Si torna in sala, ma Estival non va in piazza
Riprendono gli eventi dal vivo, ma per sport e grandi produzioni cambia poco
“Pur senza farci alcuna illusione, abbiamo voluto aspettare la conferenza stampa del Consiglio federale per capire. Ora le indicazioni parlano chiaro”. Estival Jazz 2021, così come la precedente edizione, non si farà. Lo dice alla ‘Regione’ il patron Jacky Marti: “Impensabile organizzare una manifestazione di piazza con un numero elevato di spettatori tra così poco tempo, perché in fondo da Estival ci separano meno di tre mesi. E anche se si potesse fare con numero ridotto, o molto ridotto di persone, ci chiediamo se abbia senso fare un festival di questo tipo per un centinaio di anime».
La notizia arriva dopo il confronto con la Città, atteso dopo Pasqua e procrastinato sino alle decisioni del Consiglio federale. «Ho parlato poco fa con la Città di Lugano che è una parte importante, a cominciare dal fatto che è sede di svolgimento. Abbiamo da loro immutate garanzie il prossimo anno, ed è a luglio 2022 che possiamo dare appuntamento». Garanzie che rendono meno amara la decisione: «È importante che la Città ci sia vicina. È solo con l’aiuto di tutti che si può condurre in porto una manifestazione come Estival Jazz». Da inizio pandemia a ieri pomeriggio, Estival ha riposto nel cassetto più di un sogno alternativo. A partire dall’edizione invernale, da tenersi nel gennaio del 2021 al Lac. «Ci siamo detti però, di nuovo senza farci illusioni – conclude Mister Estival – che se a un tratto l’emergenza pandemica dovesse cambiare di molto, in senso positivo, non è escluso di poter organizzare qualcosa durante l’anno, in autunno o d’inverno, al coperto, almeno per dare un senso di continuità. Lo ripeto, senza farci illusioni».
LOCARNO Il Festival fa i conti con Piazza Grande
Il Consiglio federale doveva ancora annunciare le nuove disposizioni, quando puntuale come sempre il presidente Marco Solari ha dato avvio all’assemblea del Locarno film festival. Poco sarebbe cambiato: la possibilità di riaprire le sale è un segnale positivo, ma poco indicativo di quel che potrà essere la situazione ad agosto quando – e su questo non ci sono dubbi – si aprirà la 74ª edizione del festival.
Un’edizione che farà tesoro dell’esperienza digitale di Locarno 2020 con le sue presenze online, ma che si vuole il più completa possibile e la scelta del termine non è casuale. Non si tratta di tornare a una normalità che tutto sarà tranne che normale, o puntare a un passato nel nome di una qualche tradizione, ma di completare il festival con quello che, l’anno scorso, più è mancato. E il pensiero va subito a Piazza Grande: «Non so quale verbo scegliere, ma auspico, spero, confido che le disposizioni federali e cantonali ci permetteranno di riaprire Piazza Grande, perché senza Piazza Grande il Locarno film festival perde l’anima» ha affermato Solari, mettendo in chiaro qual è la posta in gioco. Piazza Grande, quindi, e poi anche la Rotonda – per la quale è previsto un nuovo concetto e una maggiore integrazione con il progetto artistico del festival, ma di questo si parlerà in futuro –, le proiezioni in sala, gli incontri, gli ospiti internazionali ma più il festival deve essere luogo di rilancio del cinema e della cultura, punto di riferimento per il territorio, per la politica e l’economia cantonale e svizzera.
Mancano meno di quattro mesi a Locarno74: tanti, se pensiamo a come velocemente cambiano le cose con questa pandemia, ma pochissimi se pensiamo ai tempi e ai costi organizzativi di un evento come il festival. Come detto, le decisioni del Consiglio federale di ieri non hanno chiarito cosa accadrà con le grandi manifestazioni estive e si continua a lavorare su più scenari, per quanto il momento delle scelte definitive si avvicini sempre più. Scenari illustrati, insieme ai conti, dal direttore operativo Raphaël Brunschwig. Iniziando da un dato forse inaspettato: anche nel 2020 il Locarno
film festival è cresciuto, e se il budget di quell’edizione ibrida era chiaramente inferiore al solito, si sono consolidati diversi aspetti, soprattutto per quanto riguarda l’offerta digitale, fondamentali per il futuro della manifestazione che – come ha spiegato la vicedirettrice operativa e responsabile dell’innovazione Simona Gamba – grazie all’online sta diventando sempre più una presenza internazionale che si espande ben oltre i dieci giorni di agosto. Così nel preventivo 2021 troviamo che ad aumentare non sono solo le sovvenzioni pubbliche, ma anche il contributo degli sponsor – cosa niente affatto scontata vista la pandemia –, mentre tra i costi è cresciuto quello per il personale. Già che parliamo di preventivo: si prevede, ipotizzando un dimezzamento della vendita di biglietti e abbonamenti, un deficit di 900mila franchi su un budget di oltre 15 milioni, per affrontare il quale si è già provveduto ad aumentare la riserva. Deficit legato, appunto, alle limitazioni in vigore in agosto. «Bisognerà rispettare dei parametri che ancora non conosciamo, ma siamo pronti ad adattare i nostri concetti di sicurezza» ha spiegato Brunschwig, citando quello che al momento è lo scenario più probabile: una Piazza Grande con circa tremila persone, occupazione al 50 per cento per le 12 sale cinematografiche previste (si rinuncerà ad allestire la Sala), uno Spazio cinema in forma ridotta alla Rotonda, prenotazione obbligatoria di tutti i posti, inclusi quelli di Piazza Grande. Dopo aver approvato i conti, l’assemblea ha anche eletto quale nuovo membro del Consiglio di amministrazione Nadia Dresti, attualmente consulente per le relazioni internazionali del Festival dopo essere stata responsabile di Locarno Pro e direttrice artistica ad interim.
