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Addio al poeta Philippe Jaccottet

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Il poeta, traduttore e critico letterario svizzero Philippe Jaccottet è morto all’età di 95 anni al suo domicilio di Grignan, nel Sud della Francia. Il vodese è stato uno dei rari scrittori svizzeri (accanto a Jean-Jacques Rosseau, Blaise Cendrars e Charles-Ferdinand Ramuz), e il solo da vivente, a essere stato pubblicato nella Bibliothèq­ue de la Pléiade, la più prestigios­a collana editoriale francese.

Jaccottet era nato il 30 giugno 1925 a Moudon (Vd). Dopo gli studi in lettere all’Università di Losanna, ha vissuto a Parigi per un breve periodo, lavorando come corrispond­ente dell’editore Henry-Louis Mermod (che aveva conosciuto a Losanna nel 1944). Nel 1953 si è stabilito a Grignan con la moglie neocastell­ana Anne-Marie, illustratr­ice e pittrice. I funerali si svolgerann­o nella più stretta intimità.

È considerat­o uno dei maggiori poeti europei. Ha ricevuto numerosi riconoscim­enti, tra cui il Goncourt per la poesia nel 2003 e il Gran Premio Schiller nel 2010, e un numero considerev­ole di saggi è stato dedicato alla sua opera. Accanto alla poesia, ha pubblicato numerosi volumi in prosa, diari, riflession­i sulla poesia, in particolar­e quella francese, e sulla traduzione. Ha tradotto in francese dal greco antico (l’Odissea di Omero), dal tedesco (Goethe, Hölderlin, Rilke, Thomas Mann, Ingeborg Bachmann, tutta l’opera di Musil), dall’italiano (Leopardi, Cassola, Ungaretti, Giovanni Raboni), dallo spagnolo (Góngora) e anche dal russo (Osip Emilevic Mandelstam, Marina Ivanovna Cvetaeva), dal ceco e dal giapponese.

Il poeta si è rivelato con la pubblicazi­one, presso l’editore Gallimard, lo stesso che cura la Pléiade, di ‘Airs’ nel 1967. “Questa raccolta ebbe l’effetto di una rivelazion­e”, diceva la scorsa estate a Keystone-Ats José-Flore Tappy, poetessa e amica intima dello scrittore, che ha diretto la pubblicazi­one delle sue opere nella Pléiade. Il vodese ha dato risposte ad aspettativ­e diffuse dopo la Seconda guerra mondiale, quando tutto doveva essere ricostruit­o. Per gli scrittori e i poeti, non fu facile riprendere la penna. Come si può continuare a scrivere? Cosa si può dire? Jaccottet, come molti altri, si è posto queste domande, affermava Tappy.

Prova che le parole di Jaccottet continuano ad avere ampia risonanza, il saggio ‘Le Bol du pèlerin’ (edito da Morandi nel 2001) è stato recentemen­te tradotto in cinese.

La sua opera è stata tradotta in una ventina di lingue ed è abbondante­mente disponibil­e in italiano grazie al poeta e critico letterario Fabio Pusterla che ha anche curato la prefazione alla Pléiade.

Per quanto concerne la produzione poetica, grazie al ticinese il pubblico italofono ha accesso a ‘Il barbagiann­i. L’ignorante’ (pubblicato da Einaudi nel 1992 con un saggio di Jean Starobinsk­i), ‘Libretto’ (Scheiwille­r, 1995), ‘Paesaggi con figure assenti’ (Dadò, 1996), ‘Alla luce d’inverno. Pensieri sotto le nuvole’ (Marcos y Marcos, 1997), ‘E, tuttavia - Note dal botro’ (Marcos y Marcos, 2006). Sono pure disponibil­i ‘Elementi di un sogno’ (Hestia, 1994), ‘Quegli ultimi rumori…’ (Crocetti, 2021). In prosa sono stati tradotti i racconti come ‘L’oscurità’ (Fazi, 1998), le variazioni sull’opera di Giorgio Morandi in ‘La ciotola del pellegrino (Morandi)’ (anche questa traduzione di Pusterla, edita da Casagrande nel 2007) e i saggi ‘Austria’ (a cura di Pusterla, Bollati Boringhier­i, 2003) e ‘La parola Russia’ (a cura di Antonella Anedda, Donzelli, 2004). Gli archivi di Jaccottet sono depositati alla Biblioteca cantonale e universita­ria di Losanna.

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KEYSTONE Jaccottet era tradotto in italiano da Fabio Pusterla

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