Indonesia: No a un inganno certificato
Per principio non sono contrario agli accordi commerciali se sensati ed equilibrati. Quello con l’Indonesia sul quale voteremo il 6 aprile non lo è a causa delle facilitazioni economiche che si vogliono introdurre sull’olio di palma con l’aiuto di un maldestro inganno certificato. Infatti il certificato Rspo che dovrebbe garantire il rispetto di standard ambientali minimi non è altro che una auto-certificazione alibi che vale meno della carta su cui è stampato. Un po’ come se accettassimo che gli autisti indisciplinati si punissero da soli. Da svariati viaggi in Indonesia e Malesia ho visto e capito che la coltivazione della Palma da olio (Palma africana) è già per sua natura estremamente problematica. Questo tipo di palma cresce solamente a basse altitudini in una stretta fascia fra 15 gradi a sud e a nord dell’equatore, proprio dove si trovano i “polmoni del pianeta”, richiede inoltre molta acqua e temperature stabili. Purtroppo è molto produttiva per cui è anche molto redditizia, specialmente se coltivata industrialmente in grandi monocolture. Le piantagioni sono produttive dopo 3 anni, richiedono molti fertilizzanti e pesticidi, producono per 20-30 anni e poi lasciano un suolo completamente inquinato e distrutto per l’enorme reticolo di radici nel terreno. In pratica saranno lasciate alle prossime generazioni le conseguenze di un uno sfruttamento sconsiderato; un classico caso di sviluppo insostenibile! Qualcuno si sarà arricchito, le foreste pluviale del Borneo, di Sumatra della Papua saranno sparite per sempre, le popolazioni indigene scacciate, e quelle sopravvissute “civilizzate”, gli Orangutan (che in indonesiano vuol dire Uomo della foresta) scomparsi o relegati in qualche zoo, la biodiversità distrutta e con qualche pandemia in più da combattere. Non dimentichiamo che una delle cause della diffusione per zoonosi dei virus (Hiv, Sars, Ebola; Covid-19) sull’uomo è il nostro avvicinarci senza riguardo e rispetto agli animali che vivono in ambienti tropicali. Se vogliamo contribuire, seppure nel nostro piccolo, ad evitare che ciò succeda, dobbiamo votare No a questo accordo commerciale anche se addolcito con un inganno certificato Rspo. Invece di un accordo per ridurre i costi dell’olio di palma bisognerebbe introdurre un contributo anticipato per coprire (come si fa per le centrali atomiche) i futuri costi a garanzia di uno sviluppo veramente sostenibile anche per le future generazioni.