Tête-à-tête fra Guy Parmelin e Ursula von der Leyen
Venerdì a Bruxelles Ignazio Cassis non ci sarà
Berna/Bruxelles – La Commissione europea ha criticato aspramente la posizione del Consiglio federale sull’accordo quadro istituzionale (vedi ‘laRegione’ di ieri). In un protocollo interno, accusa il governo elvetico di non volerlo condurre in porto. Ma la porta resta aperta. E lo resterà almeno fino a venerdì prossimo. Quel giorno a Bruxelles la presidente della Commissione europea Von der Leyen incontrerà il presidente della Confederazione Guy Parmelin. La missione del consigliere federale Udc – che andrà da solo in Belgio, senza portarsi appresso il ministro degli esteri Ignazio Cassis (Plr) – appare alquanto complicata.
È stato il portavoce del Consiglio federale a rendere nota la trasferta in solitaria di Parmelin. In un tweet, ieri André Simonazzi ha anche confermato la data che l’Ue aveva indicato in precedenza. L’incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrebbe ridare slancio ai colloqui sull’accordo quadro istituzionale. Il portavoce della Commissione Eric Mamer ha detto ai media a Bruxelles di sperare che il vertice crei una “dinamica” affinché l’accordo possa finalmente essere finalizzato, firmato e ratificato. Inizialmente si pensava che Parmelin sarebbe stato accompagnato da Ignazio Cassis. Lo stesso Cassis se l’aspettava. “Nessun altro consigliere federale conosce il dossier così bene come me”, aveva detto il ticinese al ‘SonntagsBlick’. Simonazzi ha puntualizzato: è su richiesta dell’Ue che l’incontro si svolgerà a livello presidenziale. Il ministro degli Esteri lo ha confermato alla radio Srf a margine di una riunione con gli omologhi dei Paesi di lingua tedesca tenutasi ieri a Lugano: «Ragioni di protocollo».
Schermaglie procedurali o protocollari a parte, il tête-à-tête tra Parmelin e von der Leyen non nasce sotto i migliori auspici. Ieri la Commissione ha informato il Comitato degli ambasciatori che le aree problematiche tra l’Ue e la Svizzera sono ancora le stesse di prima. In un rapporto confidenziale trasmesso ai 27 Stati membri, e di cui si è avuta notizia giovedì, la Commissione europea non ha nascosto il suo malcontento. Secondo i verbali ottenuti da Keystone-Ats, l’esecutivo europeo ritiene possibile un’intesa solo su uno dei tre punti sui quali il governo elvetico ha chiesto “chiarimenti” alla controparte: gli aiuti di Stato.
Margine di manovra
Stallo invece sugli altri due fronti. La Commissione europea rimane ferma sia sulla cittadinanza europea, che darebbe ai lavoratori Ue accesso al sistema sociale elvetico, sia sulla protezione dei salari. La prima viene vista come connaturata alla libera circolazione delle persone; la seconda è regolata da direttive proprie, dalle quali non intende discostarsi. Un margine di manovra tuttavia esiste, scrive la Commissione nel rapporto agli Stati membri. Ma senza ulteriori impegni da parte della Svizzera – che invece vorrebbe escludere (‘immunizzare’) i tre ambiti dall’accordo – le possibilità di arrivarne a una sono vicine allo zero. La Commissione constata che la Svizzera si sta allontanando sempre di più dal progetto di accordo concluso nel 2018. Afferma di aver dovuto aspettare un mese per ottenere una risposta da Berna alle sue proposte. L’impressione – scrivono i servizi di Ursula von der Leyen – è che nessuno nel governo svizzero fosse veramente interessato.
Il Consiglio federale non ha voluto commentare i verbali dell’Ue, ha detto su richiesta di KeystoneAts il portavoce Simonazzi. Con quale mandato Parmelin andrà a Bruxelles lo stabilirà il governo in una seduta straordinaria in programma lunedì, hanno riferito diversi media d’Oltralpe.