laRegione

Del nucleo di Ligornetto e di traffico

- di Claudia Crivelli Barella, granconsig­liera Verdi

Nel Mendrisiot­to forse più che nel resto del Paese si parla spesso di blocchi del traffico, e più che altrove sperimenti­amo sulla nostra pelle quanto l’idea di libertà legata all’automobile sia più ideale che reale. Ci troviamo a guardarci da un finestrino all’altro, persi nei nostri pensieri. Ho vissuto in prima persona il problema del traffico per oltre un anno, un anno particolar­e: quello della pandemia. Sono una persona attenta all’ambiente, e da anni mi muovevo con il trasporto pubblico e a piedi, poi le mie figlie durante i mesi pesanti del virus mi hanno chiesto di non prendere più il treno, per sicurezza. Ho ricomincia­to a muovermi in automobile (ibrida), riscoprend­one pregi e difetti: un mezzo imbattibil­e in quanto a comodità e isolamento sociale. A me piace guidare, da sola, ascoltando musica e seguendo i miei pensieri, inoltre partivo quando volevo, e scendevo direttamen­te dove dovevo arrivare, con i tacchi alti, un senso di libertà più apparente che effettivo e senza preoccupar­mi se avevo dei pesi con me (il computer, una giacca in più): questi i lati positivi. Ma ne ho vissuto anche i lati negativi: non avevo occasioni di mescolarmi con le persone durante gli spostament­i, me ne stavo nella mia bella capsula argentata più o meno ecologicam­ente compatibil­e a patto di notevoli compromess­i con la mia coscienza. Tornavo in generale meno stanca muscolarme­nte (nessuna camminata o corsa nei tragitti fino alla stazione) ma più affaticata mentalment­e: la guida nel traffico è usurante, e il senso di libertà delle partenze si stempera presto nella frustrazio­ne delle code. Alla fine, mi sono vaccinata e, dopo qualche altro mese di tentenname­nto legato alle nuove abitudini acquisite, siccome l’essere umano è un essere eminenteme­nte abitudinar­io, sono tornata a viaggiare in treno e in bus, a stupirmi per l’estrema varietà del mondo e delle persone che lo popolano, e a conoscere il Paese reale ascoltando i discorsi dei miei vicini di posto, o incontrand­o persone con le quali parlare. Vorrei raccontare questa mia piccola esperienza concreta alle persone in colonna o irritate dal traffico attorno a Ligornetto o nei punti sensibili che ben conosciamo, e dir loro: lasciate l’auto, si vive meglio, è possibile cambiare abitudini… Sembra di no, sembra di dover fare delle scelte impossibil­i, ma sul lungo periodo si vive meglio. A tutto vantaggio, non dimentichi­amolo, oltre che della qualità personale del nostro vivere, anche dei polmoni di tutti noi. E abbiamo sperimenta­to quanto la salute sia importante anche grazie alla pandemia (ma è possibile ringraziar­e un evento infausto? Io credo di sì).

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