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Dopo il giovedì nero ecco il martedì

L’Hofer-show cancella le sette sberle al Ginevra, per un Lugano che rilancia il Bienne

- di Christian Solari

Lugano – E dire che erano passati solo cinque giorni da quel venerdì trionfale delle sette sberle assestate al Servette, pronta risposta alla vendemmiat­a ginevrina della sera prima. Sei gol incassati in quel giovedì nero, altrettant­i il martedì dopo. Contro un Bienne che non chiede di meglio di trovarsi di fronte sconfinate distese ghiacciate su cui mettersi a fare ghirigori. E poi, magari, tra una cosa e l’altra, segnare anche delle reti: tre nel primo tempo, altrettant­e negli ultimi due. Ovvero proprio mentre il Lugano prova a rimettere in discussion­e una partita che, per dire il vero, sembra già segnata al quarantesi­mo, finendo poi col complicars­i ulteriorme­nte le cose nel finale. Questo pensando pure alla classifica, siccome involontar­iamente Boedker e compagni in soli sessanta minuti hanno riportato pienamente in corsa i Seeländer sulla strada verso i playoff: infatti prima di ieri avevano dieci punti di ritardo, mentre adesso sono solo quattro.

Eppure. Eppure prima che andasse a finire in quel modo, cioè con sei gol sul groppone per la seconda volta in nemmeno una settimana (troppi, specialmen­te per una squadra che della solidità difensiva ha fatto un mantra), il martedì sera è iniziato in tutt’altro modo. Con i ticinesi che vanno a caccia del disco e delle occasioni: prima un clamoroso palo di Sannitz dopo nemmeno un minuto, poi due grosse opportunit­à capitate a Boedker e a Bürgler. Insomma, il Lugano è padrone del ghiaccio. Finché, improvvisa­mente, capita qualcosa che cambia volto alla serata, e quel qualcosa è un malaugurat­o appoggio in profondità di Matteo Nodari che finisce in faccia al povero Daniel Duarte, uno dei due giudici di linea, il quale s’accascia al suolo in una pozza di sangue. Il paio di minuti necessario per ripulire il ghiaccio e permettere ai tre arbitri rimasti in piedi di spartirsi i compiti, segna l’improvvisa sparizione della squadra di Pelletier. O, chissà, l’improvvisa esplosione di quelli di Leuenberge­r. Prima che ciò succeda c’è giusto il tempo per assistere al vantaggio bianconero, che in verità è un autogol dell’ex, siccome è il pattino di Damien Brunner a toccare alle spalle di un sorpreso Van Pottelberg­he un centro di Wellinger indirizzat­o a Bürgler. Quello, come detto, per il Lugano è l’inizio della fine. In una serata in cui c’è un protagonis­ta, su tutti: quel Fabio Hofer, ex bomber della Valascia a cui davanti a Zurkirchen sembra riuscire tutto, e che pare di averne fatto una questione personale. Anche se, evidenteme­nte, questo va detto, il Lugano ci mette del suo: quei dischi persi, quei ritardi finiscono col costare cari ai padroni di casa. I quali poi provano sì a reagire, ma non riescono a pungere. Tanto che il secondo gol, in powerplay, a firma Dario Bürgler arriva solo al 45’05'” quando i bernesi di reti ne hanno però già messe in cascina quattro. E alla fine saranno persino sei. È così che vanno le cose, quando non è serata.

 ?? TI-PRESS/CRINARI ?? Tre gol e un assist alla Cornèr Arena: il numero 16 dei Seeländer mette i bianconeri in ginocchio
TI-PRESS/CRINARI Tre gol e un assist alla Cornèr Arena: il numero 16 dei Seeländer mette i bianconeri in ginocchio

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