laRegione

Pietro Vaccaro

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Gli indiani Sioux avevano un proverbio molto saggio: “Prima di giudicare una persona

cammina tre lune nelle sue scarpe”. Sì, perché è facile giudicare, comprender­e è già più difficile e bisogna mettersi al pari dell’altro/a per essere empatici. La diversità può spaventare, a volte può creare distanza, imbarazzo. Ma se si supera la paura ci si può connettere con chiunque. Anche se questo chiunque ha uno tra gli organi di senso “disattivat­i”. “I miei genitori erano udenti e quando sono nato erano molto preoccupat­i per la mia sordità. Ho frequentat­o per dieci anni una classe di bambini udenti ma, non trovandomi bene, ho continuato gli studi in un istituto per sordi, finendo la formazione nel 1970”. Pietro lascia la sua Calabria per trasferirs­i a Torino – da solo – e continuare gli studi, ottenendo il diploma di meccanico. “Ero curioso di scoprire la Svizzera, dissi a mio padre che sarei stato un mese in Ticino in vacanza ma… eccomi ancora qui. All’inizio non fu semplice trovare lavoro a causa della mia sordità, ma non fu difficile dimostrare la mia voglia di fare e le mie competenze. Fui accolto a braccia aperte, nonostante i loro tentenname­nti iniziali”. All’epoca Pietro lavorava a Biasca, cambiando qui e là sede di lavoro sino a che la ditta si trasferì negli Stati Uniti: “Mi proposero di seguirli in Texas, ma non me la sentivo di andare così lontano”.

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