Lavoro e sorrisi, così Petra mira ai Giochi
Mauro Pini e i primi mesi da allenatore di Vlhova: ‘Priorità a slalom e gigante, la Coppa generale non è un obiettivo’
Mauro Pini è tornato ‘a casa’. Il ticinese ha rindossato la giacca da allenatore che da sempre sente sua e, raggiunto al telefono in Val Senales, ci racconta i primi mesi a fianco di Petra Vlhova. La preparazione sulla neve si è svolta soprattutto sullo Stelvio, in settembre a Saas Fee e in ottobre Hintertux e Sölden. Sul ghiacciaio austriaco, dove nel weekend prende avvio la stagione con un gigante maschile e uno femminile, si è potuta svolgere una sorta di prova generale. «Il fondo era in buone condizioni e la preparazione della pista era avanzata. Gli organizzatori hanno dunque concesso tre giorni di allenamento sul tracciato di gara, di cui hanno approfittato tutti gli atleti e atlete».
Come è andato l’avvicinamento al tuo ritorno in Coppa del Mondo, in veste di coach non di un’atleta ‘chiunque’, bensì della vincitrice della Coppa generale?
Ti dirò: è stato tutto molto naturale. Del resto è dal 1985, che faccio l’allenatore; per me è stato quasi più strano l’altro lavoro (direttore degli impianti di Airolo Pesciüm, ndr), che non rientrare come coach. Questo è il mio mestiere, è la mia passione. Dopo aver dovuto ritrovare un po’ i ritmi all’inizio, è stato un processo tranquillo e con tanti sorrisi.
Cos’hai portato di tuo, all’interno di un team fresco vincitore del trofeo più ambito?
Probabilmente starebbe agli altri dirlo. Dal mio punto di vista, ritengo di avere portato la mia visione e la mia tranquillità. Oltre che la mia esperienza; ciò che non è da poco, per un’atleta di questo calibro. Nel senso che so come muovermi, ho tutti i contatti necessari e la competenza maturata in parecchi anni, essenziale per riuscire a gestire in maniera, per così dire, pacata ed equilibrata anche i giorni più complicati.
Che tipo di atleta hai trovato?
All’inizio, qualche interrogativo me l’ero posto: “Come sarà Petra?”, mi ero chiesto. E come riuscirà a filtrare l’enorme risultato, che è la conquista del grande globo di cristallo? Un trofeo, oltretutto, ottenuto dopo cinque anni veramente tosti; in cui lei e il suo entourage hanno lavorato tantissimo, andando vicino, se non oltre, al limite. La prima risposta che ho ricevuto, è però stata immediatamente molto confortante. Ho trovato una Petra concentrata, motivata e convinta. Di recente ha sottoscritto dei nuovi contratti con alcuni sponsor, della durata di cinque anni: ciò significa che è ancora ben lontana dal pensare di aver terminato la carriera.
Hai dunque avvertito nella campionessa slovacca il fatto che, per lei, la vittoria nella generale non è la conclusione di un percorso, né un punto di arrivo?
Proprio così. Anzi: c’è ancora tanto spazio e parecchio da vincere.
Cosa intendi con ‘c’è spazio’?
Voglio dire che Petra ha ancora margini di miglioramento sia tecnicamente che fisicamente e, di conseguenza, pure mentalmente. Perché, per finire, tutto passa da lì: dalla testa. Per lei esiste quindi un ampio ventaglio di possibilità cui attingere, per poter mirare ancora molto in alto. In quest’ottica, punteremo maggiormente sulla cura dei dettagli, cercando di farlo con più sorriso sulle labbra. Ciò non significa lavorare meno; bensì farlo con più serenità. È ciò che stiamo attuando all’interno di tutto il team, al fine di modellare una conduzione diversa.
Non avverti, o non si avverte nel team, la pressione di dovere come minimo replicare quanto ottenuto l’anno scorso? Non temi che qualunque risultato che non sia la riconquista della ‘coppona’ sia ritenuto negativo?
Ma è quello il bello! – ride di gusto – Quello è il bello! Battute a parte; è proprio ciò che penso. È una situazione che dà l’adrenalina e la motivazione giuste. È vero che su Petra ci saranno molte aspettative, ma sebbene abbia conquistato la Coppa generale, non ci si può mica aspettare che ora lei vinca tutto. Noi abbiamo deciso di puntare sulle discipline tecniche: in slalom, in cui è tra le due migliori al mondo; e in gigante, prova nella quale ha ancora un gap con le più forti (penso a una Marta Bassino, una Mikaela Shiffrin al suo meglio, una Lara Gut come quella degli ultimi Mondiali). Attualmente Vlhova figura al sesto posto nella disciplina e, in termini cronometrici, dalle migliori ‘paga un pegno’ di quasi un secondo. Un distacco che a questo livello non è facile da chiudere, ma ci stiamo lavorando intensamente. Le prime indicazioni ci fanno capire che stiamo colmando la differenza. Questi segnali saranno utili a Petra, sia per essere ancora più forte in slalom, sia, soprattutto, per rinforzarle l’aspetto mentale, qualora dovessero sorgerle dubbi derivati dalla pressione. Abbiamo effettuato un bellissimo e mirato lavoro sulla condizione fisica; potendo beneficiare, tra l’altro, del Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero, che ci ha messo a disposizione la struttura di cui Petra è rimasta davvero entusiasta.
