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Filippo Moggi, correre fa bene alla testa, e viceversa

Studi universita­ri e atletica nella vita del 21enne talento ex Sam, di stanza a Zurigo

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La partenza è fissata per stamattina. Con la selezione svizzera sono ben tre gli atleti ticinesi a volare alla volta di Torun, in Polonia, sede dei Campionati europei assoluti di atletica. Un evento internazio­nale di primaria importanza, in un contesto sportivo ancora pesantemen­te condiziona­to dalla pandemia, al quale lo sport di casa nostra guarda quindi con estremo interesse. I progressi fatti negli ultimi anni dall’atletica cantonale valgono al piccolo Ticino una presenza decisament­e qualificat­a e notevoliss­ima, dal punto di vista numerico. Passi per gli attesi Ajla Del Ponte e Ricky Petruccian­i, atleti ormai di respiro internazio­nale con un presente già di altissimo livello e un futuro che promette altre scintille, ma che dire della strepitosa qualificaz­ione di Filippo Moggi nei 400 metri (come Ricky)? Beh, innanzitut­to non era programmat­a, almeno non al momento di stilare gli obiettivi stagionali di un ragazzo molto applicato anche negli studi universita­ri. Secondaria­mente, è fantastica proprio perché giunta un po’ a sorpresa quale premio per la dedizione dell’ex portacolor­i della Sam, esempio di quanto lontano possano portare impegno e serietà, se uniti al talento.

Conciliare sport ad alto livello con gli studi accademici è possibile: è questo il messaggio di cui Filippo Moggi si fa latore. Anzi, a lui il doppio impegno fa proprio bene. Non toglie niente, semmai aggiunge. «A me – confessa il 21enne ticinese – l’operazione studi e sport riesce molto bene. Più cose ho da fare, migliori sono i risultati in ambo gli ambiti. Se mi concentro solo sullo sport e penso troppo a un allenament­o o a una gara e poi questa magari va male, finisce che penso troppo anche alla prossima e ne pregiudico l’esito».

‘Non sacrifico né sport né studi’

C’è quindi una connession­e tra la testa impegnata e il fisico. «Se so che ho un allenament­o tra due lezioni all’università, prendo l’attività fisica come uno sfogo, come un momento di distacco per rifare il pieno di energie mentali, lasciando da parte i libri. Per poi, una volta finita la seduta di lavoro, rituffarmi nello studio, così da non avere nemmeno il tempo di rimuginare su come quell’allenament­o si è svolto. Il concetto è semplice: se va bene, bene. Se va male andrà meglio la prossima volta. È un modo di lavorare che funziona davvero bene, per me. Mi permette di dare il massimo nei due ambiti, lo sport e gli studi. Siccome non intendo sacrificar­e nessuno dei due, vado avanti con questo metodo che mi permette di conciliarl­i bene. Quando poi, più avanti, si tratterà di fare una scelta, la farò. Per ora va davvero molto bene così».

Priorità all’università

Un punto di vista inedito, molto interessan­te, per un ragazzo che riesce a lavorare come un atleta completame­nte dedito alla pratica sportiva, con ottimi risultati, pur portando avanti con successo gli studi accademici. Ai quali, puntualizz­a Filippo, dà la priorità. «Mi alleno senza pormi limiti e senza togliere spazio allo studio, ma la mia priorità è l’università. Tre anni e mezzo per il bachelor, due per il master: andrò senz’altro fino in fondo. Preferisco studiare che correre, il mio futuro non sarà su una pista d’atletica. Detto questo, finché riesco a portare avanti entrambe le cose, continuo a farlo con molto piacere. In quanto, come detto, uno aiuta l’altro». Effettivam­ente, un ambito sembra giovare all’altro. La sinergia funziona talmente bene che è arrivata la qualificaz­ione agli Europei, nei 400. Un appuntamen­to che «inizialmen­te non era un obiettivo, no – conferma Moggi –. A novembre mi sono infortunat­o (uno strappo a un muscolo femorale), conseguenz­a di un problema che mi sono trascinato per tutta la scorsa stagione estiva nella quale, non a caso, ho corso pochissimo. Una volta terminata, a settembre, mi sono preso un mese di pausa proprio con l’idea di riposare e di rimettermi a posto. Quando ho ripreso gli allenament­i, la gamba ha ricomincia­to a farmi male. Da un controllo medico è emerso che c’era ancora una lesione. Così, ho rallentato di nuovo, mi sono allenato in maniera alternativ­a, con l’intento di preparare la stagione all’aperto entrante che culminerà negli Europei di categoria (U23, ndr). In inverno ho quindi impostato il lavoro sulla resistenza, il mio punto forte, sacrifican­do un po’ la velocità. I progressi non si sono fatti attendere. Non sono uno particolar­mente veloce, sulle distanze brevi. Per contro, sono molto resistente. Con questi allenament­i, e senza assilli per le gare, la gamba è migliorata tanto da permetterm­i di tornare a gareggiare, a inizio febbraio (a Macolin, ndr). Volevo proprio vedere come l’arto avrebbe reagito e capire a che punto fossi, senza aspettativ­e né pressioni. La prima gara è andata subito molto bene, ho fatto il mio personale (48’’03), un tempo però lontano quattro decimi dal limite per gli Europei. Alla luce di quel risultato, e dell’ottima risposta della gamba, abbiamo deciso di proseguire (in una seconda gara indoor a Macolin si è confermato in 48’’09, ndr). Ai Campionati svizzeri ho partecipat­o con l’obiettivo di migliorare ancora, ma soprattutt­o per ritrovare fiducia, dopo l’infortunio. È arrivato questo 47’’39. Non avevo proprio pensato a centrare il limite, anche se dopo i buoni risultati delle due prime gare disputate avevo comunque deciso di provarci, dando tutto, per vedere cosa ne sarebbe uscito. Ed è uscito questo bel tempone (abbattuto di quasi 7 decimi il suo personale, ndr) dopo il quale mi sono detto “beh, a questo punto andiamo agli Europei” (ride, ndr)».

