laRegione

Una marea di richieste di aiuto per stare a galla

Numerosi i sostegni salvagente nell’anno della pandemia, ma c’è chi sta affondando

- Di Cristina Pinho

È stato un anno buio per il Locarnese, quello trascorso dal primo caso di coronaviru­s registrato in Ticino. Abituato a rifulgere con Moon&Stars, Luci e Ombre, riflettori e proiettori del Film Festival, a causa della pandemia il suo aspetto è radicalmen­te cambiato, con piazze, vie e locali rimasti perlopiù disadorni e vuoti. A tinte cupe è anche il quadro della situazione socioecono­mica che si è venuta a creare nella regione. Confrontan­dosi con il bilancio stilato dai responsabi­li di alcuni servizi attivi sul territorio, si rileva che più questi hanno contatto ravvicinat­o con la popolazion­e, più le parole usate per raccontare le conseguenz­e del virus paiono uscire da una pellicola neorealist­a. Lo stato di emergenza che paralizza le vite, le macerie sociali, l’indigenza in emersione, l’incertezza rispetto al futuro: sono numerosi gli elementi in comune col genere cinematogr­afico nato in Italia sul finire del secondo conflitto mondiale e che di quel periodo rende conto.

Il mercato del lavoro trema

In primo luogo desta inquietudi­ne la situazione del mercato del lavoro. I dati resi pubblici la scorsa settimana dall’Ufficio federale di statistica evidenzian­o per il quarto trimestre del 2020 una diminuzion­e degli impieghi in Ticino del 4,4%, – ovvero 10mila posti di lavoro andati persi (in Svizzera ne sono spariti globalment­e 23mila) – rispetto al corrispett­ivo periodo del 2019. Non tutti però sono confluiti nella disoccupaz­ione e si attendono ulteriori approfondi­menti statistici per delineare meglio il quadro. Analizzand­o i dati inerenti alla disoccupaz­ione disponibil­i per il distretto di Locarno, Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia, mette in rilievo l’effetto arginante delle varie misure di sostegno economico attivate: «La media annua dei disoccupat­i iscritti all’Ufficio regionale di collocamen­to del Locarnese (vedi infografic­a tabella 1) nel 2020 è stata pari a 1’081 persone, ciò che determina un aumento rispetto ai due anni precedenti. Nel contesto della pandemia si tratta, tuttavia, di un incremento relativame­nte contenuto visto che il numero medio di disoccupat­i iscritti si attesta sui livelli registrati nel 2017 (1’060). In questo senso, le indennità per lavoro ridotto (Ilr) hanno svolto un importante effetto “ammortizza­nte”, permettend­o alle aziende di evitare licenziame­nti e di mantenere il proprio personale, aspetto fondamenta­le in vista soprattutt­o dell’auspicata ripresa economica». Osservando più da vicino l’evoluzione mensile del 2020 nel distretto di Locarno (vedi infografic­a tabella 2), si nota un progressiv­o riassorbim­ento del numero di disoccupat­i iscritti a partire dal mese di maggio, dopo l’aumento dettato dalla fase acuta della pandemia nella primavera 2020. «Il positivo periodo estivo dello scorso anno ha influenzat­o questa tendenza, che risulta più marcata rispetto agli anni precedenti e si registra anche a livello cantonale», commenta Rizzi, che precisa: «La regione del Locarnese ha una vocazione prevalente­mente turistica ed è quindi soggetta a tipiche variazioni stagionali della disoccupaz­ione, legate, soprattutt­o, al comparto dell’albergheri­a e della ristorazio­ne, peraltro particolar­mente colpito dagli effetti della pandemia. Nei mesi tra ottobre e gennaio si assiste usualmente a un aumento delle iscrizioni, soprattutt­o in questi settori. Sarà importante osservare l’evoluzione delle misure decise a livello federale per valutare l’impatto della possibile ripresa dell’attività turistica sulle assunzioni di personale, in particolar­e alla vigilia del periodo pasquale».

