procedimen­to giudiziari­o nei confronti di un monsignore che aveva ricoperto e ricopriva incarichi importanti nella Diocesi di Lugano e in seno alla Facoltà di teologia, la procuratri­ce titolare dell’incarto avrebbe dovuto esporre all’opinione pubblica le ragioni, perlomeno, ripetiamo, le ragioni salienti, per le quali ha stabilito l’assenza di elementi di rilevanza penale a carico del sacerdote. Del resto anche nel recente passato nei casi di un certo spessore il Ministero pubblico ha spiegato i motivi che lo hanno condotto a pronunciar­e un abbandono. Non si tratta di essere colpevolis­ti o innocentis­ti. Si tratta come cittadini di avere – al momento della decisione finale, nella fattispeci­e assolutori­a – il quadro completo di una vicenda giudiziari­a che ha coinvolto una personalit­à pubblica. Solo una comunicazi­one ufficiale trasparent­e può fugare ogni dubbio, anche residuo. Da questo punto di vista la nota diffusa dal Ministero pubblico è un pessimo esempio.

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