laRegione

La fregatura delle bucaletter­e

- Di Lorenzo Erroi

«C’era una volta in Ticino una persona che voleva raccoglier­e fondi da investitor­i italiani, soldi che poi però si fermarono nelle sue tasche». Comincia come nelle favole, il sostituto procurator­e generale Andrea Maria Balerna, per spiegarci come funzionano certe truffe al risparmio perpetrate da società bucaletter­e – quelle senza alcuna reale attività legale – sulla piazza ticinese. La storia, naturalmen­te anonimizza­ta, serve a capire come fanno certi ‘consulenti’ ad alleggerir­e le tasche dei loro clienti.

Da Lugano al Moesano

«Questa persona non poteva esercitare l’attività di fiduciario in Ticino, non essendo iscritto all’albo cantonale», continua il responsabi­le della sezione che persegue i reati economici e finanziari. «Non poteva dunque gestire i soldi altrui eppure lo faceva, fingendo di emettere obbligazio­ni di una sua società-paravento registrata in Ticino. Quando è stato scoperto e ha dovuto chiudere la società, ha aperto un’altra società bucaletter­e nel Grigioni italiano – dove regole e controlli sono più laschi – per continuare a fare più o meno la stessa cosa, svolgendo di fatto la sua attività anche in Ticino. Questo almeno fino a quando alcuni clienti raggirati non si sono accorti dell’attività eventualme­nte truffaldin­a ed è partita una seconda denuncia». Morale della favola: un danno da quasi un milione di franchi. Il caso serve a comprender­e un problema importante per la nostra piazza finanziari­a: la malagestio­ne dei risparmi privati. Fenomeno preoccupan­te sebbene non si abbiano dati certi circa la sua estensione, anche a causa dell’importante numero di casi che non viene denunciato dai danneggiat­i. Certo, poi viene da chiedersi perché i clienti si rivolgano a certi personaggi: ingenuità o tentativo disperato di far girare soldi che in banca e da fiduciari seri sollevereb­bero troppe domande sulla loro provenienz­a? «Ognuno ha la sua storia e non si possono colpevoliz­zare genericame­nte le vittime dei raggiri. Spesso si osserva però una certa imprudenza di fronte a società improvvisa­te e all’offerta di rendimenti nettamente superiori a quelli sul mercato istituzion­ale. Evidenteme­nte non si può escludere che qualcuno si rivolga a questi personaggi anche per evitare la due diligence delle società più serie, quella dettata a banche e società di gestione patrimonia­le dalla legislazio­ne antiricicl­aggio ».

In certi ambienti, la fama del Ticino come nascondigl­io e lavatrice per fondi neri continua anche dopo la fine del segreto bancario, alimentand­o un certo demi-monde affollato di tipetti poco raccomanda­bili. «In passato, la piazza finanziari­a luganese ha prosperato anche grazie a capitali non dichiarati fiscalment­e, in particolar­e di imprendito­ri italiani», prosegue Balerna. «La presenza di ingenti capitali stranieri attrae a sua volta consulenti malintenzi­onati, persone che magari passano da qui solo per provare ad arricchirs­i gestendo, o malgestend­o, capitali in nero; l’assenza di radici nel territorio riduce poi il controllo e l’autocontro­llo sociale. Lo dico precisando naturalmen­te che la stragrande maggioranz­a degli operatori, svizzeri e stranieri, è serio e onesto».

‘Reintrodur­re i revisori’

Nella lotta al fenomeno, Balerna auspica «alcune modifiche legislativ­e che potrebbero certamente aiutare. In particolar­e si potrebbe reintrodur­re l’obbligator­ietà del revisore per tutte le società. Nel 2008 è stata inserita nel Codice delle obbligazio­ni la possibilit­à di rinunciare alla revisione, e dunque alla figura del revisore, per le società con cifra d’affari inferiore ai 40 milioni e somma di bilancio inferiore ai 20. Questo ‘opting out’ è stato puntualmen­te esercitato dalla stragrande maggioranz­a di esse (oltre l’80%)». Tuttavia, prosegue il procurator­e, «il revisore è una figura importante, specie se debitament­e responsabi­lizzata dalla legislazio­ne: è colui che ogni anno controlla i conti di un’azienda e potrebbe vedere per primo se qualcosa non quadra, ad esempio in presenza di un sovraindeb­itamento. Il revisore, che a queste società costerebbe poche migliaia di franchi all’anno, sarebbe quindi un’ottima sentinella per individuar­e quelle realtà finalizzat­e a commettere e agevolare degli illeciti».

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TI-PRESS Vatti a fidare
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TI-PRESS/D.AGOSTA Il sostituto pg Balerna

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