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Addio a Graham Vick, ‘rendeva attuale l’opera’

- Di Bianca Maria Manfredi / Ansa

“Non c’è bisogno di essere istruiti per essere toccati, commossi ed eccitati dall’opera”: in questa frase, detta ritirando un premio della Royal Philharmon­ic Society nel 2016, c’è tutta l’essenza del lavoro di Graham Vick, il regista inglese deceduto a Londra per complicazi­oni dovute al Covid. Nato nel 1953 a Birkenhead presso Liverpool, avrebbe compiuto 68 anni il prossimo 30 dicembre. Da qualche tempo aveva problemi di salute tanto che aveva dovuto rinunciare a portare avanti la regia del Ballo in maschera che il prossimo settembre aprirà il Festival Verdi di Parma che gli sarà dedicato. E proprio al teatro Regio di Parma la notizia è stata data dalle persone a lui più vicine, Ron Howell e il suo manager.

Una carriera piena di prestigios­i incarichi Aveva avuto la folgorazio­ne per il teatro a cinque anni, vedendo una produzione di Peter Pan a Liverpool, ma è firmando la regia di una produzione di Savitri di Gustav Holst per la Scottish Opera che si è fatto notare. In quegli anni ha fondato una piccola compagnia che ha cominciato a portare l’opera in zone impervie della Scozia. Nel 1984 è diventato direttore della Scottish Opera, e negli stessi anni ha diretto un gruppo di 300 disoccupat­i in West Side Story di Leonard Bernstein in un mulino abbandonat­o nello Yorkshire. Nel 1987 ha fondato la Birmingham Opera Company, di cui è sempre rimasto direttore artistico anche quando ha preso la guida di manifestaz­ioni importanti come il Glyndebour­ne Festival, dove è rimasto dal 1992 (anno in cui il suo Falstaff ha inaugurato la Royal Opera House dopo il restauro) e il 2000.

Un lavoro di pioniere e sperimenta­tore il suo, realizzato per dimostrare che l’opera parla a tutti, “basta sperimenta­rla direttamen­te di prima mano, senza filtri”. Nessun filtro fra il pubblico e gli artisti nello Stiffelio realizzato per il Festival Verdi al secentesco teatro Farnese di Parma con i cantanti a muoversi fra il pubblico in piedi. Coraggioso il Macbeth con cui ha inaugurato nel dicembre 1997 la stagione lirica della Scala, con un allestimen­to astratto sovrastato da un enorme cubo rosso. Memorabile il Ring al teatro Massimo di Palermo, la Bohème al Comunale di Bologna (che, replicata in questi giorni, gli è stata dedicata).

Non stupisce quindi la corsa dei maggiori teatri italiani, e non solo, a rendergli omaggio. “Una delle figure più significat­ive della regia contempora­nea, un Maestro capace di rivelare la forza delle partiture che metteva in scena e riscoprire la loro capacità di interrogar­e e commuovere il pubblico” hanno riconosciu­to dalla Scala. Era capace “di portare alla luce le ipocrisie e le incoerenze del nostro vivere sulle note di partiture scritte secoli fa” ha aggiunto Anna Maria Meo, direttore generale del Regio di Parma e del Festival Verdi.

A lui sarà dedicato anche il Rossini Opera Festival, un “grazie” gli ha scritto l’Opera di Roma. “Uno dei maggiori registi del teatro lirico al mondo, visionario, geniale, uno sperimenta­tore” lo ha ricordato il sovrintend­ente del Maggio Fiorentino Alexander Pereira. “Un vuoto boato di tristezza ci ha assalito tutti” twitta il Teatro La Fenice. “Sir Graham Vick. Grazie” fa eco l’Opera di Roma. “Siamo devastati” hanno scritto dalla sua Birmingham Opera Company chiedendo “di rispettare la privacy del suo partner e dei suoi cari”.

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