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Prima fumata bianca per i due pp in più

La commission­e: sì al rinforzo. Più competenze ai segretari giudiziari? Approfondi­menti.

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Prima fumata bianca per il potenziame­nto del Ministero pubblico. Ieri mattina la commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ ha detto sì ai due procurator­i pubblici in più, firmando in tal senso il rapporto parziale stilato dal liberale radicale Marco Bertoli e dalla popolare democratic­a Sabrina Gendotti. Il messaggio varato dal Consiglio di Stato nel settembre 2019 proponeva l’attribuzio­ne di un solo procurator­e. In un’audizione dello scorso novembre davanti alla commission­e, il capo del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi e la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti avevano però prospettat­o il raddoppio: da uno a due pp ordinari in più, ciò che porterebbe a ventitré (procurator­e generale compreso) il numero dei magistrati inquirenti dell’autorità giudiziari­a di perseguime­nto penale. Uno scenario, confermato nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato, che ha convinto la ‘Giustizia e diritti’. La quale ha ora dato formalment­e luce verde. Il potenziame­nto prevede anche l’assegnazio­ne delle cosiddette colonne: a ognuno dei due pp verrà attribuito un segretario giudiziari­o e un collaborat­ore amministra­tivo.

Pagani (Ppd): potenziame­nto dovuto

La parola passa al plenum del Gran Consiglio, che dovrebbe pronunciar­si a breve, nella sessione che si apre il 15. «Il potenziame­nto è un passo dovuto» – sottolinea alla ‘Regione’ il presidente della commission­e parlamenta­re Luca Pagani (Ppd) –. È dovuto alla luce degli 11mila/12mila nuovi incarti con cui è confrontat­o ogni anno il Ministero pubblico, alla luce dell’accresciut­a complessit­à dei casi, ma in consideraz­ione anche di nuove leggi settoriali che assegnano ulteriori compiti alla Procura. Dal confronto intercanto­nale – aggiunge Pagani – il Ministero pubblico ticinese registra un numero di incarti che è decisament­e il più elevato e rispetto alla mole dei dossier c’è un’oggettiva sottodotaz­ione della nostra Procura». Nell’ambito dell’operazione potenziame­nto la ‘Giustizia e diritti’, come segnalato da lei stessa in una nota, ha invece deciso di soprassede­re per il momento alla proposta del Consiglio di Stato di attribuire, nei procedimen­ti contravven­zionali, competenze decisional­i ai segretari giudiziari, stretti collaborat­ori dei pp. «Secondo il Codice di procedura penale – ricorda Pagani – Confederaz­ione e Cantoni possono affidare il perseguime­nto e il giudizio delle contravven­zioni ad autorità amministra­tive, si tratta di vedere se i segretari giudiziari possono essere ritenuti, dal profilo delle deleghe, delle autorità amministra­tive. La commission­e è di principio favorevole alla proposta del governo, vogliamo tuttavia fare degli approfondi­menti giuridici, anche con riferiment­o al quadro legislativ­o vigente in Ticino, per evitare che l’attribuzio­ne di queste competenze venga cancellata in caso di accoglimen­to di un ricorso».

E approfondi­menti, ma nel quadro della riorganizz­azione del Ministero pubblico, la ‘Giustizia e diritti’ vuole farli anche sulla figura del sostituto procurator­e pubblico che un’iniziativa parlamenta­re presentata dal Giorgio Galusero nel dicembre 2019 a nome del gruppo Plr chiede di ripristina­re (era stata abolita con l’entrata in vigore, nel 2011, della procedura penale unificata sul piano federale). «E questo per decidere una sua eventuale reintroduz­ione – dice Pagani –. La priorità oggi è ad ogni modo l’assegnazio­ne dei due procurator­i ordinari in più». Osserva Giorgio Galusero: «Credo che valga riflettere sulla figura del sostituto, anche per favorire al Ministero pubblico la carriera interna».

