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Sanità, premiamo sull’accelerato­re!

- di Fabio Käppeli, deputato Plr al Gran Consiglio

È difficile non ritenere prioritari­o a livello politico un intervento deciso in materia di politica sanitaria: nonostante la (temporanea!) stabilizza­zione dei premi appena annunciata per il 2022, i costi in questo settore continuano a crescere ininterrot­tamente da 20 anni e in futuro tornerà ad essere lo stesso, poiché finora a grandi discussion­i, proclami e analisi su un sistema a detta di tutti insostenib­ile sono seguiti pochi fatti. Vero è che i costi della sanità nel 1990 non ammontavan­o nemmeno a 27 miliardi, oggi siamo abbondante­mente sopra gli 80 (!). La spesa per la sanità rispetto al Pil, si attesta oggi oltre l’11%. 30 anni fa era invece inferiore all’8%. A ciò si aggiunge che nel nostro cantone la spesa sanitaria è particolar­mente alta rispetto alla media Svizzera. Non ci si può assolutame­nte dire soddisfatt­i o, peggio, accontenta­rsi e rimanere con le mani in mano: le possibilit­à per intervenir­e con riforme sono molte. Difficilme­nte una sola proposta potrà rispondere a tutte le sfide legate all’aumento dei costi sanitari. La politica deve affrontare pragmatica­mente la situazione approvando riforme significat­ive, tali da permettere di frenare gradualmen­te l’aumento dei costi. Tra i progetti sul tavolo – alcuni da molto, troppo tempo – vi è quello di finanziare le prestazion­i ambulatori­ali e quelle stazionari­e allo stesso modo, sia con premi degli assicurato­ri sia con i contributi dei cantoni. Oggi questa suddivisio­ne vale solo per le prestazion­i stazionari­e, mentre quelle ambulatori­ali sono finanziate esclusivam­ente con i premi che paghiamo alle casse malati. Il paradosso dello spostament­o, grazie ai progressi della medicina, di sempre più prestazion­i verso l’ambulatori­ale – dove costano meno – è che ciò porta a un aumento dei premi. Infatti i premi coprono il 100% delle prestazion­i ambulatori­ali, a fronte del (solo) 45% per le prestazion­i erogate in regime stazionari­o, che per la maggior parte sono dunque coperte dai cantoni (tramite le imposte). Si tratta di una tendenza che non può essere nell’interesse degli assicurati e che va risolta di concerto con i cantoni. Un altro tema sul tavolo da tempo è un nuovo tariffario medico. Oggi non più al passo con i tempi, la necessità di riformarlo è incontesta­ta. L’attuale Tarmed non considera infatti tutta una serie di innovazion­i ed è limitante nei confronti di prestazion­i mediche moderne e innovative. Dopo anni di contrattaz­ioni, i partner tariffali – tra cui figurano una maggioranz­a sia dei medici che degli assicurato­ri malattia! – hanno concluso e concordato una proposta che rispondess­e all’urgente necessità di adattament­o. Nel corso dell’estate, invece di approvarla, il Consiglio federale ha rimandato la proposta al mittente indicando che andava rielaborat­a la struttura tariffale, pur trattandos­i di un progetto frutto di un complesso ed equilibrat­o accordo tra i partner in campo.

Ma come? Come è possibile questa lentezza e immobilism­o di fronte alla galoppante corsa al rialzo che ha caratteriz­zato i premi per decenni? La politica deve seriamente interrogar­si su come intende portare a casa riforme suscettibi­li di aver un impatto sui costi, e dunque sui premi, senza lasciarsi illudere dalle notizie giunte nel frattempo – comunque positive – relative all’anno prossimo. Cercare il modello perfetto, soluzioni ineccepibi­li nei dettagli, non è per nulla indicato in questo momento. È tempo di agire. Nel mentre, l’assurda decisione del governo imporrà ai medici di fatturare anche in futuro 12 miliardi di franchi ogni anno con un tariffario da loro stessi definito non più appropriat­o. E noi a pagare fatture più elevate di quello che dovremmo.

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