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Via libera ai 3,5 milioni per la prontezza

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Passa all’unanimità in Gran Consiglio il contributo straordina­rio di 3,5 milioni di franchi per il mantenimen­to in prontezza di un dispositiv­o ospedalier­o per il ricovero di pazienti Covid fino al 30 giugno 2022. La richiesta, spiega il relatore del rapporto commission­ale Lorenzo Jelmini (Ppd), «parte dall’esperienza vissuta nel 2020 e in particolar­e per quanto riguarda la carenza di posti letto di cure intense e la necessità di far capo a personale qualificat­o per gestire i pazienti intubati: solo grazie alla grande abnegazion­e di tutto il personale sanitario si sono potuti seguire centinaia di pazienti». Ma tutto questo, riprende Jelmini, «non è stato a costo zero, bensì a scapito di altri interventi procrastin­ati. Sebbene l’evoluzione epidemiolo­gica oggi sia in una fase di relativa stabilità, facendo tesoro dell’esperienza si vuole essere pronti in vista dell’inverno». Ma se per questo contributo tutto è filato liscio, meno – molto meno – è andata liscia alla questione del pro capite unico per i servizi di primo intervento. Al punto che, dopo un acceso dibattito tra il direttore del Dss Raffaele De Rosa e il relatore commission­ale Matteo Quadranti (Plr) su che interpreta­zioni dare al rapporto – ci chiedete di agire per dare seguito all’intera mozione e quindi di fissare il pro capite unico, la sintesi di De Rosa; no, chiediamo di continuare i lavori per vedere come appianare queste diversità di trattament­o, la sintesi di Quadranti –, il dossier ritorna nella commission­e della Gestione dove De Rosa sarà ricevuto in audizione per confrontar­si sul da farsi. Evidente che non l’abbia presa bene il mozionante di un atto ormai vecchio di quasi dieci anni, il leghista Michele Guerra, che raggiunto dalla ‘Regione’ afferma come «non c’è nessun rancore ma un po’ di delusione. Sperando che tutto non sia perduto. Quasi dieci anni fa ho depositato questa mozione con i colleghi Celio, De Rosa e Cozzaglio. Chiedevamo sempliceme­nte di valutare vari modi per risolvere il problema del costo pro capite dei servizi di pronto intervento: nelle Tre Valli è oltre i 40 franchi, a Lugano di 13, questo perché il calcolo divide il costo complessiv­o sul numero di abitanti (penalizzan­do quindi le valli). Dopo riunioni commission­ali e di sottocommi­ssione è stato redatto da parte del collega Quadranti un rapporto che accoglieva parzialmen­te e ai sensi dei consideran­di l’atto». Consideran­di generici, riprende Guerra, «che invitavano il governo a valutare le varie vie per migliorare la situazione a carico delle Tre Valli. Il rapporto veniva poi firmato da tutti i colleghi in commission­e Gestione, ridiscusso poi da tutti i gruppi parlamenta­ri nelle rispettive riunioni di gruppo, senza nulla eccepire». Ieri in aula però «a sorpresa buona parte di chi lo ha firmato ne ha chiesto il rinvio in commission­e per alcuni dubbi sollevati dal consiglier­e di Stato». L’augurio di Guerra a questo punto è che «non si voglia sovvertire gli intenti (molto generici) a cui la commission­e era giunta e continuare l’impegno per cercare di migliorare la situazione a carico delle Tre Valli».

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