Enrico Gasparotto
Tra i numerosi membri della comunità friulana in Ticino, uno dei più conosciuti è sicuramente l’ormai ex ciclista Enrico Gasparotto, che vive stabilmente nel nostro cantone da 9 anni e che ha deciso di appendere la bicicletta al chiodo al termine dello scorso anno.
Per Gasparotto il ciclismo ha rappresentato una parte preponderante e importante dei suoi 39 anni di vita, ma le cose sarebbero anche potute andare diversamente, perché fino a 15 anni ha giocato a calcio nelle giovanili del suo paese, Casarsa della Delizia. “Me la cavavo abbastanza bene, tanto che si erano interessati a me anche i talent scout del Milan. Avevo addirittura firmato un’opzione per andare a Milanello alla fine delle scuole dell’obbligo. Poi però la società in cui giocavo non volle rilasciarmi il cartellino per disputare dei tornei estivi con squadre più importanti. Da lì la mia testa matta si è stufata e ha deciso di lasciare il calcio per dedicarsi al ciclismo”. Uno sport che comunque da tempo era ben presente in casa Gasparotto: “Mio papà è stato un più che buon dilettante e aveva in mano anche un contratto da professionista, ma decise di non fare il passo. Seguivamo sempre con grande interesse in televisione tutte le gare, il che per me era diventata una consuetudine sin da piccolo. Inoltre, nel periodo estivo, quando non giocavo a calcio facevo dei raduni ciclosportivi, sempre insieme a mio padre”.
Il passaggio al professionismo
Dopo dei buoni trascorsi da dilettante, Enrico Gasparotto fa il grande passo: diventa professionista nel 2005 e lo rimane fino al termine del 2020. Tra le sue vittorie più eclatanti, il titolo italiano proprio nell’anno del suo debutto e i due successi nella classica olandese Amstel Gold Race nel 2012 e nel 2016. Vanta inoltre numerose partecipazioni alle corse più importanti, sia quelle di un giorno sia quelle a tappe. “Per me questi molti anni di professionismo hanno sicuramente rappresentato un grande, lungo e bel viaggio che mi ha permesso di conoscere altre culture, un sacco di gente, di instaurare amicizie - che sono rimaste - con persone provenienti da diverse parti del mondo e anche di scoprire posti bellissimi, poi visitati con calma durante le vacanze. Quella che era la mia passione è diventata il mio lavoro, per cui mi reputo una persona fortunata. Tuttavia, come è normale che sia, ci sono stati anche dei momenti difficili, come quando, dopo essere diventato campione italiano, sono stato bloccato da una mononucleosi e da una polmonite. Come in tutte le carriere, insomma, è stato un altalenarsi di periodi molto belli e di altri meno gradevoli, che fortunatamente sono sempre riuscito a risolvere. Sono esperienze di vita che ti fanno maturare. Infatti ritengo che si impari molto di più dalle sconfitte che dalle vittorie”.
Il trasferimento in Ticino
Un altro passo importante nella vita del nostro interlocutore è stata la decisione di trasferirsi in Svizzera all’inizio del 2012. “In realtà tutto nacque già nel 2008. I compagni stranieri della mia squadra di allora, la Liquigas, mi prendevano in giro perché noi italiani eravamo considerati dei “mammoni” che rimanevano in casa dei genitori fino ai 30 anni e più. Per questo motivo dissi ai miei che volevo andare a vivere da solo e loro acconsentirono, ma a condizione che facessi questo passo importante della mia vita lontano da loro, per non tenere il piede in due scarpe e andare ancora dai miei quando mi faceva comodo, come per mangiare o farmi lavare e stirare i panni. Così, avendo degli amici corridori nel Varesotto, andai ad abitare proprio da quelle parti. Quello fu il mio primo avvicinamento al Ticino. Il secondo, quello decisivo, fu l’incontro con Anna, che abitava a Lugano e sarebbe diventata mia moglie”.
Acquisita la nazionalità svizzera nel 2019, lo scorso anno Gasparotto ha avuto la grande soddisfazione di partecipare ai Mondiali di Imola con la squadra rossocrociata, piazzandosi 46esimo in una gara vinta dal francese Julien Alaphilippe. Poi c’è stata ancora la Vuelta prima di porre fine alla sua carriera. “Una decisione maturata già alla fine del 2019, perché volevo chiudere in bellezza, nel 2020, con i Giochi olimpici di Tokyo e i Mondiali inizialmente previsti in Svizzera, ma il Covid-19 ha scombussolato tutto. Tuttavia, avendo già metabolizzato dentro di me questa decisione, non me la sono sentita di cambiarla, anche perché non ho trovato una squadra da World Tour che mi permettesse di aspirare a Tokyo 2021”.
E la vita continua
Terminata la sua carriera, Gasparotto non è rimasto con le mani in mano: ora collabora, insieme con sua moglie, con il nuovo team svizzero Nippo-Provence-PTS Conti, un progetto allestito dall’ex corridore sudafricano Robert Hunter e il cui direttore sportivo è Marcello Albasini. Inoltre collabora anche con RCS Sport – il ramo del gruppo Gazzetta dello Sport / Corriere della Sera specializzato nell’organizzazione di eventi sportivi, in primis il Giro d’Italia – come regolatore in motocicletta. Dunque Enrico Gasparotto rimane, eccome, in quel mondo del ciclismo cui – sono parole sue – deve tanta riconoscenza e cui ha scritto un commovente messaggio di congedo al termine della sua attività agonistica.