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Istituto Leventines­e per anziani: non solo critiche

- Rossano Solèr, direttore sanitario Istituto Leventines­e per anziani

Mi permetto d’intervenir­e sui recenti articoli di stampa concernent­i presunti disservizi all’interno dell’Istituto Leventines­e per anziani. Premetto che non sono mai stato coinvolto nella problemati­ca in quanto sono dipendente dell’Istituto al 5% e mi occupo di problemati­che sanitarie e non gestionali.

Sono venuto a conoscenza della lettera anonima di alcuni dipendenti solo dalla stampa. Dalla stampa emerge che la critica è prevalente­mente indirizzat­a a delle precise figure, in particolar­e al coordinato­re delle cure, alla responsabi­le della qualità e ai coordinato­ri di reparto, che sono comunque gli interlocut­ori con i quali ho spesso a che fare nella mia attività. Non ho nessuna competenza per giudicare il loro lavoro dal punto di vista gestionale, ma posso sicurament­e affermare che dal punto di vista tecnico sanitario soprattutt­o nella gestione dell’emergenza pandemica hanno lavorato in modo eccellente.

Le figure profession­ali “sotto tiro” sono state in prima linea e hanno svolto egregiamen­te il loro operato. È ben possibile che qualche problema nell’organizzaz­ione del lavoro possa esserci anche stato, ma abbiamo vissuto (e lo stiamo vivendo tuttora anche se in tono minore) una situazione eccezional­e che necessita grandi capacità di adattament­o ai continui cambiament­i. Da ultimo mi permetto di esprimere il mio disappunto sul tono velatament­e xenofobo della lettera anonima quando viene indicato che nessun collaborat­ore ticinese è stato scelto per le mansioni di rilievo. Senza il prezioso supporto di collaborat­ori stranieri nelle cure l’istituto Leventines­e per anziani e anche l’ospedale di Faido sarebbero già chiusi.

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