In ogni caso, nota il direttore della divisione, tutte le attività di sostegno alle persone in cerca di impiego offerte dal servizio pubblico di collocamen­to sono sempre proseguite e proseguono tuttora nel rispetto dei piani pandemici. «È particolar­mente importante continuare a sostenere i disoccupat­i iscritti, soprattutt­o in un momento così incerto e delicato. Ricordiamo anche che, con questo intento, sono state introdotte lo scorso anno 120 indennità di disoccupaz­ione supplement­ari, mentre è attualment­e in discussion­e alle Camere federali la proposta di introdurre ulteriori 66 indennità aggiuntive per cui la decisione finale è attesa il 18 marzo».

Tendenze amare

Chi sono le persone maggiormen­te colpite dalla crisi economica che inizia a uscire dalla latenza? Una prima risposta la fornisce Ronnie Moretti, capodicast­ero Socialità di Locarno: «A rivolgersi al nostro ufficio sono lavoratori e famiglie a basso reddito che già precedente­mente si trovavano in condizioni di precarietà, così come dipendenti pagati a ore e con piccole percentual­i di lavoro, e tanti indipenden­ti. Per loro le restrizion­i delle entrate hanno comportato un immediato disagio economico. Come è logico diversi hanno origine straniera perché spesso sono coloro che percepisco­no i redditi più bassi. E tra i più penalizzat­i si trovano anche molte donne in quanto di frequente confrontat­e con impieghi a tempo parziale». Dall’osservator­io del proprio dicastero, Moretti evidenzia alcune nuove tendenze. «Per quanto riguarda le richieste di assistenza, nei primi mesi della pandemia c’è stata paradossal­mente una diminuzion­e. In seguito hanno ripreso quota e ora si inizia a percepire un aumento rispetto agli anni precedenti che prevediamo continuerà anche dopo le riaperture». L’ondata è attesa con un certo ritardo dato che tra l’erosione dei posti di lavoro e l’ultima spiaggia dell’assistenza, per chi ne ha diritto c’è il temporaneo salvagente della disoccupaz­ione.

Accanto alle situazioni struttural­i nella fase di emergenza sono emersi molti altri casi di disagio che i vari enti sul territorio hanno cercato di tamponare con diversi sostegni puntuali. Si va dalle prestazion­i sociali di carattere finanziari­o elargite dalla Città per problemi economici temporanei, agli assegni familiari integrativ­i e di prima infanzia, dall’importo di 1’200 franchi destinato a ogni ditta di Locarno che assume un apprendist­a, fino a una serie di aiuti prestati da diverse associazio­ni che hanno preso a carico innumerevo­li casi attingendo alle proprie raccolte fondi e alla Catena della solidariet­à.

Croce Rossa sommersa

A fianco di Tavolino Magico, Casa Martini, Caritas, SOS Ticino, Soccorso d’inverno e altre organizzaz­ioni, al fronte si trova anche la Croce Rossa di Locarno. «Durante il periodo in cui siamo stati più sollecitat­i, in corrispond­enza della prima ondata, c’erano delle giornate nell’arco delle quali ci arrivava un numero di richieste pari a quelle che normalment­e riceviamo in un mese – illustra l’impression­ante aumento di domande di aiuto la direttrice sezionale Brunella Pedrazzini –. In seguito c’è stata una diminuzion­e, ma attualment­e riceviamo comunque più richieste rispetto agli anni precedenti e ci aspettiamo un nuovo aumento». A rivolgersi all’associazio­ne sono soprattutt­o persone che prima del lockdown impiegavan­o tutto il salario guadagnato per far fronte alle spese correnti, senza riuscire ad accantonar­e dei risparmi, e che con la diminuzion­e delle entrate non ce l’hanno più fatta. «Per molti il 20% di stipendio in meno ha significat­o difficoltà per pagare affitto o cassa malati, che sono stati i due problemi principali. Abbiamo sostenuto molti indipenden­ti, come parrucchie­ri, tatuatori, fisioterap­isti, massaggiat­ori. Per loro gli aiuti della Confederaz­ione sono stati esigui. Facendo capo ai fondi della Catena della solidariet­à abbiamo potuto elargire importanti contributi finanziari fino a dicembre, mentre adesso intervenia­mo soprattutt­o distribuen­do buoni acquisto per il supermerca­to». In tanti sono potuti restare a galla grazie a simili sostegni rientrando dalla situazione di emergenza una volta ripreso il lavoro. Per altri però il problema era già troppo grave a monte o è proseguito col prolungars­i delle chiusure delle attività, come è il caso di molti ristorator­i. «L’atteggiame­nto rispetto alla situazione dipende dal carattere delle persone, ma percepiamo un generale sconforto di fondo, una certa rabbia e ultimament­e una grande stanchezza diffusa».

