Molino, in Municipio più alternative
Autogestione, individuate altre sedi ma la Città pensa all’esecuzione della disdetta
Individuata più di un’alternativa all’ex Macello per l’autogestione. Le ha scovate il gruppo di lavoro coordinato dal deputato Plr Fabio Schnellmann che ha operato, lo ricordiamo, senza rappresentanti del centro sociale. Il Municipio di Lugano ne prenderà atto ma oggi dovrebbe annunciare che l’esecuzione della disdetta della convenzione dovrebbe avvenire dopo le elezioni comunali. La notizia delle sedi alternative per l’autogestione è stata data ieri in Gran Consiglio dal deputato Giorgio Galusero. Dopo che il Consiglio di Stato (CdS) ha risposto a un’interpellanza di Maruska Ortelli, la granconsigliera ha chiesto la discussione generale sul tema, invocando il coinvolgimento del Cantone in virtù della convenzione sottoscritta nel 2002 fra appunto CdS, Città e associazione Alba per il Centro sociale autogestito (Csoa) Il Molino. Discussione tuttavia bocciata dalla maggioranza (favorevoli solo i partiti di destra, l’Mps e Più Donne). ottobre del 1996 –, il tempo si fermò improvvisamente per un istante e lo stabile degli ex molini Bernasconi a Viganello fu occupato”. Un’esperienza che però durò poco: “Il 6 giugno 1997, dopo ripetute avvisaglie e minacce eloquenti, venne appiccato il fuoco allo stabile. Il fuoco si alzò alto quel venerdì sera, con più di 500 persone e una nidiata di cuccioli di cani presenti all’interno dello stabile. Tutto rimase nel campo delle ipotesi e i responsabili e i loro mandanti non vennero mai – ufficialmente – individuati”.
‘Chiunque sia andato a rappresentare il Molino sapeva cosa diceva’
Il Molino si spostò poi, con l’intermediazione del CdS, all’ex grotto al Maglio di Canobbio. Un periodo caratterizzato da “discussioni e tensioni” e trattative. E poi, gli autonomi ribattono a un’accusa spesso rivoltagli: il non avere dei rappresentanti fissi. “Perché se è vero che le/i rappresentanti dell’assemblea cambiano e si modificano senza una continuità, è altrettanto vero che chiunque sia andato a rappresentare il Molino in questi 25 anni sapeva esattamente cosa diceva, e in nome di chi e di cosa. E lo faceva su preciso mandato di una collettività che si era espressa per ore durante le discussioni assembleari. Al contrario di una classe politica vaga, senza contenuti, che cambiava continuamente ma che mai riusciva (o voleva) confrontarsi sull’idea dell’autogestione”. al municipio in seduta. Inaspettatamente venne richiesto a una delegazione di salire dove ci vennero consegnate le chiavi dell’ex Macello, con proposta di convenzione – ampiamente riveduta e rimodellata dall’assemblea, per la durata di un anno – in attesa di una sede definitiva”.
‘Attività a prezzi popolari, aperto a tutti’
La convenzione si è poi rinnovata tacitamente di anno in anno, fino a poche settimane fa almeno, e da allora sono passati quasi vent’anni. “Anni in cui il Molino ha saputo reinventarsi sempre. Ha saputo riaprire nuovi spazi (tipo la palestra popolare frequentata per innumerevoli attività e prima lasciata deperire come magazzino), mentre il Municipio investiva 400’000 franchi per rimettere a posto una parte dell’ex Macello: struttura da subito poco utilizzata e oggi caduta nel dimenticatoio (e dove mancano le toilette, ndr). Nel frattempo gli stabili proposti dall’assemblea nei vari anni venivano puntualmente abbattuti, riqualificati, gentrificati”. Fra questi, l’ex fabbrica Campari a Viganello oggi campus universitario di Usi e Supsi, il Cinestar, l’ex casa laboratorio Inti a Molino Nuovo “oggi palazzone con affitti improponibili”. Il Molino invece, “ha continuato a proporre le più diverse attività a prezzi popolari, aperto a tutta la popolazione e facendosi spazio sicuro e non escludente verso qualsiasi differenza”.