Nei centri federali violenze episodiche, non sistematiche
Presentate le conclusioni del rapporto Oberholzer
Berna – Nei centri federali d’asilo (Cfa) i diritti fondamentali e umani dei richiedenti sono in linea di massima rispettati. È la conclusione cui è giunto l’ex giudice federale Niklaus Oberholzer, incaricato dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di verificare se i collaboratori dei servizi di sicurezza ricorrano a misure di coercizione sproporzionate. Il rapporto, presentato ieri, è la risposta dell’amministrazione alle accuse, pubblicate in primavera da alcuni media e da organizzazioni non governative, secondo cui nei Cfa si fa un ricorso eccessivo e sistematico alla violenza da parte degli agenti di sicurezza. In «un’indagine amministrativa, non penale», l’ex giudice federale ha esaminato sette casi in cui si sospettava un uso sproporzionato della forza. Stando all’ex magistrato, nei Cfa non avvengono violazioni sistematiche dei diritti dei richiedenti asilo, né sussistono pregiudizi nei loro confronti da parte degli agenti di sicurezza. «In linea di massima, il sistema funziona». Per Mario Gattiker, capo della Sem, le accuse «di tortura sono ingiustificate e false».
Per quanto attiene agli episodi problematici verificatisi nei Cfa, 14 dipendenti di società di sicurezza sono stati sospesi dopo che sette casi di maltrattamenti sono stati resi pubblici: non lavoreranno più nei centri federali di asilo. Vari collaboratori della Sem sono stati anche trasferiti ad altre posizioni. In sei dei sette casi esaminati è stata aperta un’inchiesta penale. In tre casi, nel corso di una situazione conflittuale, il personale di sicurezza privato ha reagito in modo sproporzionato e, forse, anche illegale. Questi episodi sono oggetto di un’indagine indipendente. In altri tre casi, l’impiego di metodi coercitivi è stato proporzionato e giustificato in riposta all’atteggiamento violento di un richiedente asilo. Nell’ultimo caso esaminato sussistono invece dubbi sull’adeguatezza della risposta data a una situazione conflittuale.
Per l’ex giudice federale, l’impiego di società di sicurezza private andrebbe sottoposto a un’analisi critica. La Sem ha già approntato misure correttive. Oberholzer raccomanda tra le altre cose alla Segreteria maggiori controlli e una migliore formazione del personale addetto alla sicurezza e di piazzare il proprio personale formato dalla polizia nelle posizioni chiave in questo settore.
Amnesty International, l’organizzazione che aveva segnalato questo problema in primavera, ha accolto con favore il rapporto, ma sostiene che si possano adottare misure più ambiziose. “Quello che manca è un meccanismo operativo e una protezione efficace per gli informatori che denunciano gli abusi nei centri”, sottolinea la Ong. L’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati (Osar) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sostengono la creazione di un tale meccanismo.