Immigrazione, risorsa e problema
In Europa la portata del fenomeno migratorio continua ad espandersi e il suo impatto appare gravido di conseguenze. I critici del multiculturalismo accusano l’Europa di aver accolto, nel corso degli ultimi anni, un’eccessiva quantità di migranti senza assicurare le necessarie forme di integrazione. Mentre uomini, donne e bambini continuano a morire durante il loro agognante tragitto in Turchia, Grecia, Spagna e in giro per le rotte del Mediterraneo. In realtà, su ogni Paese incombe il dovere giuridico e morale di garantire un’adeguata protezione per coloro che fuggono da terribili pericoli e, su tale presupposto, organizzazioni e attivisti umanitari continuano a manifestare il crescente bisogno di accogliere migliaia di migranti. Tuttavia, è bene tener presente che, al di là di qualsiasi retorica umanitaria, l’immigrazione che l’Europa affronta oggi assume le vesti di una sfida che lascerà sicuramente il segno sulla nostra società. Secondo l’Economist l’età media dei migranti è di circa la metà di quella dei cittadini tedeschi. Molti hanno un’istruzione liceale, altri addirittura universitaria. L’Europa attualmente deve fare i conti con uno “skills gap” in molti settori: la Germania, che sta subendo un invecchiamento della popolazione, necessita di 173mila posti di lavoro nel campo matematico, tecnico-informatico e delle scienze naturali. Recentemente il World Economic Forum ha pubblicato un articolo che descrive alcuni effetti benefici dell’immigrazione: sia i migranti qualificati sia quelli meno qualificati sarebbero in grado di offrire vantaggi ai paesi di destinazione. I primi sono talenti che aiutano le imprese, rendendole più agili e redditizie. I secondi invece risulterebbe “vitali” per settori come l’edilizia, l’agricoltura ecc. Il rapporto cita anche uno studio della Federal Reserve Bank di San Francisco, secondo cui gli immigrati espandono la capacità produttiva di un’economia, stimolando gli investimenti e la specializzazione. Ciò significa che la migrazione non si configura sempre come un guadagno per le casse pubbliche. In effetti, il flusso dei migranti sarebbe stato gestibile se tutti i Paesi europei avessero collaborato, come auspicato in partenza da Merkel. La verità è che l’Europa non ha ancora sviluppato un approccio unitario per affrontare il fenomeno migratorio e favorire i processi di integrazione degli immigrati. In maniera ancor più preoccupante, la crisi migratoria non fa altro che alimentare sentimenti xenofobi e populismo politico. Il ruolo dei partiti di destra, spesso xenofobi, assume oggi un’inquietante rilevanza. Anche quando non fanno parte dei governi, le loro idee riescono ad esercitare una certa influenza sull’agenda politica dei partiti più moderati. Inoltre, siamo proprio sicuri che l’Europa di oggi possieda i mezzi per favorire un’adeguata inclusione degli immigrati nella nostra società? Dimentichiamo forse che i migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa arrivano in Europa senza avere parenti, amici e la vaga possibilità di ottenere un posto di lavoro. È bene dunque tener presente che la migrazione di massa non è necessariamente un problema. Pertanto, al momento, ragionare su una strategia di integrazione è una prerogativa essenziale per l’Europa, come anche persuadere gli immigrati a rispettare il nostro stato di diritto, il nostro modo di vivere e i nostri valori di coesistenza sociale, ma la popolazione residente deve partecipare attivamente allo sforzo.