Non hai citato le discipline di velocità, in cui peraltro Vlhova ha più volte dato prova di destreggiarsi egregiamente. Perché?
Perché discesa e superG non saranno tra le priorità. Il nostro focus, come detto, saranno decisamente le discipline tecniche. Quella che sta per iniziare sarà una stagione olimpica ed è proprio sui Giochi di Pechino che vogliamo puntare. Per quanto riguarda la velocità, non entreremo subito in materia. La “riprenderemo” da Natale in poi, soprattutto in ottica di preparazione delle Olimpiadi, pensando in particolare a combinata e superG. Quest’anno il nostro obiettivo principale è incentrato su un discorso tecnico; vedremo poi nei prossimi anni, se tornare a inseguire la Coppa del Mondo o meno.
Quindi, quello di bissare il trofeo della scorsa stagione, non è davvero un vostro obiettivo o è una sorta di pre tattica?
Assolutamente no, non è un traguardo che ci siamo posti. Proprio perché non faremo tutta la velocità, per concentrarci appieno su slalom e gigante. Abbiamo l’intenzione di mettere in atto tutto il possibile, per preparare al meglio le Olimpiadi. È questo appuntamento il nostro obiettivo principale per la stagione 2021-2022. Appuntamento attorno al quale, peraltro, le incognite sono parecchie: nessun atleta è mai stato sulle piste cinesi di cui si sa perciò poco; se non che è un posto freddo e che là si potrebbe trovare una neve molto particolare, fredda e secca. È quindi probabile che, dopo le gare di Killington, resteremo in Nord America dove le condizioni possono essere simili, proprio per non lasciare nulla al caso.
La decisione di non puntare più chiaramente alla classifica generale, Petra l’ha presa o accolta serenamente?
Sì, sì. Fin da subito è stato chiarissimo che una stagione come quella scorsa, per lei sarebbe stata difficile da accettare. Non avrebbe potuto ricominciare immediatamente una “caccia” sul genere di quella condotta negli anni scorsi.
È arrivata a un punto in cui ha bisogno di scalare una marcia, per provare a fare bene ciò a cui tiene e punta?
Esattamente. Ma, essendo anche annata olimpica, nessuna sciatrice si è sbilanciata dichiarando esplicitamente di voler vincere la classifica generale; sono tutte assai prudenti, in tal senso. A mio avviso, la corsa al grande globo si deciderà dopo le Olimpiadi, da metà-fine febbraio in poi: chi sarà davanti in classifica a quel momento, si potrà giocare il tutto per tutto nell’ultimo mese di competizioni. Per ciò che ci riguarda, certo che se a quel momento saremo ancora lì a sgomitare con le migliori, ovviamente si cercherà di andare fino in fondo. Però non partiamo per nulla mirando a questo traguardo, Prendiamo invece una cosa alla volta: prima le gare di Coppa del Mondo, tappa per tappa, poi le Olimpiadi. Poi, semmai, vedremo.
Chi vedi con le carte migliori per aggiudicarsi il cristallo più prestigioso?
Alcune sciatrici che non si possono non citare come favorite, sono i nomi che siamo abituati a vedere là davanti. A partire da Mikaela Shiffrin (vincitrice tre volte filate nelle stagioni 2016-17, 2017-18 e 2018-19, ndr) che, se è in forma, è capace di vincere in cinque discipline; o Lara Gut (una Coppa nel 2015-16). Con l’adattamento del programma, che finalmente propone il medesimo numero di gare tecniche e veloci – nonostante penso si possa ancora fare meglio, ad esempio sfoltendo il calendario di gare come il parallelo, che complica spostamenti e preparazione – si aprono scenari interessanti anche per atlete come le altre svizzere Michelle Gisin e Corinne Suter (la prima, però, condizionata nella preparazione estiva da una mononucleosi; la seconda uscita malconcia da una brutta caduta in allenamento a Zermatt, salterà l’esordio a Sölden, ndr); e, perché no, le italiane Sofia Goggia e Federica Brignone. Direi che il ventaglio delle papabili è piuttosto aperto.