Sono cose di questo mondo!
In ogni casa ticinese, questa faccenda della sedia non sarebbe mai potuta succedere: chiunque si sarebbe seduto a terra per cedere la sedia, piuttosto che lasciare una signora in piedi, e le avremmo pure offerto un generoso aperitivo. In ogni sede istituzionale l’avremmo messa a proprio agio, perché nel ripostiglio abbiamo talmente tante sedie di riserva da permettere di sedersi ad Ursula von der Leyen e a tutto il parlamento europeo! Mi sforzo di mantenere un tono ironico, malgrado il mio assistere impotente di fronte al sistematico sgretolarsi del rispetto dei diritti umani con le loro continue violazioni in ogni angolo della Terra. Possibile che si parli unicamente della sedia non concessa alla presidentessa della Commissione europea e non si osi andare oltre? L’occasione era propizia per parlare di un’altra realtà taciuta per timore delle ripercussioni di Erdogan sul resto dell’Europa. Perché si tacciono le sue evidenti violazioni come il massacro quotidiano dei curdi, che ha destabilizzato la Siria contribuendo al più grande esodo di profughi dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa, che destabilizza tutta l’area dei Balcani egemonizzando e spingendo verso il radicalismo religioso? Oso indignarmi anche di fronte alla Von der Leyen e a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Entrambi si sono presentati in Turchia, lo sapete per cosa? Non per ricordare l’importanza di un’opposizione politica che rappresenti la minoranza curda. Non per ricordare l’importanza della Convenzione di Istanbul (appena disdetta proprio dalla Turchia), sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne (e delle bambine), la violenza domestica (e quindi anche delle bambine), il trattato internazionale più completo che si prefigge di combattere questo tipo di violazione dei diritti umani (anche delle bambine) puntando sulla prevenzione della violenza, la protezione delle vittime (soprattutto bambine), il perseguimento penale e un approccio globale e coordinato. No, niente di tutto ciò! Si sono presentati per parlare dei profughi siriani pagando nuovamente la Turchia che continuerà a sfruttarli nelle proprie fabbriche o in altre zone grigie lavorative sparse sul territorio. Al posto della sedia, a noi dovrebbe preoccupare di più un’Europa disposta a sedersi anche sul pavimento, pur di tenere fuori dai propri confini migliaia di donne, uomini e bambini privati dei loro diritti, ma che hanno tutti i diritti di avere la nostra protezione, quando si presenteranno ai nostri confini. Ciò che accade lì, ci concerne direttamente. Cos’altro deve ancora succedere per rendercene conto? La crisi sanitaria che ha colpito il mondo intero in questo ultimo anno ha messo in ombra almeno due altre crisi, quella climatica e quella migratoria. Entrambe sono forse più subdole perché il loro impatto è molto meno immediato. Aspetto questo che non deve distoglierci dal nostro imperativo di migliorare questo mondo. Siamo chiamati ad una sfida titanica e collettiva: superare l’attuale crisi pandemica, senza trascurare quelle climatica e migratoria. Ciò che succede in Cina e in Turchia sono cose di questo mondo! Siamo distanti, ma più vicini di quanto si pensi.