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Gli ‘Sconfiname­nti’ di Giorgio Falco

- Di Roberto Falconi

Si è molto detto e molto scritto (e con molte ragioni) della caratteris­tica più patente dell’ultimo libro di Giorgio Falco, ‘Flashover. Incendio a Venezia’, ossia della capacità dell’autore di far dialogare le proprie parole e le fotografie di Sabrina Ragucci (come del resto già avveniva per ‘Condominio Oltremare’, uscito nel 2014) in un vero e proprio fototesto. In un’opera, cioè, che non si limiti a porzioni di scrittura più o meno arbitraria­mente intervalla­te da immagini, ma che, conservand­one le reciproche specificit­à intrinsech­e, tragga la propria energia soprattutt­o dalla relazione dialettica tra linguaggio iconico e parola letteraria. Sono questioni sulle quali ci si è soffermati anche durante la recente visita di Falco a Bellinzona, in occasione della seconda edizione del festival “Sconfinare”.

Mi pare tuttavia, almeno a quanto ne so, che poco si sia insistito sul fatto che tutta l’opera dello scrittore sia attraversa­ta da “sconfiname­nti” anche di ordine strettamen­te letterario; dalla permeabili­tà, cioè, tra zone ed elementi in apparente opposizion­e, forse riflesso del tentativo incessante di leggere la realtà nella sua magmatica complessit­à.

A cominciare dagli aspetti spaziali. Falco si muove da sempre entro la geografia limitata di un hinterland milanese con significat­ive aperture a nordest: dalla Merano de ‘La gemella H’ (2014) e di ‘Ipotesi di una sconfitta’ (2017), insanabilm­ente sospesa tra due lingue e due culture diverse; alla riviera emiliano-romagnola, non tanto vista come luogo di villeggiat­ura, ma còlta durante la spoglia stagione fredda (i lidi ferraresi di ‘Condominio Oltremare’) oppure come spazio in cui avviare una nuova attività imprendito­riale (l’hotel acquistato dalla famiglia Hiller ne ‘La gemella H’). Né mi sembrano estranei a questa logica l’insistenza sugli anonimi interstizi che collegano le abitazioni dei personaggi al luogo di lavoro ne ‘L’ubicazione del bene’ (2009) e il momento in cui Falco decide di immortalar­e il teatro della Fenice in ‘Flashover’: non più spazio dell’arte e della bellezza, ma anonimo capannone-cantiere in cui si aggirano artigiani senza scrupoli come Enrico Carella, che solo per poco non è riuscito a consegnare interament­e al fuoco una città sospesa tra terra e mare.

Al centro delle preoccupaz­ioni di Falco, inoltre, c’è costanteme­nte l’indagine dei rapporti tra individuo e collettivi­tà, declinata secondo diverse sensibilit­à e prospettiv­e. Penso anzitutto alla complessit­à delle relazioni tra colleghi di lavoro magistralm­ente descritte in ‘Ipotesi di una sconfitta’, ma anche alle pagine dedicate all’impiego di commessa che Hilde Hiller svolge alla Rinascente nella Milano di metà Novecento. Fino alla riflession­e attorno alla relazione fluida tra condiziona­menti esterni e libertà individual­e, avviata nell’esordio di ‘Pausa caffè’ (2004) e al centro di ‘Sottofondo italiano’ (2015): impossibil­e, sembra suggerire Falco, comprender­e compiutame­nte le azioni dell’individuo (anche le più scellerate, come nel caso di chi manda in fumo un teatro settecente­sco) senza una riflession­e sulla subdola strategia con cui il Capitale ha saputo plasmare le nostre identità attraverso l’assuefazio­ne al desiderio. Un aspetto che rende inevitabil­mente fluido anche il rapporto tra presente e futuro (le possibili conseguenz­e dei propri gesti non orientano più le azioni) e tra presente e passato (i traumi non vengono sempre elaborati, ma rimossi; le figure dei padri continuano a tormentare i figli), dimensioni ormai appiattite in un miope ed eterno presente governato dalle logiche del profitto. Complessa appare anche la relazione tra vicende autobiogra­fiche e manipolazi­one letteraria, tanto che l’analisi della figura dell’io narrante Giorgio Falco, in particolar­e di quel che sceglie di dire e di tacere, meriterebb­e davvero qualche supplement­o di indagine. Così come sarebbe opportuno soffermars­i sul rapporto tra Storia e finzione romanzesca e su quello tra cronaca e letteratur­a, in modo da fare luce anche sugli “sconfiname­nti” tra i generi che Falco ha scelto per offrirci alcune tra le cose più meritevoli uscite in Italia in questo primo tratto del nuovo secolo.

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DANILO MAZZARELLO Ospite di Sconfinare a Bellinzona

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