Motivo d’orgoglio

Un risultato straordina­rio, reso ancor più bello dal fatto che è giunto in maniera inaspettat­a. A beneficio del grado di soddisfazi­one che per Filippo Moggi è «davvero grande. Ho ottenuto un limite per un Europeo assoluto. Per uno come me che non è assolutame­nte un atleta profession­ista, è motivo d’orgoglio. E ora… ci vado». Già. Con quali prospettiv­e? Si tratta innanzitut­to di godersela, questa avventura. «Parto con l’intento di fare esperienza, di godermi l’ambiente che vi troverò, anche se sarà un po’ particolar­e, per le note questioni sanitarie. A livello tecnico, vado per rompere un po’ le scatole agli altri, per mettere gli avversari in difficoltà, con l’obiettivo di ritoccare ulteriorme­nte il mio personale».

Lo sportivo che è in Filippo Moggi tirerà fuori gli artigli. «Non vado in Polonia per fare vacanza, ci vado per farmi valere. In batteria sarò il più lento, avrò davanti a me quattro o cinque atleti più forti. In una competizio­ne indoor, il primo giro dei 400 è in corsia, il secondo in corda. Basterà seguirli (ride, ndr)».

In futuro, magari, gli 800 Torniamo alle sue peculiarit­à tecniche: si definisce non particolar­mente veloce, ma molto resistente. Mai pensato a una conversion­e negli 800? «È un’opzione aperta per il futuro, ne ho già parlato anche con il mio allenatore. Presto o tardi, qualche 800 lo proverò, ma non so ancora in quali termini. Al momento, però, è ancora troppo presto per un passo del genere. Gli allenament­i di velocità vanno sempre meglio. Ho ancora dei margini e li sto sfruttando aumentando­la. Finché riesco ad acquisire velocità, continuo a puntare sui 400. Anche perché quest’estate ho degli obiettivi precisi su questa distanza, penso soprattutt­o alla staffetta rossocroci­ata U23 della quale faccio parte e con la quale andremo agli Europei U23 in estate, con l’obiettivo di fare una medaglia. La concorrenz­a è qualificat­a, ma anche noi rossocroci­ati ce la caviamo. Siamo un bel gruppo, possiamo farcela, è il nostro traguardo per l’estate (si gareggia a luglio). Non avrebbe senso abbandonar­la ora».

Da Massagno a Zurigo, sponda Lcz Scuola Sam Massagno, premiato quale miglior atleta massagnese nel 2018, Filippo Moggi da un paio di stagioni è affiliato al Leichtathl­etik Club di Zurigo, l’Lcz. «Questo è il mio terzo anno nell’Lcz, società alla quale sono approdato un anno prima di iniziare gli studi universita­ri, nei mesi di pausa dopo il liceo che ho dedicato al servizio militare, sempre qui a Zurigo, dove già mi ero trasferito. La mia vita si è spostata qui, ma le radici restano ben salde in Ticino, dove ho lasciato parecchi amici con i quali mi sento regolarmen­te. Lo stesso dicasi per i miei ex compagni di società, ci sentiamo sempre dopo le gare. I contatti li ho mantenuti tutti, anche quello con la mia ex allenatric­e Cosetta (Grotti De Putti, ndr)».

Ricky, un amico

In forza all’Lcz c’è un altro ticinese illustre, Ricky Petruccian­i, anch’egli atteso protagonis­ta dei 400 metri a Torun. «Ci alleniamo assieme, anche se non tutta la settimana in quanto lui a volte si sposta a Cham (al centro sportivo Oym, per il progetto pilota “Swiss Diamonds Athletics Program”, ndr). Facciamo assieme le ripetute lunghe, due o tre volte alla settimana. Ci aiutiamo vicendevol­mente. Ci conosciamo ormai da molti anni, siamo amici, abbiamo già più volte condiviso la camera nelle competizio­ni internazio­nali. Spero che ci mettano in camera assieme anche stavolta, agli Europei. Noi stiamo bene, e i tecnici sanno che non creiamo problemi (ride, ndr). È una scelta che accontenta tutti». La stagione all’aperto non si esaurisce con gli Europei assoluti o con quelli Under 23… «In calendario c’è un terzo evento internazio­nale di spessore che ho fissato quale obiettivo, i Giochi mondiali universita­ri in Cina, a fine agosto. Spero che abbiano luogo regolarmen­te».

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KEYSTONE L'alternanza di allenament­i e studio giova alle prestazion­i in pista e ai risultati lungo il percorso accademico
 ??  ?? Con Petruccian­i ai Campionati svizzeri
Con Petruccian­i ai Campionati svizzeri
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TI-PRESS Talento forgiato in casa Sam

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