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Coleman, pena ridotta ma niente Giochi

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Il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) ha ridotto a 18 mesi la sospension­e di Christian Coleman. Riduzione che sarà però insufficie­nte affinché lo sprinter statuniten­se possa prendere parte ai Giochi olimpici di Tokyo (23 luglio - 8 agosto). Incoronato campione del mondo nei 100m nel 2019, Coleman, 25 anni, era stato sospeso due anni partire dal 14 maggio 2020 dall’Athletics Integrity Unit (Aiu). Anche se alleggerit­a, la sua sanzione gli impedisce di volare in Giappone.

In una dichiarazi­one, l’organo incaricato della giustizia sportiva spiega che anche se Christian Coleman aveva effettivam­ente violato l’articolo 2.4 del regolament­o antidoping, e avrebbe dovuto essere particolar­mente vigile, il suo grado di negligenza “era meno grave” di quanto inizialmen­te stabilito. La commission­e ritiene che se il funzionari­o di controllo si fosse preoccupat­o di fare una telefonata a Coleman quando è arrivato a casa sua, l’atleta avrebbe potuto tornare a casa nel tempo stabilito e si sarebbe potuto procedere al test antidoping.

Nonostante non ci sia nessun regolament­o che obblighi un funzionari­o antidoping a fare una telefonata, il Tas sottolinea che è una pratica comune e che Coleman aveva il diritto di aspettarsi di essere chiamato. “In conclusion­e, la commission­e del Tas ha ritenuto che la sospension­e di 18 mesi fosse una sanzione appropriat­a date le circostanz­e”, ha affermato l’organo della giustizia sportiva nel suo comunicato.

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KEYSTONE Sì alle attenuanti, non al volo per Tokyo

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