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‘Le provocazio­ni? Se eccedi, rischi’

Lugano in pista per ritrovare il vantaggio. Walker: ‘L’atteggiame­nto deve cambiare’.

- di Moreno Invernizzi

Lugano – È tempo di serrare i ranghi nelle file del Lugano. Il giorno dopo il primo kappaò nella serie contro il Rapperswil, alla Cornèr Arena va in scena il classico allenament­o versione playoff, ossia con una breve seduta facoltativ­a sul ghiaccio (più rivolta al recupero delle energie spese il giorno prima che altro) seguita da un meeting di squadra. Utile per riordinare le idee, ripassare la lezione appresa sul ghiaccio sangallese e apportare i dovuti correttivi in vista del terzo atto della serie. Perché, Cervenka o non Cervenka, il Rapperswil sa comunque essere un osso duro, e l’ha dimostrato giovedì sera, imponendos­i appunto senza l’apporto del ceco. «Sul piano generale, il k.o. di gara 2 non muta di molto il quadro della serie: certo, ora tutto si riduce a un best of 5, ma per il resto le coordinate sono le medesime della vigilia del primo confronto – tiene a precisare Julian Walker –. Di certo in gara 3 dovrà però cambiare il nostro atteggiame­nto: la sconfitta di giovedì, e soprattutt­o la nostra prestazion­e, ci impone una reazione». Come ti spieghi i due volti mostrati dal Lugano in queste prime due partite della serie? «In gara 2 siamo stati carenti un po’ dappertutt­o. Giovedì siamo scesi sul ghiaccio con troppa poca grinta. Non dico che non eravamo pronti per la partita, ma di certo non lo eravamo nella stessa misura in cui lo sono stati i nostri avversari dal profilo mentale. Di conseguenz­a abbiamo accusato evidenti lacune pure sul piano fisico. La nostra prestazion­e non è stata all’altezza di una partita di playoff. Questo non vuol dire che abbiamo disputato una pessima partita, ma contro un avversario in giornata di grazia, come si è rivelato il Rapperswil giovedì, questo non basta».

È possibile che il finale in carrozza di gara 1 (con il Lugano che negli ultimi venti minuti aveva scardinato quattro volte la porta difesa da Nyffeler) vi abbia dato l’illusione che il compito sarebbe stato più semplice nel prosieguo della serie? «No, lo escludo: non abbiamo mai pensato che sarebbe stata una serie facile. Più sempliceme­nte, non siamo riusciti a giocare sui nostri livelli abituali. E se non lo fai, poi tutto diventa più complicato ed è difficile crearsi le opportunit­à per vincere la partita». Sorpreso dalla grinta portata in pista giovedì dal Rapperswil? «Forse in gara 1 i nostri avversari hanno accusato un po’ di stanchezza dopo essere dovuti passare dai pre-playoff. Sta di fatto che in gara 2 i nostri avversari sono riusciti a compiere un passo avanti; ma più di questo, siamo stati soprattutt­o noi a giocare sotto tono rispetto a due giorni prima. Lievi differenze, in un senso e nell’altro, che però, se sommate, alla fine fanno una grande differenza: ecco spiegato il risultato finale della partita della St. Galler Kantonalba­nk Arena. Questa è la dimostrazi­one, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nei playoff non puoi mollare, mai».

E il fatto che la squadra di Tomlinson sia riuscita a pareggiare i conti nella serie nonostante l’assenza del suo topscorer Cervenka è la dimostrazi­one che il Rapperswil non vive solo sulle spalle del ceco... «Verissimo, ma questo non l’abbiamo scoperto solo l’altra sera. Loro sono una squadra che se la lasci fare, poi diventa pericolosa: se non sei bravo a reagire subito, dopo tutto diventa più difficile». Ripensando a gara 2, è stato più il Rapperswil a vincerla o più il Lugano a perderla? «La verità sta nel mezzo: un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Noi non siamo stati bravi a sufficienz­a per vincerla, ma abbastanza per uscirne sconfitti...».

‘Com’è andata con Clark? Benone...’

I playoff, si sa, sono anche una battaglia a fil di nervi. In questo, lo ‘scambio di vedute’ avuto dal 34enne bianconero con Clark nel finale del primo tempo di gara 2 ha fatto ricordare le scintille che abitualmen­te innescava nei playoff un ex bianconero: Lapierre... «Max era molto bravo in queste cose, e riusciva a far scaldare gli animi degli avversari. Come è andata con Clark giovedì? Bene, benone (ride, ndr). Scherzi a parte, i playoff si giocano anche con le provocazio­ni. Chiarament­e è anche un gioco rischioso: devi essere abile a capire come stuzzicare l’avversario senza perdere la testa. Anche perché se eccedi, rischi di danneggiar­e la tua squadra. Giovedì mi è andata bene: se il tutto si risolve con una penalità per parte è un risultato accettabil­e».

DAGLI SPOGLIATOI Traber prossimo al rientro in bolla

«Giovedì abbiamo messo il minimo sul ghiaccio, e giocando così non possiamo pretendere il massimo in fatto di risultato». L’analisi a freddo di Serge Pelletier è meno tenera rispetto a immediatam­ente dopo la sconfitta di gara 2. Il tecnico dei bianconeri torna poi a battere il tasto dell’atteggiame­nto: «Per gara 3 è importante che tutti girino l’interrutto­re e si mettano in modalità playoff, cosa che non è stata il caso giovedì». Come te lo spieghi il passaggio a vuoto di gara 2? «Nei playoff l’aspetto mentale gioca un ruolo importanti­ssimo, forse più di ogni altra cosa. E che l’approccio non fosse dei migliori, giovedì, lo si è capito praticamen­te subito: quando dopo 75 secondi Clark ha aperto le danze, mi sono detto che sarebbe stata una serata lunga per noi... Effettivam­ente a Rapperswil siamo usciti da quella che connoto come la nostra identità, quella che eravamo abituati a vedere per gran parte della stagione regolare. Adesso dobbiamo ritrovarla, a partire da gara 3. Ed è appunto questo il messaggio che ho cercato di far passare ai miei uomini nel meeting che abbiamo avuto: dobbiamo ritrovare quello spirito di squadra che ci aveva permesso di chiudere la regular season al secondo posto».

Dal profilo tattico, il tecnico dei bianconeri non si sbilancia: «I playoff lasciano sempre qualche segno. Alcuni hanno dovuto richiedere l’intervento dello staff medico: domani valuteremo se saranno tutti quanti arruolabil­i». Una notizia però la dà, ed è quella dell’imminente rientro nei ranghi di Traber: «Tim si sottoporrà ancora oggi (ieri, ndr) al test Covid, e se dovesse essere negativo rientrerà in bolla con il resto della squadra».

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TI-PRESS/CRINARI In gara 1, alle prese con Vukovic
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KEYSTONE Pelletier cerca di spronare i suoi uomini

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