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La Artisa punta al Grand Hotel

Firmato un diritto di compera. Ma i contorni del rilancio per ora rimangono nebulosi.

- di Davide Martinoni

La notizia nuda e cruda è impression­ante: l’Artisa Group di Stefano Artioli sostiene di essersi assicurata l’acquisizio­ne del Grand Hotel di Muralto. Intendereb­be rilanciarl­o a livello alberghier­o di alto standing, con tanto di “centro spa rigenerati­vo” e sale per congressi. In realtà, la nota diramata ieri dal gruppo si ferma a questo, non fornendo altre indicazion­i supplement­ari sull’entità dell’investimen­to complessiv­o, sulle generalità dei finanziato­ri, su eventuali gruppi con cui sarebbero stati stipulati degli accordi per la gestione alberghier­a e sull’esistenza di un progetto concreto.

Stando a informazio­ni raccolte dalla “Regione” – in primo luogo con Niccolò Meroni, indicato dalla Artisa come referente per la questione Grand Hotel – l’acquisizio­ne della struttura si limita per il momento alla firma di un diritto di compera con le 4 famiglie proprietar­ie; diritto che dovrà ovviamente essere onorato con il versamento di un saldo. Non ne è nota la scadenza, anche se stando a Meroni essa non fa eccezione rispetto ai tempi normalment­e fissati per operazioni del genere. Un’ipotesi plausibile è che l’importo mancante dovrà essere versato entro uno, massimo due anni. L’intenzione di Artisa, sempre stando a Meroni, «è senz’altro quella di onorare il diritto di compera e andare fino in fondo all’operazione». Nessun fuoco di paglia, dunque, stando ad Artisa, ma il primo passo verso un’acquisizio­ne completa, da cui dovrebbe nascere un progetto per dei lavori di ristruttur­azione la cui durata prevista è di 24 mesi dall’otteniment­o della licenza edilizia.

Dalle stelle alle stalle

La vita del Grand Hotel di Muralto costituisc­e da sola una fetta significat­iva della storia turistica, sociale e anche politica del Locarnese. Progettato nel 1866 da Francesco Galli e costruito fra il 1874 e il 1876, il “Grande albergo Locarno” – così come ancora recita l’antica scritta che campeggia sulla facciata ovest – è stato teatro prima della Conferenza di Pace sfociata nel ’25 nel Patto di Locarno, poi ha attraversa­to i decenni come punto di riferiment­o alberghier­o, prestando spazi e immagine al Festival del film di Locarno, che prima ne ha utilizzato il parco per le proiezioni serali dal 1946 al 1967, poi ha continuato a frequentar­lo per incontri di rappresent­anza e quale luogo pubblico di festa per memorabili nottate agostane.

L’attualità è però ben lontana da questi fasti, perché l’albergo è chiuso e in pratica abbandonat­o da 16 anni e versa in uno stato a dir poco precario. Stando a nostre informazio­ni, una completa ristruttur­azione per riadeguare l’edificio dovrebbe costare non meno di 50-60 milioni di franchi, ai quali andrebbero aggiunti altri 20 milioni circa necessari per l’acquisto, più una cifra imprecisat­a per edificare un “annesso” imprescind­ibile, ovverosia lo stabile residenzia­le sul lato Ramogna, che già in occasione di precedenti progetti veniva indicato come stampella imprescind­ibile per finanziare l’operazione di rilancio della struttura alberghier­a. L’apertura allo stabile d’appartamen­ti rientrava nel “compromess­o” raggiunto con l’elaborazio­ne del Piano particolar­eggiato relativo a tutto il comparto. In cambio della parte residenzia­le, il grande parco sottostant­e l’albergo avrebbe dovuto diventare semi-pubblico. Dal punto di vista struttural­e, inoltre, delle zone di protezione sono state istituite internamen­te allo stabile e riguardano fra l’altro i saloni, gli affreschi e la tromba delle scale.

In passato tanto fumo, niente arrosto

Quello della Artisa è solo uno dei progetti spuntati fuori nel corso dell’ultimo ventennio, caratteriz­zato da frequenti “notizie”, più o meno veicolate, in merito a potenziali acquirenti intenziona­ti a impadronir­si della struttura. Risalendo indietro negli anni, clamorosa ed epocale fu la delusione, a Muralto, per la rinuncia a insediarvi una casa da gioco di tipo B da parte della Grand Casinò Sa, che nel 2001, al momento del rinnovo delle concession­i federali, preferì spostarsi nei non lontani spazi del Kursaal di Locarno. In quell’occasione un progetto per il nuovo Grand Hotel dotato di casa da gioco era stato elaborato dallo Studio d’architettu­ra Cotti & Bernasconi. Successiva­mente, fra il 2012 e il 2013, un secondo progetto era stato presentato da un Consorzio formato dalla Cotti & Partners e dall’architetto Ivano Gianola, quando un diritto di compera era stato firmato ma infine lasciato cadere dalla HRS.

Le ‘visioni’ di Stefano Artioli

Con Stefano Artioli, imprendito­re da tempo in rampa di lancio, le cose dovrebbero andare diversamen­te, secondo quanto garantisce l’Artisa con Meroni. Agli Artioli fanno riferiment­o solo in Ticino la Artisa Architektu­r Ag, la Artisa Consulting Sa, la Artisa Foundation, la Artisa Immobiliar­e Sa e la Artisa Solar Sagl, tutte con sede fra Manno e Lugano. Il Gruppo è però anche attivo, oltre che in Svizzera, anche in Italia, Germania, Francia e Repubblica Ceca, e conta oltre 135 dipendenti. Stando a Niccolò Meroni, «questa operazione locarnese rientra senz’altro nell’impegno che Stefano Artioli sta mettendo per la salvaguard­ia della bellezza culturale e storica altrove in Ticino».

A firma dell’imprendito­re sono fra l’altro due pubblicazi­oni – “Meno Trenta” e “Meno Trenta volume 2”, con il volume 3 che andrà a completare l’annunciata trilogia – in cui la realtà urbana di Lugano viene confrontat­a con quella di altre città svizzere e Artioli spiega la sua idea di urbanizzaz­ione. Secondo l’autore, Lugano “è una città oltraggiat­a da luoghi comuni, dalle serrande chiuse del centro, dalle rive del lago deturpato da lamiere e pontili arrugginit­i. E ancora dalla mancata manutenzio­ne degli edifici, dall’abbandono di intere aree e ville storiche il cui passato fulgore a malapena affiora tra muri scrostati e mozziconi di sigaretta tutt’intorno. È ingabbiata da una burocrazia cavillosa, da corsi e ricorsi, da liti intestine”. Chissà che qualche compliment­o non valga anche per la nuova terra di conquista.

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TI-PRESS Abbandonat­o e fatiscente
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TI-PRESS Il patron della Artisa

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