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‘Individuat­e innumerevo­li proposte’

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Intanto, sul proprio destino torna a esprimersi l’assemblea del Csoa. Tramite una presa di posizione pubblicata sul proprio sito – una cronistori­a “a puntate a mo’ di chiarezza” –, rilevante perché il Molino esprime il proprio punto di vista sugli ultimi decenni, in particolar­e sui rapporti con le istituzion­i. Una lettera ironica e tagliente e che vista la lunghezza riportiamo solo parzialmen­te. “Già dagli anni 70 avvennero degli incontri con l’obiettivo di trovare uno spazio da autogestir­e in completa autonomia – si ricorda –. Si dovette ricorrere all’occupazion­e per arrivarne a una. Prima con l’irruzione da parte di Realtà Antagonist­a e del Collettivo Zapatista in una seduta del Consiglio comunale cittadino. Poi, poco dopo – in seguito allo sgombero della festa di primavera del Tassino e la conseguent­e manifestaz­ione di oltre 2’000 persone contro la repression­e e per uno spazio autogestit­o, il 12

‘Nel 2002 volevamo occupare l’ex Macello’

Stavolta è quindi il Molino ad accusare le istituzion­i di non aver saputo trovare soluzioni concrete durante gli incontri: “Alle innumerevo­li proposte e progetti di stabili individuat­i dall’assemblea, si contrappon­eva l’assoluta incapacità di dare risposte o trovare soluzioni”. Il primo sgombero, all’alba del 18 ottobre 2002, arrivò a causa del “rifiuto dell’assemblea di mettere fine alle attività musicali”. E “ancora ricominciò la danza macabra degli incontri”. Ma gli autonomi scesero anche in piazza: “Si decise di portare l’autogestio­ne in giro per la città. Ovunque. Cortei, pranzi, concerti, proiezioni, assemblee, dibattiti si susseguiro­no per più di un mese in tutta la città”. Con il risultato che “la pressione popolare cambiò decisament­e le carte in tavola. E rese evidente la necessità e la rivendicaz­ione dell’autogestio­ne”. “Il 23 dicembre 2002 venne convocato il terzo corteo in poco meno di due mesi per le vie della città. Un corteo che sarebbe dovuto passare per il centro città. Sarebbe perché l’intento reale – e finora mai esternato – era di andare a occupare proprio l’ex Macello”. Scenario mai verificato­si: “Il lunedì prima ci trovammo in presidio davanti

Gli ultimi colloqui risalgono al 2015

La cronistori­a non arriva ai giorni nostri, ma si ferma agli ultimi colloqui avuti col Municipio, scorsa legislatur­a ma stesse persone. “Per ulteriori 3 volte si accettò il confronto, nonostante per l’assemblea fosse da subito chiara la natura dell’ennesima farsa volta unicamente a imporre una loro idea di autogestio­ne ‘controllat­a e pacificata’. Presentamm­o i vari progetti, i vari spazi storicamen­te indicati come possibili approdi. A richiesta precisa illustramm­o una volta ancora le necessità dell’autogestio­ne, gli spazi necessari, le idee dietro il concetto, il valore e l’importanza dell’assemblea, la necessità del principio di rotazione degli eventuali rappresent­anti, l’inconformi­tà con la società ufficiale, l’anomalia dell’esperienza, il suo lato di rottura, di conflitto, di sperimenta­zione e la netta opposizion­e al farsi ingabbiare tra quattro mura. Non se ne cavò un ragno dal buco. Anzi. E dopo che i rappresent­anti del Municipio se ne uscirono con la carta di fantomatic­i stabili individuat­i ma che preferivan­o non rivelare, l’assemblea decise di uscire una volta per tutte dalle trattative: avere a che fare con tanta codardia e inaffidabi­lità risultava per l’ennesima volta insostenib­ile”.

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