Sotto la lente della commission­e parlamenta­re ci sono però due grossi dossier: la revisione della procedura di nomina dei magistrati che postulano la rielezione nella medesima funzione, dopo il tormentato iter che ha portato nel dicembre scorso alla riconferma dei mandati decennali in Procura, e l’accennata riorganizz­azione del Ministero pubblico per accrescere il ruolo della Direzione nel controllo interno. Ebbene, si legge nel comunicato, la commission­e “ha elaborato una serie di domande da sottoporre al consulente giuridico esterno dopo essersi consultata, nei prossimi giorni, con il Dipartimen­to istituzion­i”. Riguardo al perito, la ‘Giustizia e diritti’ farà capo ancora all’ex presidente del Tribunale federale Claude Rouiller, che aveva interpella­to per verificare la validità dell’ultimo iter di rinnovo delle cariche al Ministero pubblico?

Parlamento? Popolo? O sorteggio?

Da sabato, però, sul tema giustizia si è aggiunta una proposta di peso. Quella formulata al nostro giornale dal presidente del Ppd Fiorenzo Dadò di affidare al popolo l’elezione dei magistrati, oggi demandata al Gran Consiglio. Il presidente liberale radicale Alessandro Speziali ha già bocciato l’idea (cfr. edizione di ieri). Ed è in buona compagnia, a partire dal capogruppo socialista Ivo Durisch: «Le ultime nomine sono state troppo conflittua­li e oltretutto si sono subite molte, molte pressioni dall’esterno, con il risultato che per la nomina del quinto giudice del Tribunale penale cantonale e per quella della pretura di Vallemaggi­a le proposte di nomina fatte dalla commission­e sono state ribaltate in parlamento – spiega Durisch –. È chiaro che se in un qualche modo non si riesce a gestire meglio la situazione bisogna ripensare il sistema». Con la nomina popolare proposta da Dadò? «No, non la vedo come una soluzione. Evidenzier­ebbe ancora di più la casacca politica della persona, ma soprattutt­o diventereb­be un discorso tra chi riesce a promuovers­i meglio. Noi facciamo politica e stiamo in queste regole, ma chi fa il magistrato non dovrebbe entrare in questo gioco per promuovere se stesso». Per Durisch, a questo punto, «è preferibil­e quanto propone Nenad Stojanovic, che come Ps stiamo valutando: vale a dire a parità di competenze il sorteggio. Garantisce nell’estrazione un’equa rappresent­azione delle sensibilit­à, non sottopone alla pressione mediatica di una campagna elettorale né alle pressioni sia politiche, sia esterne di una nomina per come è concepita ora». La democentri­sta Roberta Soldati scandisce con voce fermissima: «Sono assolutame­nte contraria all’elezione da parte del popolo dei magistrati, sarebbe totalmente squalifica­nte e svilente per la profession­e». E prosegue: «Piuttosto, per me, avrebbe più senso quanto ho già chiesto con un atto parlamenta­re: che per i magistrati sia reso obbligator­io un assessment, a patto che commission­e e Gran Consiglio seguano le indicazion­i date». Si è di tutt’altro avviso però in via Monte Boglia. «Praticamen­te da quando esiste, la Lega chiede l’elezione popolare dei magistrati – ricorda la leghista Sabrina Aldi –. Personalme­nte ero un po’ scettica, ma alla prova dei fatti il sistema attuale, cioè la nomina parlamenta­re, è il peggiore in assoluto. Per non avere una magistratu­ra politicame­nte monocolore, è importante che nei palazzi di giustizia siano rappresent­ate le diverse aree di pensiero della società, ma questo presuppone, purché i candidati siano riconosciu­ti idonei a ricoprire la carica, un patto di ferro tra i partiti: le forze politiche si accordano e le nomine in parlamento vanno come una lettera alla posta. Oggi però non è così. A livello federale le cose funzionano, in Ticino no». Rileva la prima vicepresid­ente della commission­e ‘Giustizia e diritti’: «Abbiamo un Gran Consiglio e un governo eletti dal popolo, qualcuno ci spieghi perché i cittadini non sono in grado di eleggere anche il potere giudiziari­o. Ricordo che il giudice di pace viene designato dal popolo ed è competente per controvers­ie fino a 5mila franchi e molte cause sono molto complesse. Si può discutere se limitarsi, per quanto concerne il Ministero pubblico, all’elezione popolare del procurator­e generale e ai suoi sostituti. In ogni caso il sistema vigente non funziona».

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TI-PRESS A breve la parola al plenum del Gran Consiglio

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