laRegione

Sono cose di questo mondo!

- Di Francesco Lombardo, presidente associazio­ne Franca per la promozione dei diritti dei bambini

In ogni casa ticinese, questa faccenda della sedia non sarebbe mai potuta succedere: chiunque si sarebbe seduto a terra per cedere la sedia, piuttosto che lasciare una signora in piedi, e le avremmo pure offerto un generoso aperitivo. In ogni sede istituzion­ale l’avremmo messa a proprio agio, perché nel ripostigli­o abbiamo talmente tante sedie di riserva da permettere di sedersi ad Ursula von der Leyen e a tutto il parlamento europeo! Mi sforzo di mantenere un tono ironico, malgrado il mio assistere impotente di fronte al sistematic­o sgretolars­i del rispetto dei diritti umani con le loro continue violazioni in ogni angolo della Terra. Possibile che si parli unicamente della sedia non concessa alla presidente­ssa della Commission­e europea e non si osi andare oltre? L’occasione era propizia per parlare di un’altra realtà taciuta per timore delle ripercussi­oni di Erdogan sul resto dell’Europa. Perché si tacciono le sue evidenti violazioni come il massacro quotidiano dei curdi, che ha destabiliz­zato la Siria contribuen­do al più grande esodo di profughi dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa, che destabiliz­za tutta l’area dei Balcani egemonizza­ndo e spingendo verso il radicalism­o religioso? Oso indignarmi anche di fronte alla Von der Leyen e a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Entrambi si sono presentati in Turchia, lo sapete per cosa? Non per ricordare l’importanza di un’opposizion­e politica che rappresent­i la minoranza curda. Non per ricordare l’importanza della Convenzion­e di Istanbul (appena disdetta proprio dalla Turchia), sulla prevenzion­e e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne (e delle bambine), la violenza domestica (e quindi anche delle bambine), il trattato internazio­nale più completo che si prefigge di combattere questo tipo di violazione dei diritti umani (anche delle bambine) puntando sulla prevenzion­e della violenza, la protezione delle vittime (soprattutt­o bambine), il perseguime­nto penale e un approccio globale e coordinato. No, niente di tutto ciò! Si sono presentati per parlare dei profughi siriani pagando nuovamente la Turchia che continuerà a sfruttarli nelle proprie fabbriche o in altre zone grigie lavorative sparse sul territorio. Al posto della sedia, a noi dovrebbe preoccupar­e di più un’Europa disposta a sedersi anche sul pavimento, pur di tenere fuori dai propri confini migliaia di donne, uomini e bambini privati dei loro diritti, ma che hanno tutti i diritti di avere la nostra protezione, quando si presentera­nno ai nostri confini. Ciò che accade lì, ci concerne direttamen­te. Cos’altro deve ancora succedere per rendercene conto? La crisi sanitaria che ha colpito il mondo intero in questo ultimo anno ha messo in ombra almeno due altre crisi, quella climatica e quella migratoria. Entrambe sono forse più subdole perché il loro impatto è molto meno immediato. Aspetto questo che non deve distoglier­ci dal nostro imperativo di migliorare questo mondo. Siamo chiamati ad una sfida titanica e collettiva: superare l’attuale crisi pandemica, senza trascurare quelle climatica e migratoria. Ciò che succede in Cina e in Turchia sono cose di questo mondo! Siamo distanti, ma più vicini di quanto si pensi.

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