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Aveva le mani alzate il 13enne ucciso

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Washington – Tutto si consuma nel giro di pochissimi secondi. Adam Toledo, 13 anni, corre in un vicolo buio. È inseguito dall’agente che, puntando una torcia, gli urla di fermarsi, di mostrargli le mani. «Mettila giù! Mettila giù», grida ancora il poliziotto, riferendos­i alla pistola che Adam tiene nella mano destra e che, fermata la sua corsa, getta al di là di una recinzione di legno. Poi il ragazzino si gira, alza le mani. Ma non ha nemmeno il tempo di dire una parola, di rendersi conto di quanto stava accadendo. In un istante si ritrova a terra, con la felpa insanguina­ta, lo sguardo ora incredulo. L’agente Eric Stillman, 34 anni, ha esploso un solo colpo, mortale. Poi si precipita verso il ragazzino e cerca di rianimarlo: «Resta con me! Resta con me!», grida più volte, resosi conto della gravità della situazione. “Chiamate un’ambulanza!". Troppo tardi. Poco dopo Adam viene dichiarato deceduto sul posto. L’intera America è scioccata. Il video ripreso dalla bodycam del poliziotto fa finalmente luce sulla tragedia avvenuta a Chicago nella notte del 29 marzo. E ora la rabbia monta a livelli di guardia, soprattutt­o quella di una minoranza ispanica che da sempre si sente nel mirino della polizia tanto quanto la comunità afroameric­ana. L’agente è stato sospeso e la sindaca Lori Lightfoot ha lanciato un appello alla calma, perché il timore è che quella rabbia possa esplodere nel weekend. Intanto a Indianapol­is si consuma l’ennesima strage, con un uomo armato di fucile che ha aperto il fuoco in un grande centro della Fedex nell’area dell’aeroporto, uccidendo almeno 8 persone, ferendone molte altre e infine togliendos­i la vita. Il presunto autore è stato identifica­to: un 19enne del posto, ex dipendente dello stesso centro Fedex. È l’undicesima sparatoria di massa dall’inizio dell’anno negli Stati Uniti.

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