CINEMA E TEATRI Non più gli ultimi a riaprire, ma non basta
Che cosa comportano per cinema e teatri le decisioni del Consiglio federale? «Innanzitutto che non siamo più l’ultima categoria a riaprire ma rientriamo in una riflessione globale sui bisogni e le necessità della società» spiega Gianfranco Helbling, direttore del Teatro Sociale di Bellinzona e membro di comitato dell’Unione dei teatri svizzeri. La graduale ripresa delle attività culturali è accolta positivamente dalla Task-force Culture, organo che rappresenta le varie associazioni professionali e amatoriali attive in Svizzera. In un comunicato stampa, tuttavia, si sottolineano la mancanza di prospettive per i grandi eventi e le difficoltà, con il limite a un terzo della capienza, per le piccole sale, senza dimenticare le limitazioni ancora importanti per la cultura amatoriale. “Il mantenimento delle compensazioni al settore culturale e la loro rapida erogazione restano pertanto indispensabili”, conclude il comunicato. Un pubblico di massimo 50 persone non permette di pensare a produzioni importanti e neanche al recupero completo delle stagioni teatrali, ma alcune sale – tra cui il Sociale e il San Materno di Ascona – hanno già manifestato l’intenzione di riaprire. Rinviato all’autunno il debutto di ‘Olocene’, la nuova produzione del Sociale, il teatro di Bellinzona ripartirà nei prossimi giorni con ‘Il dolore’, spettacolo di Marguerite Duras con Margherita Saltamacchia, Raissa Avilés e Rocco Schira. «È uno spettacolo sull’attesa e ci sembra giusto chiudere così questo periodo di attesa e di speranza» spiega Helbling. Impossibile per contro pensare a una riapertura della Sala Teatro del Lac: come era stato sottolineato il mese scorso, quando si era iniziato a parlare delle prime possibili riaperture, la gestione della sala da mille posti è insostenibile con meno di 300 persone; rimane lo spazio della Hall, da poco rinnovato, dove presto si tornerà ad accogliere il pubblico, senza dimenticare gli eventi all’aperto dove il limite di pubblico sale a 100.
Il Consiglio federale ha nuovamente indicato limiti rigidi, valevoli per tutte le sale, nonostante gli operatori avessero chiesto un approccio differenziato, tenendo conto non solo della capienza della sala ma anche di altri parametri tra cui il sistema di ventilazione. «In parte la modulazione in base alla sala c’è: l’indicazione è infatti un terzo della capienza fino a un massimo di 50 persone» precisa Helbling. «In questa fase, in cui si vuole avere meno persone in giro, capisco la rigidità, ma per i prossimi allentamenti mi aspetto maggiore elasticità».
Più complesso il discorso per i cinema: il vero problema non è il limite di cinquanta spettatori, ma la scarsa disponibilità di film; tutto dipenderà da cosa proporranno i distributori con un mercato internazionale sostanzialmente fermo.
SPORT Fc Lugano: ‘Ridicolo, guardiamo già avanti’ di Sascha Cellina
La “concessione” del Consiglio federale non ha sorpreso più di tanto il direttore generale dell’Fc Lugano Michele Campana. «Riaprire a cento spettatori è una decisione piuttosto ridicola, ma, visto che avevamo ormai perso le speranze e non ci aspettavamo nulla di più, la accettiamo e la sfrutteremo per premiare, probabilmente attraverso un sorteggio, i nostri abbonati per le quattro partite casalinghe che ci rimangono da qui alla fine del campionato».
Il dirigente bianconero sottolinea poi come «il nostro sguardo è già rivolto alla prossima stagione, lì si che abbiamo bisogno al più presto possibile delle certezze per poter pianificare e aprire la campagna abbonamenti. A tal proposito ritengo che tutto quanto sia sotto la presenza dei due terzi del pubblico possibile per ogni impianto (come d’altronde era stato il caso a ottobre prima delle nuove chiusure), sarebbe una catastrofe per lo sport svizzero. Faremo pressione sui piani alti in questo senso e per avere delle indicazioni al più presto, possibilmente entro la prima metà di giugno, anche perché con la campagna di vaccinazione che avanza e con i numeri che abbiamo adesso non vedo come non sia possibile farlo. Ne va della sopravvivenza della maggior parte dei club».