Sordità.
Fin dall’antichità i grandi filosofi si sono interrogati sulla sordità. Aristotele, per esempio, notava come le persone sorde dalla nascita non parlassero perché non avevano mai avuto l’opportunità di ascoltare voci e lingue, non riuscendo quindi a riprod
L’udito è preposto all’intercettazione dei suoni del mondo circostante e alla trasmissione, sotto forma di impulsi elettrici, ai centri superiori di “elaborazione” nel nostro centro di controllo, il cervello. Una soglia uditiva compresa tra 0 e 25 dB è considerata normale. L’ipoacusia si può classificare
in base alla gravità: lieve (soglia
audiometrica compresa tra 20 e 40 dB); moderata (compresa tra 41 e 70 dB); grave (tra 71 e 95 dB) e profonda (soglia audiometrica oltre 95 dB).
Medicina e ritardi culturali
Il dottor Etienne Jacot è specialista in Otorinolaringoiatria per l’Ente Ospedaliero Cantonale e, nella sua carriera medica, ha incontrato tipologie di sordità che dipendono da fattori genetici - quindi la persona nasce sorda – oppure da fattori esterni: per esempio una terapia che ha creato una lesione alla coclea o un’infezione. “Oggi la medicina ha fatto passi da gigante e nella maggior parte dei
casi una sordità conclamata alla nascita
può essere risolta entro pochi mesi
dalla venuta al mondo del bebè tramite l’installazione di un impianto cocleare”. La medicina sta scoprendo piano piano sequenze genetiche che spiegano il perché della sordità ereditaria. Due terzi delle sordità genetiche fino a poco tempo fa non erano note. Pietro (lo conosceremo nelle
prossime pagine, nda) è nato nel 1954 ed è sordo dalla nascita. Che significa nascere sordo nel 2021? “In un certo senso si è più fortunati nel nascere sordi oggi perché esiste una medicalizzazione più sensibile e tempestiva rispetto al passato”. Parlando con Olita – moglie di Pietro – emerge forte e chiaro il messaggio che per lei la sordità non è una disabilità bensì una caratteristica. Qui è interessante notare, e tirare fuori dal cassetto la frase che contraddistingue la cultura sorda: “I sordi
possono fare tutto, tranne udire”. Continua il dottor Jacot: “La sordità può essere un handicap per le persone che vivono alle nostre latitudini, perché non vengono forniti loro strumenti adeguati affinché possano essere al pari delle persone udenti. In Francia, dove la lingua dei segni è molto sviluppata, le persone sorde possono avere una vita quasi normale solo perché viene concesso loro libero accesso a tutte le informazioni di cui hanno bisogno”.
Capirsi sulla ʻdiversitàʼ
Ci si chiede, ed è legittimo, se l’esigenza di sentire sia più delle persone udenti anziché delle persone sorde. “Abbiamo un problema con la diversità, questo è indubbio. È difficile rispondere a questa domanda – continua il dottor Jacot –, la sordità non è un handicap vitale, perché bisogna correggere tutto? Il dottor Jacot ad oggi non riesce ancora a convincersi che per ogni individuo sordo si debba agire nella stessa maniera. “Il medico deve essere empatico con il proprio paziente, sapere se la soluzione proposta (una protesi per esempio) incontra il sentire più profondo di chi ha davanti, comprendendone la situazione familiare e sociale”. A proposito di famiglia, cosa significa essere figli udenti di genitori sordi. Sara ha 33 anni: “Vuol dire essere figlia di Pietro e Antonella. Due persone che mi hanno cresciuta in una casa piena di luci e suoni in risposta al campanello e al telefono. Un contesto in cui ho imparato a comunicare anche attraverso una frequenza diversa da quella riconosciuta: i gesti e le espressioni”. Rispetto agli altri bambini Sara non percepiva niente di diverso: anzi, le sue amichette di infanzia si divertivano a imparare qualche gesto nuovo da poter mostrare. “Per me era tutto naturale. Mi accorsi realmente della diversità attraverso gli altri: gli sguardi curiosi delle persone che ci circondavano, per esempio in fila alla posta mentre ‘segnavo’ con i miei genitori. Percezione che, forse, non è mai arrivata prima di quel momento dato che i miei genitori conducono una vita al pari di una persona udente, guidano, lavorano, hanno degli amici, una famiglia… solo comunicano attraverso un’altra frequenza”.
Olita Vaccaro
Olita è nata sorda con un residuo uditivo minimo. Sia i suoi genitori che i nonni materni erano sordi. È nata in Lettonia ma da più di 20 anni vive in Ticino. Legge il labiale e parla la lingua dei segni in italiano. La nostra chiacchierata viene tradotta da Tiziana Rimoldi. Da qualche parte ho letto che le persone sorde sentono con la voce del cuore. “Sì, è vero, abbiamo un altro tipo di sentire. Oltre al cuore, sentiamo con tutto il corpo che ci fa da cassa di risonanza, sentiamo attraverso le
vibrazioni, le emozioni. Ovvio, è un modo diverso di sentire ma ci sono delle onde che entrano nel nostro essere”.
Olita non sente è vero, ma nella vita ha sempre cercato di rimanere comunque in collegamento con chi le capitava davanti. “Per me è fondamentale relazionarmi con le persone, quindi essere sorda per me non è un limite”.
La voce del cuore io l’ho sentita. Non ho avuto bisogno d’altro se non di mettermi sulla frequenza dell’ascolto, quell’ascolto che va oltre ogni pregiudizio.