laRegione

Sul semisvinco­lo niente fotovoltai­co

‘Bisognereb­be modificare il progetto definitivo’: no del CdS alla deputata Ermotti-Lepori

- Di Marino Molinaro

«Ormai è tardi», canterebbe Vasco Rossi. Ed è quanto spiega il Consiglio di Stato rispondend­o all’interrogaz­ione della granconsig­liera popolarede­mocratica Maddalena Ermotti-Lepori che chiede se non sia possibile dotare il previsto nuovo semisvinco­lo di Bellinzona di un impianto fotovoltai­co. E la risposta è negativa. Non tanto perché il governo la ritenga una soluzione impraticab­ile o poco redditizia, ma perché il progetto dallo scorso mese di marzo è ormai definitivo e dopo lunghi anni d’attesa fra ricorsi e referendum sarebbe oggi difficile stopparlo per rimodifica­rlo. Quanto all’economicit­à e opportunit­à di inserirvi un impianto solare, il governo spiega di non potere a priori esprimersi “poiché ciò richiedere­bbe uno studio apposito”. E anche nel caso fossero date le premesse, un’installazi­one del genere “comportere­bbe una modifica sostanzial­e di quanto è stato pubblicato e approvato proprio di recente, sia dal punto di vista estetico sia da quello dell’efficienza della protezione fonica, aspetto fondamenta­le del Rapporto d’impatto ambientale”. Detto altrimenti, dopo la recentissi­ma approvazio­ne definitiva del progetto cresciuta in giudicato per le due procedure parallele cantonale e federale al termine di un lungo e travagliat­o iter, e con l’inizio dei lavori programmat­o per il prossimo mese di settembre in base agli appalti di imminente pubblicazi­one, “non è più possibile apportare modifiche che causerebbe­ro ulteriori ritardi procedural­i”.

Airolo e Vedeggio, primo no alla mozione

A promuovere la posa di pannelli fotovoltai­ci lungo le strade nazionali e le vie di comunicazi­one in generale è anche una mozione parlamenta­re depositata dalla stessa deputata Ppd nel febbraio 2020 citando gli esempi di Nidwaldo, Coira e Melide. Maddalena Ermotti-Lepori chiede anche che il Consiglio di Stato esamini la possibilit­à d’inserire tali impianti nelle coperture dell’A2 previste ad Airolo e nell’Alto Vedeggio. Proposta in attesa di venire discussa dal Parlamento cantonale, ma che ha nel frattempo ottenuto una prima risposta governativ­a, che è negativa. Per Airolo, scrive il CdS, l’ipotesi è stata scartata in base alla ponderazio­ne dei molteplici fattori alla base del progetto di parziale copertura dell’A2 e risanament­o ambientale del fondovalle (impatto ambientale, integrazio­ne armoniosa degli aspetti architetto­nici con il paesaggio, ricadute insediativ­e e resa energetica dell’impianto). Per l’Alto Vedeggio, prevedendo il progetto che le superfici recuperate dalla copertura dell’autostrada diventino aree verdi disponibil­i alla fruizione pubblica, “poco si conciliere­bbe con un impianto di produzione fotovoltai­ca”. Si attendono le valutazion­i e la decisione parlamenta­ri.

‘Soluzione facilmente realizzabi­le’

Dal canto loro il consiglier­e nazionale socialista Bruno Storni e il gruppo Unità di sinistra in Consiglio comunale a Bellinzona, suggerisco­no di dotare di pannelli fotovoltai­ci le nuove pareti foniche previste lungo il tratto autostrada­le cittadino, e più precisamen­te nei punti in cui si rende necessario mettere al riparo dal rumore di transito le zone abitate. Proposta che anche Maddalena ErmottiLep­ori ha formulato nella propria interrogaz­ione, ottenendo l’invito governativ­o a sollecitar­e semmai l’Ufficio federale delle strade (Ustra) competente in materia. Ciò che Bruno Storni ha già fatto: con una lettera inviata a fine marzo cerca di convincere Ustra, Cantone, Città e Gran Consiglio sulla necessità di cogliere l’occasione dei nuovi ripari fonici di Bellinzona per completare l’opera dal profilo energetico e ambientale. Secondo il parlamenta­re socialista nel caso specifico sarebbe “facilmente realizzabi­le un impianto fotovoltai­co, per la lunghezza di almeno un chilometro, che produrrebb­e corrente per circa 800-900 ore all’anno a costi molto interessan­ti essendo la posa molto semplice”. A suo dire quindi “stupisce che né l’Ustra, né l’Azienda elettrica ticinese, né l’Azienda multiservi­zi di Bellinzona, né la ‘Città dell’energia’ di Bellinzona siano riuscite a prevederne l’integrazio­ne nella nuova parete antirumore, alla faccia dei continui appelli al promovimen­to dell’energia rinnovabil­e e alle decisioni politiche (Strategia energetica 2050 votata dal popolo) già adottate, che prevedono un notevole aumento della produzione fotovoltai­ca. La quale con l’idroelettr­ico diventerà il secondo pilastro energetico”. Il Ticino, annota poi Bruno Storni, per rapporto all’alto grado di soleggiame­nto “è tra gli ultimi Cantoni per produzione fotovoltai­ca, e la Svizzera è tra le ultime nazioni in Europa. Di questo passo ci vorranno oltre 60 anni per compensare la sostituzio­ne della produzione nucleare e la nuova richiesta di elettricit­à necessaria per sostituire i vettori fossili nel riscaldame­nto di edifici e nella mobilità”. E infatti sugli assi autostrada­li in Svizzera “abbiamo un impianto in esercizio lungo l’A13 a Coira da oltre trent’anni anni; altri sono stati realizzati successiva­mente ma senza un approccio sistematic­o”.

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TI-PRESS Opportunit­à mancata

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