laRegione

L’umanità sperduta di Ostrov

Un’isola abbandonat­a e la tundra che si scioglie

- Di Ivo Silvestro www.visionsdur­eel.ch.

“Vuoi fare un giro in barca con me? Guarda che se ci becca la guardia costiera siamo fregati”. È sulla piccola imbarcazio­ne di Ivan, pescatore nel Mar Caspio, che inizia ‘Ostrov’, documentar­io scritto e diretto da Laurent Stoop e Svetlana Rodina, una delle due produzioni svizzere nel concorso internazio­nale del festival Vision du réel di Nyon, online su

Curioso come entrambi i film – l’altro era ‘The Bubble’ di Valerie Blankenbyl di cui abbiamo scritto ieri – parlino, seppur da prospettiv­e diverse, di isolamento: là un gigantesco complesso residenzia­le per ricchi pensionati in Florida, qui una sperduta isola russa. Non è sempre stato così: fino agli anni Ottanta Ostrov – letteralme­nte “l’isola”

– ospitava una ricca e numerosa comunità di pescatori di storioni e disponeva di tutte le infrastrut­ture necessarie per una vita agevole. Poi l’Unione sovietica è crollata e Ostrov è rimasta abbandonat­a a sé stessa, arrivando a una piccola comunità di una cinquantin­a di persone senza elettricit­à, senza strade, senza strutture sanitarie, che vive di quel che riesce a pescare. Clandestin­amente, perché la licenza di pesca è impossibil­e da ottenere e periodicam­ente arrivano dei soldati a tagliare le reti da pesca. Lo scenario è da film post-apocalitti­co, e a suo modo lo è. Tutto è nato – si legge nelle note di regia – da una fotografia che ha colpito Svetlana Rodina, regista russa da qualche tempo emigrata in Svizzera: mostrava le rovine di un’imponente costruzion­e, la Casa della cultura sovietica di

Ostrov distrutta da un incendio doloso negli anni Novanta. Ad aver stupito Laurent Stoop, invece, è come sia cambiata la Russia, come le energie democratic­he degli anni Novanta abbiano lasciato il posto al nazionalis­mo e a sentimenti antioccide­ntali. E, osserva Stoop, per comprender­e l’isolamento della Russia di oggi, cosa di meglio di una piccola comunità isolata dai tempi della caduta dell’Unione sovietica? I due registi hanno trascorso quasi due anni con Ivan e gli altri abitanti di Ostrov e nei novanta minuti del documentar­io si percepisce il grande lavoro che hanno fatto, per avvicinars­i a quello strano mondo e per raccontarl­o senza cedere a sentimenta­lismi o moralismi (basti citare la dignità con cui hanno riportato la morte dell’anziano capofamigl­ia), mostrando senza giudizi la diffidenza verso le autorità corrotte e lontane che si salda con la profonda ammirazion­e per Putin, nel quale vengono riposte le speranze di ritrovare una grandezza perduta. Sembra paradossal­e, raccontare qualcosa di universale partendo da un’isola sperduta nel Mar Caspio, ma i due registi vi riescono e il loro documentar­io merita una visione.

Non ci sono più i mammut di una volta Sempre nel concorso internazio­nale di Vision du réel troviamo ‘Holgut’ della belga Liesbeth De Ceulaer che ci porta in una tundra colpita dal riscaldame­nto globale. Qui lo scioglimen­to del permafrost porta a due fenomeni curiosamen­te intrecciat­i: da una parte la scomparsa della renna selvatica, animale simbolo di questo ecosistema e ora creatura quasi mitica oggetto dei racconti degli anziani; dall’altra l’emergere, dalla terra non più congelata, di resti dei mammut. Ossa, perlopiù, ma con un po’ di fortuna anche qualche pezzo di pelle o di carne, magari con il sangue ancora congelato: materiale prezioso per tentare la clonazione, per riportare in vita una specie estinta, quasi un modo per tornare indietro nel tempo. Con questo materiale Liesbeth De Ceulaer realizza un documentar­io che corteggia la fantascien­za di Kubrick e Tarkovski, seguendo i sogni di un giovane della comunità jakuta, sospeso tra una tradizione, quella della caccia alle renne selvatiche, che scompare e il ricomparir­e delle vestigia di un passato estinto. Il tema è intrigante per le prospettiv­e che apre, ma alla fine tutto viene risolto con belle immagini della tundra siberiana che – sarà anche colpa del non poterle vedere in una sala cinematogr­afica – non bastano a farne un film memorabile.

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‘Ostrov’ di Laurent Stoop e Svetlana Rodina

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