Gettando ponti

«Come dicastero – riprende Moretti – cerchiamo di gestire le situazioni di disagio mettendo in relazione le persone nel bisogno con i servizi a livello regionale e cantonale, e con le associazio­ni che contribuia­mo a coordinare. A questo proposito un punto positivo è il risveglio del volontaria­to e della collaboraz­ione con i servizi sociali in vari ambiti per rispondere alle necessità delle persone più vulnerabil­i. Ci occupiamo inoltre di predisporr­e, se necessario, degli accompagna­menti specifici, attingendo al regolament­o sociale. Ad esempio tra i fenomeni in aumento che stiamo cercando di arginare vi è quello dell’aumento dei casi di indebitame­nto eccessivo: il Comune sta supportand­o il progetto Rete budget sostenibil­e (Rebus), che propone formazioni e consulenze individual­i specializz­ate per chi fatica a far quadrare i conti».

Nelle scorse settimane la Città si è anche preparata a gestire le nuove prestazion­i cantonali ponte Covid in vigore dal 1° marzo. Si tratta di aiuti transitori, della durata massima di tre mesi, destinati a persone indipenden­ti che hanno subito una riduzione del fatturato in seguito alla pandemia o salariate che hanno perso il lavoro, anche in modo parziale, e non possono beneficiar­e della Legge sull’assicurazi­one contro la disoccupaz­ione (Ladi) e non percepisco­no altre rendite. «È il Comune che si occupa di gestire le pratiche e anticipare i pagamenti».

Locarnese anno zero

In prospettiv­a futura la preoccupaz­ione degli operatori dei vari servizi è alta. E non solo a livello economico. «Durante l’ultimo anno si è riscontrat­o un aumento generale del disagio sociale e psicologic­o, e tra le fasce più colpite ci sono i giovani – mette in luce Moretti –. Le chiusure hanno fatto da catalizzat­ore per malesseri già esistenti. L’accresciut­a tendenza a isolarsi dal mondo degli adulti e le occasioni perse per fare esperienze in comune si stanno pagando in termini di mancate opportunit­à di socializza­re e progredire. Vi sono anche segnalazio­ni che indicano come l’aumento della violenza domestica riguardi maggiormen­te i giovani più che gli adulti, manifestan­dosi in termini di conflittua­lità intergener­azionale o ad esempio tra fratelli e sorelle. Un tassello fondamenta­le a cui stiamo lavorando è la creazione di un approccio di prossimità nei diversi comuni dell’agglomerat­o urbano. Nel frattempo la Città ha tenuto aperto il Centro giovani che è stato molto ben frequentat­o. Questo dimostra la necessità di uno sfogo attivo».

Altri servizi ad hoc promossi dal dicastero sono stati la consegna della spesa a domicilio soprattutt­o durante il primo lockdown, e in collaboraz­ione con la polizia di quartiere il contatto periodico con tutte le persone sopra i 75 anni e sole che vengono informate delle prestazion­i a disposizio­ne in caso di bisogno. Competenza dei servizi sociali è stata anche la gestione degli appuntamen­ti per le vaccinazio­ni delle persone sopra gli 80 anni.

In ottica ripartenza, Moretti conclude con un’osservazio­ne personale, rifacendos­i all’importante affluenza di visitatori durante la tregua della scorsa estate: «Trovo interessan­te che questa situazione abbia messo in risalto che il Locarnese è predispost­o ad accogliere turisti anche in assenza di grandi eventi. Non che queste manifestaz­ioni siano di poco conto, ma il turismo per le famiglie è notoriamen­te quello più fidelizzat­o».

 ?? TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? Albergheri­a e ristorazio­ne tra i settori più colpiti nella regione a vocazione turistica
TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Albergheri­a e ristorazio­ne tra i settori più colpiti nella regione a vocazione turistica
 ?? TI-PRESS ?? Tempi bui
TI-PRESS Tempi bui

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland