Inchiesta amministrativa per il poliziotto
Il Di sull’interrogazione: risposta in tempi brevi
Scatta l’inchiesta amministrativa a carico del sergente maggiore della Polizia cantonale autore del recente post su Facebook di cui ha riferito nei giorni scorsi ‘laRegione’: post nel quale l’agente ha proferito pesanti minacce contro l’autore, al momento ignoto, di atti di vandalismo ai danni della propria auto. L’inchiesta amministrativa, della quale ha dato notizia ieri la ‘Rsi’, è stata aperta mercoledì: gli accertamenti verranno svolti dai competenti servizi dell’Amministrazione cantonale.
Su Facebook il sottufficiale ha usato toni duri all’indirizzo del vandalo che gli aveva rovinato la carrozzeria dell’auto a sprangate, rivolgendosi a “quel succedaneo d’uomo nonché figlio di padre ignoto”. “La mia auto la troverai lì spesso e se ti fa star bene puoi continuare a danneggiarla ma ti avviso: è un po’ come la roulette russa, può andare sempre bene come può anche non essere così”, al punto che il teppista rischierebbe di trovare “la Kinder sorpresa”. E ancora: “Se non mi conosci e sei colui che la video sorveglianza cittadina ha immortalato mentre scappa a gambe levate a poche centinaia di metri dal luogo del misfatto, beh allora capisco il perché: la vita con te è stata avara in tutto e il tuo destino terreno (anche se mi piacerebbe accelerarlo) è segnato, presto arriverà il tuo giorno...”. Questo e altro nel lungo post. Il poliziotto non è nuovo a simili comportamenti sui social network. Per aver pubblicato contenuti di stampo nazifascista sul suo profilo nel 2015, l’uomo era stato condannato a una pena pecuniaria, posta al beneficio della condizionale per un periodo di prova di due anni. Nel 2018 è stato promosso al grado di sergente maggiore: una promozione riconosciuta “a fronte delle sue capacità professionali” e “in ragione del fatto che ha scontato le sanzioni comminategli, sia amministrativamente sia penalmente”. Alcuni giorni fa il post con le minacce. Sull’accaduto i Verdi hanno presentato un’interrogazione. Al Consiglio di Stato gli ecologisti chiedono fra l’altro se “ritiene che una persona che ha mostrato in passato simpatie nazifasciste e ora minaccia di farsi giustizia da sé, quando invece dovrebbe essere garante e difensore della legge, sia all’altezza del suo compito di sergente maggiore. All’atto parlamentare «verrà data una risposta in tempi celeri, all’insegna della massima trasparenza», fanno sapere dal Dipartimento istituzioni, da noi interpellato.