laRegione

Il principe e i ruoli della vita

- DI LAURA INSTAGRAM: @LA_FICCANASO

Apprendend­o della morte del principe Filippo ho pensato alla frase che, due anni fa, aveva fatto finire sulla graticola Amadeus, colpevole di aver definito la modella Francesca Sofia Novello (cito a memoria) una donna bellissima capace di stare sempre un passo indietro rispetto al fidanzato, il campione di MotoGP Valentino Rossi. Si era scatenato un finimondo per dire che non si può definire una donna rispetto al proprio uomo, che le donne non stanno un passo indietro, che il fatto che una donna sia bella non deve far passare in secondo piano la sua intelligen­za.

Ora dimenticat­e il paragone sanremese volutament­e enorme, ma oggi, nel giorno in cui i funerali in forma privata del principe verranno celebrati al Castello di Windsor, mi domando se il rispetto che proviamo per lui non sia proprio in questo avere fatto, per decenni, ciò che oggi pochissimi – anche nella famiglia reale – sembrano in grado di fare: assolvere al proprio dovere, rispettare e onorare il compito. Filippo – a lato in uno scatto degli anni Cinquanta, con Elisabetta, la piccola Anna e Carlo, ndr – è sempre stato un passo indietro, non so se per naturale ritrosia, di sicuro per obbedienza al ruolo di marito della Regina che il destino gli aveva dato in sorte. Ho la sensazione che se al suo posto ci fosse stata una donna avremmo tutti sentito il diritto di elencarne i doveri, i pensieri, le azioni collateral­i destinate a mitigare il ruolo di “consorte di”. Con il principe Filippo questo è accaduto solo moderatame­nte. Non c’è vergogna nel ricordarlo come “marito di”. Come colui, lo ha scritto la Regina nel messaggio di lutto, che è sempre stato “la mia forza”. Ricordiamo­celo oggi, quando tutti gli obiettivi saranno puntati sugli sguardi tra Harry e il resto della famiglia nel primo incontro dopo l’intervista esplosiva con Oprah Winfrey. In un mondo in cui tutti devono essere ciò che vogliono, Filippo era di quelli che hanno voluto essere ciò che dovevano.

PS: nella rubrica pubblicata il 3 aprile e dedicata ai settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, ho erroneamen­te definito il professor Alessandro Barbero docente dell’Università di Genova. In realtà Alessandro Barbero insegna da oltre vent’anni Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale. Mi scuso e rettifico. Non me ne voglia Barbero, ma noi groupie siamo fatte così: compriamo le magliette celebrativ­e (sì, esistono tazze e t-shirt dedicate a questa popstar della storia che è ormai il professore) e poi ci dimentichi­amo i dettagli più importanti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland