Come fermare il razzismo?
La xenofobia è una vera e propria paura di ciò che è diverso, strano o non conosciuto. Gli sbagli e le ipocrisie di una società chiusa. Troppe volte questa paura sfocia in vere e proprie forme di razzismo e discriminazione né verso coloro che non rientrano nello stereotipo della “normalità” (ma alla fine, che cosa è che è normale?). Si dovrebbe riflettere sul fatto che, anche in noi che ci consideriamo aperti e tolleranti, a volte, si può riscontrare un sentimento di stupore o di paura verso lo sconosciuto. Si crede di pensare con la propria testa ma, purtroppo, non è cosi. Tutto ciò in cui crediamo, ciò che percepiamo è condizionato dal modo, dal luogo e nel tempo in cui si vive. Pregiudizi e stereotipi sono legati al processo di formazione dell’identità personale e sono collegati alla identità sociale che si forma con il processo di socializzazione. Alcuni dei tanti casi presenti nella società contemporanea sono costituiti dai caratteri nazionali attribuiti a individui e gruppi sulla base di scarse e imprecise informazioni, senza approfondimenti e razionalizzazione sulle caratteristiche di un popolo. Il razzismo, sulla base di una manipolazione scientifica e culturale, si basa sull’esaltazione delle differenze biologiche come il colore della pelle, la forma e l’odore del corpo, i modi di atteggiarsi e di abbigliarsi, sulla convinzione che i soggetti in questione appartengano a razze inferiori. Il razzismo, nelle sue forme più mascherate, si basa sulla necessità di difendere la propria identità, la propria cultura e i propri beni, sulla tendenza a dividere la società in “noi” e “loro”, in buoni e cattivi, in amici e nemici. In questi casi siamo di fronte a una forma di autoinganno, nel senso che bisogna “ingannare” sé stessi per credere alla propria superiorità razziale e culturale, per assimilare idee razziste attraverso la formazione ricevuta in famiglia, il gruppo dei pari, la cultura della comunità d’appartenenza, l’influsso dei mass media. Vi è poi un razzismo culturale, che nasce dalla volontà di difendere il proprio sistema di vita e la propria cultura, dalla denigrazione o dal rifiuto dei valori e della cultura degli altri; ad esso si collega il razzismo eversivo, che si manifesta attraverso un sentimento di ostilità verso i diversi, per cui si cerca di evitare ogni contatto con le minoranze. Per nutrire la propria cultura e per alimentare lo sviluppo sarebbe invece utile un contatto con culture diverse basato sulla curiosità intellettuale e sul desiderio di confronto. La sociologia ha rilevato che i rapporti sociali tra lo straniero e membri della società di accoglienza sono caratterizzati in primo luogo dall’ambivalenza: la società emargina lo straniero ma nello stesso tempo ne ha bisogno per alimentare la propria economia, per assolvere quei compiti che gli autoctoni rifiutano o non possono svolgere, occupando posti che altrimenti sarebbero liberi. La discriminazione e il razzismo sono il cancro dell’umanità e come tali andranno eliminati, a causa di un mondo che cambia e che cresce, sempre più aperto a lontani orizzonti.